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“Provincia
di Asti” – 16/03/40 ASPETTI
DI UN PROBLEMA La
mascolinizzazione Una
piaga di tutti i tempi è la tendenza che ha la donna ad allontanarsi
dalla natura o meglio dal posto che la natura le ha assegnato nel
consorzio vivente. Lo
sciocco luogo comune della sua inferiorità di fronte all’uomo, la
peggiore prevenzione di inibizione di alcune funzioni economiche e
sociali del sesso maschile, rende spesso le donne discoste dalle nobili
mansioni che la divinità ha loro concessa. Ciò
che è più disdicevole è che la tendenza a questo fenomeno, detto con
vocabolo corrente, mascolinizzazione, è spiccata nei ceti sociali
abbienti e colti. Nel
popolo la donna resta qual è ed è più volentieri: sorella, compagna,
madre; non ha grilli per la testa e soprattutto non tiene a mostrare
forze di muscolo in atteggiamenti maschili,
a portare abiti che non sono del suo sesso ed a condurre vita maschile. La
cerebralità nelle donne produce l’effetto di un veleno. Il livello
culturale, fisico e lo spirito agonistico smodato sono causa di
esibizionismo antifemminile. In questo angolo di degenerazione della
sana modernità, abbondano le madri sterili, le metà-vergini che sanno
tutti i godimenti, meno quello di avere dei figlioli, le disertrici
della riproduzione, le protagoniste della “La signora non vuole
bambini”. Il
Fascismo che organizza le massaie rurali, che ha istituito
l’insegnamento della puericultura nelle scuole, che ha organizzazioni
femminili di sviluppo della femminilità, che ha elevato a funzione
statale quella svolta dall’opera “Maternità ed infanzia”, che
protegge e difende le ragazze madri, che contraria il malcostume, che
promuove ed esalta la moda femminile, che ha voluto la religione nella
scuola e combatte con tutte le sue armi questo brutto vezzo di certo
settore borghese di “far come fanno gli uomini” è contrarissimo
alla mascolizzazione. Sviluppi
e faccia orgoglioso uso di femminilità, la donna italiana, resti
lontana dall’acrobatismo muliebre che è alla base dei divorzi e delle
stramberie di altre nazioni… Una donna vestita come al suo sesso
conviene, che non nasconde gli attributi della grazia, che li fa valere
nella ricerca di affetti e di disposizioni a costituire una famiglia, è
quando di più moderno, più fascista e cattolico può desiderarsi. L’educazione
fascista della donna tende: a immettere la fanciulla presto e bene nella
famiglia ove, madre, perpetuerà, ragione di sua vita. Così essa
appartiene al sesso forte per missione morale e terrena, per elevazione
Divina. La
mascolizzazione comprende tutto ciò che comincia col taglio dei capelli
alla foggia maschile e va all’uso del tabacco da parte delle donne,
allo sport esagerato, all’uso ed abuso dell’alcol, allo sforzo di
nascondere le naturali e rigogliose procacità, pur di seguire la moda,
all’emancipazione (?) dalla famiglia, alla corsa per essere eguali
agli uomini, e poi alle conseguenze: avversione alla maternità. Accanto
a questo colpevole fenomeno femminile, sta l’altro maschile: rapporti
sessuale extra legge, uso di espedienti per evitare la paternità,
esperienze in tutta la gamma del godimento egoistico, senza conseguenze,
criminalità che rasenta, il codice con intelligenza perversa, onde
evitarne i rigori, il diffondersi delle malattie sessuali (la sifilide dà
nelle città una mortalità 5 volte superiore che quella nelle
campagne). Tutte le malattie sessuali o quasi portano a sterilità. |