"Il Lavoro" -
06/12/46
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Le donne e le Elezioni
Amministrative
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Dalla maggior parte dei
comuni che votano entro il sette aprile ci sono pervenuti gli
elenchi dei candidati alle elezioni amministrative. Dobbiamo
però constatare, con vero rincrescimento, che le donne
eccezion fatta per il capoluogo della provincia, non sono per
nulla rappresentare fra i candidati.
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Questa mancanza denota da
parte dei compagni una non giusta valutazione dell'importanza
che possono avere le donne nelle pubbliche amministrazioni e
della massa enorme che esse rappresentano agli effetti delle
elezioni.
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Si dimentica facilmente
l'apporto dato dalle donne nella lotta di liberazione del
nostro paese, i loro sacrifici, le loro eroine e martiri che
hanno valso loro questo primo diritto.
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Quello di votare.
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Sussiste ancora in molti di
noi la vecchia mentalità retrograda che ci fa scettici sulle
capacità di direzione della donna, sia nel campo della
produzione, nella fabbrica, nei lavori agricoli, negli uffici,
ecc. sia nel campo sociale, dell'assistenza, dell'igiene ecc.
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Si ricorre spesse volte al
vecchio ritornello assai caro ai reazionari; la donna deve
stare a casa a fare la calza, la politica non è pane per i
suoi denti, suo unico compito è quello di essere l'angelo
della famiglia, ecc.
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Mentre le doti
organizzative dimostrate in questi ultimi tempi nelle loro
molteplici iniziative dovrebbero farci ragionare diversamente.
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La donna, in seno al
Consiglio comunale, diventerebbe il centro intorno al quale si
polarizzerebbe tutta la massa femminile locale, che porrebbe
così i suoi problemi e farebbe conoscere le sue esigenze.
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Una donna nel Consiglio
comunale rappresenterebbe quei bisogni che solamente le donne
conoscono e possono segnalare.
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D'accordo che non sempre è
facile trovare delle donne idonee ad essere incluse nelle
liste dei candidati; ma molto spesso invece, ciò deriva da
sottovalutazione, e anche diciamolo pure qualche volta dal
timore di rinunciare a qualche nostro candidato in favore di
una donna.
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Se vogliamo che la
democrazia faccia veramente dei passi in avanti bisogna che
incominciamo a ragionare diversamente: fino a che una parte
della popolazione (e la parte più grande) è esclusa dalla
vita pubblica o vi partecipa in misura troppo limitata, non
avremo mai una vera e propria democrazia popolare.
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G. Vogliolo
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