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La Stampa - 07 - 02 - 2005

LE HA FATTE INCONTRARE UNA NIPOTE GRAZIE AL SITO DEL MUSEO DELL’OLOCAUSTO
Sorelle e scampate alla Shoah, riunite dopo 61 anni
Ognuna credeva l’altra morta, vivevano in Israele a distanza di un’ora d’auto

TEL AVIV

Grazie a un nuovo sito Internet approntato dal Museo dell'Olocausto Yad va-Shem di Gerusalemme, dove sono facilmente reperibili tre milioni di documenti relativi alle vittime della Shoah, due sorelle ebree che si erano perse di vista nel 1944 in una Budapest infestata di nazisti si sono potute finalmente riabbracciare venerdì vicino a Tel Aviv. Hanna Katz, 78 anni, vive a Kerem Maharal, un ridente villaggio agricolo alle pendici del monte Carmelo (Haifa), mentre la sorella maggiore Clara Bleier risiede a Rishon le-Zion, alla periferia di Tel Aviv. In macchina, appena un'ora di viaggio. Ma da mezzo secolo ciascuna delle due sorelle riteneva che l'altra non fosse sopravvissuta alla Shoah. La famiglia è originaria della Rutenia, un tempo Cecoslovacchia. Negli Anni Quaranta i genitori decisero che era preferibile inviare le sorelle dagli zii a Budapest. Clara avrebbe passato gli anni bui della occupazione nazista in continuo pericolo di vita nel ghetto della capitale magiara, mentre Hanna fu inviata in campi di lavoro forzato. Passata la bufera, Clara - che aveva un bambino - immigrò in Palestina. Per Hanna le peripezie non si erano ancora concluse: dovette trascorrere un periodo di detenzione a Cipro prima di poter raggiungere la costa israeliana. Hanna aveva una vaga idea che la sorella potesse averla preceduta. Ma i mezzi di ricerca erano allora molto primitivi. Erano anni di immigrazione turbinosa, e di registrazione incerta. Spesso i sopravvissuti all'Olocausto si attaccavano a Radio Gerusalemme nella speranza di sentire il nome dei loro congiunti, pure ansiosi di ricongiungersi. Ma un po' alla volta, la speranza di spense. E i ricordi erano fonte continua di dolore: per potersi ricostruire un’esistenza, andavano messi in soffitta una volta per sempre. Giovedì scorso Merav Zamir, una nipote di Hanna, armata del mouse di un computer ha finalmente scardinato la soffitta dei ricordi. «Voglio proprio vedere - si è detta - che documenti esistono a Yad va-Shem circa la mamma di Hanna, Sheina Veis nata Shvimer». Dapprima il computer ha fatto le bizze. Perché i nomi originali scritti con lettere latine sono stati tradotti in ebraico e archiviati. E quando il computer cerca poi di ricostruire i nomi in caratteri latini partendo dall'ebraico, li storpia. Ecco dunque comparire sullo schermo una certa Shaindel Waiss (Veis) nata Shveimer (Shvimer). Merav ha avuto un tuffo al cuore: era la sua bisnonna uccisa ad Auschwitz dai nazisti, oppure un caso di omonimia? Quel questionario era davvero diabolico. Luogo di nascita: Ardanyhaza in un documento, Ardanovo nell'altro. Nome del padre: David (in entrambi). Altro nome di famiglia: Menashe (in entrambi i fogli). Un questionario lo aveva riempito lei stessa, Merav, nel 1999. Ma l'altro questionario relativo alla bisnonna chi lo aveva riempito? Clara Bleier - ha risposto il computer - nel 1993. Dodici anni fa. Ma questa Clara, vive ancora? ha chiesto Merav alla direzione di Yad va-Shem, ricevendo il suo numero di telefono. Giovedì Merav si è precipitata dalla nonna Hanna e l'ha investita con una domanda a bruciapelo: «Cosa mi dai se ti regalo una sorella?». Quando il telefono di Clara ha squillato, la anziana donna ha pensato a uno scherzo di cattivo gusto. «Mia sorella è morta da tempo, a Budapest» ha detto a Merav. Allora la giovane donna le ha parlato della bisnonna Shaindel, della infanzia in Rutenia, di un loro fratello e di una loro sorella realmente scomparsi nell'Olocausto. Clara ha preso tempo: «Va bene, possiamo vederci domenica», ha detto senza scomporsi troppo. Ma per Hanna, 60 anni e altri tre giorni di attesa erano troppi. Abbassato il telefono è salita in macchina con la nipote e dopo un'ora era all'ingresso della casa di Clara. Lei ancora non si fidava, ha aperto appena una fessura. Ma nessuno poteva più contenere Hanna che ha spalancato la porta e si è gettata sulla sorella perduta. «Ci siamo messi tutti a singhiozzare» ha detto poi Merav. E da quel momento la casa dei Bleier è diventata un manicomio. «Tutti - ha aggiunto - volevano toccare con mano le due sorelle: i figli, i nipoti, i bisnipoti». Adesso Hanna e Clara sono impegnate a ricostruire assieme le reciproche vicende familiari. Merav Zamir è già tornata al computer nella speranza di recuperare altri tasselli mancanti della famiglia Veis. O Waiss.

Aldo Baquis

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