STORIA  TESTIMONIANZE GALLERIA INTRODUZIONE BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA CREDITI

1.  20.000 a.C.-1492: GLI INDIANI PRIMA DEI BIANCHI
2.  1492 - 1640: I PRIMI RAPPORTI TRA BIANCHI E INDIANI  
3.  1640 - 1783: L'OCCUPAZIONE INGLESE
41783 - 1865: GLI STATI UNITI
5.  1865 - 1914: LA CONQUISTA DEL WEST

1.  20.000 a.C.-1492: GLI INDIANI PRIMA DEI BIANCHI

ALIMENTAZIONE DEGLI INDIANI  
 

La dieta dei nativi era composta essenzialmente di prodotti coltivati, integrati nell’alimentazione da piante selvatiche e da selvaggina: essenzialmente cervi e orsi. La pesca aveva un ruolo relativamente marginale, benché praticata sistematicamente. Quest'economia di sussistenza rendeva la popolazione delle diverse etnie della regione indipendenti dal buon raccolto annuale. Le zone coltivate erano limitate alle fertili terre lungo i fiumi, lavorate con attrezzi semplici, ma efficaci. La loro fertilità dipendeva ogni anno (come anticamente nella valle del nilo) dal limo delle inondazioni primaverili. Il miglior suolo dove far crescere il mais erano le terre adiacenti ai fiumi.

Le donne indiane avevano l’onere gravoso e la responsabilità della cura dei piccoli campi. Entrambi i sessi erano però parimenti impegnati nella cura di estensioni comuni di terreno, divise in lotti familiari (un sistema che ricorda l’ayllu degli inca), anche se ognuno lavorava ciascun lotto assieme agli altri componenti della tribù.

Parte del raccolto era poi consegnato al capo finché lo distribuisse alle persone bisognose.

Fagioli e viti crescevano attorno agli steli del mais. Cereali, fagioli e zucche erano i prodotti principali coltivati dagli indiani.

I cibi venivano posti in stoviglie, zucche o ciotole di legno, e mangiati con le dita o con cucchiai fatti di corno, legno o zucca.

Arrostire e bollire erano due metodi favoriti di cuocere la carne.

Conigli, opossum, scoiattoli e altri piccoli animali venivano scuoiati, ma non sventrati, e cotti interi. Pesci e altri piccoli animali, e pezzi di carne, erano spesso infilzati in spiedi e arrostiti su un fuoco all’aperto (qualcosa che rammenta la nostra grigliata di carne e pesce con il barbeçue, durante i pic-nic all’aperto) .

Stufati di carne bollita, secca o fresca, con verdura e polenta, erano molto comuni. Le carni di orso e di cervo venivano fatte bollire con grano verde e zucca, i fagioli erano cotti con carne condita con grasso di orso. Il cibo vegetale più importante mangiato dagli indiani era il mais. Gli indiani natchez del mississippi producevano grandi quantità di mais e altri cereali, con cui preparavano la polenta dentro un mortaio ricavato da un tronco d’albero. I choctaws preparavano una zuppa di polenta acquosa chiamata tanfula, mentre la polenta bollita con la carne era chiamata pishofa. Anche il frumento era ridotto in farina dentro un mortaio.

La farina fine era usata per preparare pane di frumento, bollito o infornato, mentre la farina meno raffinata era usata per le zuppe. Piccole focacce erano fatte con fave bollite mescolate con una polpa nel mortaio. I semi di zucca venivano arrostiti e mangiati.

I cibi selvatici erano una parte importante nella dieta degli indiani. Patate di palude venivano seccate e polverizzate e usate come farina da polenta, soprattutto durante i mesi invernali. Speciali accorgimenti erano escogitati per eliminare i veleni naturali presenti nei tuberi, che venivano poi mescolati in una farina gialla che poteva presentarsi sotto forma di gelatina (come il “coontie” rosso).

A parte la frutta non cotta e le noci, gli indiani mangiavano pochi vegetali crudi. Bevande speciali erano preparate con radici, erbe e frutti. Non esistevano bevande alcoliche prima dell’introduzione del rhum da parte degli europei.

Il riso selvaggio è invece un cereale della famiglia delle graminacee (detto anche riso degli indiani) tipico delle zone paludose dell'america settentrionale. Ha chicchi neri, lunghi 1,5 cm ca., viene raccolto a mano ed è tipico della cucina creola.

Le rape selvatiche e le patate della prateria accompagnavano i piatti a base di carne.

Grazie agli indiani si è potuto intraprendere la conoscenza delle radici come la genziana (radice consumata secca)e il bitterroot (radice amara) gli venivano attribuite proprietà benefiche per la salute,considerata sacra come la salvia,il cedro,l’assenzio venivano utilizzate per inalare gli aromi insieme con il vapore nelle famose capanne del sudore. La loro adorazione alla natura,era così speciale,che facevano feste in onore delle radici, ad aprile e per i mirtilli ad agosto.

E, non oltre hanno scoperto diverse piante:

  •         Il peperoncino, noto perché l’ ho consideravano e si considera tutt’oggi una pianta afrodisiaca,

  •         Il sambuco che venivano utilizzati i fiori e le bacche,

  •       La quercia che veniva utilizzata dagli uomini per le proprietà medicinali,

  •         La camassia (pianta selvatica) che produceva un bulbo a forma di cipolla e veniva raccolta due volte l’anno

  •         C’è anche l’ aglio , conosciuto sembra fin dai tempi delle civiltà egizie come un’ ottima difesa naturale antibiotico; e non si può dimenticare l’ echinacea , pianta nota presso le antiche tribù degli indiani d’america, che contiene diversi principi attivi nelle radici e nelle foglie con notevoli proprietà anti-virali, antibiotiche e antinfiammatorie,

  •          I cactus che le donne cucinavano le parti tenere presenti come le cime,

  •          L’agave gli Aztechi estraevano il succo che lo facevano fermentare e ottenevano una bevanda alcolica (pulque),

  •         Il fico d’india era molto consumato dai nativi, il frutto era mangiato crudo e cuocendolo offriva uno sciroppo dolce, invece con il succo delle gemme unito a sego veniva impiegato per la produzione delle candele,

  •        Il tabacco veniva coltivato da quasi tutte le tribù indiane e veniva fumato con apposite pipe o semplicemente venivano fabbricati i primi sigari (cigale),

  •         Il pesco e il melo furono introdotti solo dopo l’arrivo dei bianchi,

  •         La zucca era considerata sacra e veniva consumata solo per occasioni speciali.

Fra la frutta selvatica molto comuni erano i lamponi, le ciliegie, le susine, le prugne.

TITOLO: Una storia degli indiani del Nord America
AUTORE: Delia Guasco
DATA EDIZIONE: 1999
CASA EDITRICE: Demetra s.r.l.
LUOGO: Verona

Ivana Chiusano