L’UNICO
SEGNALE POSITIVO
Dal Vietnam al Perù
La battaglia si può ancora vincere Trentuno nazioni hanno ridotto del
25 per cento il numero dei poveri cronici «La comunità internazionale
dovrebbe investire di più in questi territori»
ROMA
La guerra contro la fame nel mondo sarà anche lunga ma ci sono una
trentina di paesi in via di sviluppo che una battaglia l'hanno già
vinta: negli anni Novanta hanno ridotto la percentuale degli affamati
cronici di almeno il 25 per cento. È l’unico segnale di speranza
presente all'interno di un quadro globale piuttosto scoraggiante che la
Fao ha inteso lanciare ieri presentando il Rapporto 2004 sulla
situazione mondiale dell'insicurezza alimentare. Contro il nemico fame
«possiamo fare di meglio e di più»: impariamo la lezione da questi
trenta paesi che hanno dato prova che un progresso rapido è possibile e
costituiscono un esempio del modo in cui può essere raggiunto», ha
sottolineato Hartwig de Haen, vicedirettore generale del dipartimento
economico e sociale della Fao, nella conferenza stampa di presentazione
di questo rapporto giunto ormai alla sua sesta edizione. Angola, Benin,
Brasile, Ciad, Cile, Cina, Repubblica del Congo, Costa Rica, Cuba,
Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Ghana, Giamaica, Guinea, Guyana,
Haiti, Indonesia, Kuwait, Lesotho, Malawi, Mauritania, Mozambico,
Myanmar, Namibia, Nigeria, Perù, Siria, Thailandia, Uruguay e Vietnam.
Ecco l’elenco completo dei trentuno Paesi virtuosi.
A ben vedere, si tratta di Paesi che rappresentano quasi la metà della
popolazione del mondo in via di sviluppo, che con il loro successo
dimostrano che l'obiettivo fissato dieci anni fa dal Vertice Mondiale
dell'Alimentazione di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015
«è ancora possibile».
Hartwig de Haen, ha ricordato che probabilmente «la comunità
internazionale non ha colto in pieno il grande passo avanti
nell’economia che potrebbero ottenere effettuando investimenti per
ridurre i problemi di sottoalimentazione. Molto si sa ora su come
intervenire per limitar eil problema ed è il momento di puntare a
quest’obiettivo. E’ solo un problema di volontà politica e priorità».
A tal fine, la comunità internazionale viene sollecitata dalla Fao ad
adottare un duplice approccio. «È ampiamente provato - è scritto nel
Rapporto - che un progresso rapido possa essere ottenuto attuando una
duplice strategia, che combatta sia le cause che le conseguenze della
povertà e della fame estreme. Il primo approccio comprende interventi
che aumentino le disponibilità di cibo ed i redditi dei poveri
incrementando le loro attività produttive. Il secondo approccio mette
in evidenza programmi mirati che diano alle famiglie più bisognose
l'accesso immediato e diretto all'alimentazione». Ai Paesi intenzionati
a realizzare gli impegni assunti nella lotta alla fame la Fao raccomanda
pertanto l«'adozione di programmi su larga scala che promuovano,
anzitutto, l'agricoltura e lo sviluppo rurale, da cui la maggioranza dei
poveri e degli affamati dipende per la propria sussistenza». «Sarebbe
necessario inoltre - si rileva nel Rapporto - dare priorità ad azioni
che abbiano un impatto immediato sulla sicurezza alimentare di milioni
di persone in stato di vulnerabilità». Un impatto molto positivo hanno
i supermercati e gli ipermercati nel miglioramento delle condizioni di
vita dei piccoli agricoltori - ricorda la Fao. Questo nuovo fenomeno
commerciale apre possibilità di sviluppo che possono essere ben
utilizzate dai Paesi che stanno tentando di valorizzare le aree rurali e
la Fao raccomanda ai governi di adottare «politiche e programmi mirati
pe raiutare i piccoli agricoltori a cogliere le opportunità offerte da
questi nuovi e dinamici mercati».
La situazione resta particolarmente critica nella zona dell’Africa
sub-sahariana dove, pur se in un quadro ancora caratterizzato da una
situazione molto seria, si sono registrati alcuni progressi che lasciano
intravedere per la prima volta dopo oltre dieci anni alcuni segnali di
speranza. La soglia degli affamati cronici in questi Paesi, in media, è
infatti scesa «dal 36 per cento dove aveva gravitato fin dal 1990-92 al
33 per cento».
f. ama. |