Sempre attorno agli anni 30 il regime crea una nuova figura nuova di operatrice sociale: la visitatrice fascista e ordina alle organizzazioni femminili di farsi carico dell’assistenza. Fanno dei corsi di addestramento, indossano una divisa e sono stipendiate. Una volta diplomate, gestiscono mense peri poveri, circoli di cucito, laboratori di addestramento professionale, colonie estive, uffici di collocamento per donne, fanno visite domiciliari a famiglie segnalate per disagio economico e morale. Questo viene definito sano femminismo da distinguersi dal vano femminismo. Il femminismo storico è disperso.