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LA STORIA
L’INVASIONE DEI PELLEGRINI
Nel dicembre del 1620, I Pellegrini sbarcano a
Plymouth e, senza chiedere permesso a nessuno, s’impadronirono di
una parte del paese, e si costruirono le case, e poi fecero un
trattato e ordinarono loro (agli indiani)di rispettarlo.
Quest’operazione, se
fosse compiuta oggi, sarebbe considerata un’offesa, e ogni uomo
bianco sarebbe chiamato a far la parte del patriota e a difendere i
diritti della sua terra;e nel caso che tutti gli intrusi venissero
trucidati, tale fatto verrebbe gridato ai quattro venti per tutti gli
Stati dell’Unione, e questa vittoria e il patriottismo sarebbero
all’ordine del giorno. Eppure, gli indiani, se non ci fosse stato
spargimento di sangue e se nessuno fosse stato imprigionato, avrebbero
subito l’offesa senza ribellarsi benché molti di loro fossero
tutt’altro che soddisfatti. E invece, proprio a causa della
gentilezza e dello spirito di rassegnazione dimostrato nei confronti
dei bianchi, furono chiamati selvaggi e ritenuti esseri creati da Dio
apposta per essere distrutti. Pare che fra i Pellegrini e gli indiani
venisse concluso un trattato, il quale venne rispettato per
quarant’anni; in questo periodo, i giovani capi indiani insegnarono
ai Pellegrini il modo di vivere nella loro terra, e trovare mezzi di
sostentamento per le loro donne e i loro bambini, e per tutto
ringraziamento, si ebbero la qualifica di selvaggi. Quei due bravi
capi indiani, che si comportarono così bene coi Pellegrini, si
chiamavano Squanto e Samoset.
Quelle di cui vi
parleremo adesso, son cose davvero orribili. Soffermandoci un momento
sui periodi, gennaio e marzo del 1623, in cui i coloni del signor
Weston furono lì lì per morire di fame; alcuni di essi furono
costretti ad affittare se stessi agli indiani, a diventare i loro
servi, per poter sopravvivere.La loro principale occupazione
consisteva nel far legna e nell’andare ad attingere acqua; ma
siccome non erano troppo contenti di questa situazione, molti bianchi
presero a rubare il grano degli indiani; e poiché gli indiani se ne
lamentarono, in seguito alle loro lamentele qualcuno dei colpevoli
vennero punito per rabbonire, come dissero i bianchi, i selvaggi. E
adesso vediamo un po’ chi era più selvaggio; quello che aveva
rubato il grano era un uomo di taglia robusta e atletica, e per
questo, preferirono risparmiarlo e prendere un vecchio zoppo e malato,
che si guadagnava da vivere facendo il tessitore, e poiché pensavamo
che non sarebbe servito ancora per molto, il vecchio, benché
innocente come un agnello, venne impiccato al posto del ladro. Oh,
selvaggio. Dovunque tu sia, piangi sui crimini dei cristiani.
Un altro atto di
umanità per i cristiani, ché tali si dicono, è quello compiuto dal
capitano Standish il quale, raccolte frutta e provviste, s’avanza
con nero, ipocrito cuore, e afferma di preparare una festa per gli
indiani; e quando questi si siedono a mangiare, gli altri afferrano i
coltelli che gli indiani portano appesi al collo e li conficcano loro
nel cuore. La gente bianca, queste pugnalate, le chiama far la festa
ai selvaggi. Ci sembra che ciò basti a qualificarli, il loro contegno
essendo degno più di selvaggi che di cristiani.
Presero un wittumumet,
la testa del capo, e la posero in cima a un bastone nel loro
forte; e da quel che ne sappiamo, diedero lode a Dio per il successo
ottenuto, l’assassinio di un povero indiano; da quel che ci sa, era
un uso comune quello di rendere grazie a Dio per questo genere di
vittorie, perché credevano che fosse volere e comandamento di Dio che
loro agissero così.
Ma c’è ancora
dell’altro: e cioè la violazione del trattato proposto e fatto
sottoscrivere agli indiani dai Pellegrini, e costoro infransero per
primi. I Pellegrini avevano promesso di consegnare agli indiani
chiunque avesse violato il trattato, perché fosse punito secondo le
loro leggi, e gli indiano si impegnarono a fare altrettanto. Ora, pare
che un indiano si fosse reso colpevole di tradimento, congiurando
contro la vita del re, reato, questo passibile della pena di morte, e
Massasoit chiese che gli si consegnasse il colpevole, e i Pellegrini
si rifiutarono di consegnarglielo, nonostante avessero promesso,
dietro giuramento, che l’avrebbero fatto.
La ragione era che il
colpevole era un uomo troppo utile per loro. Questo mostra quanto
fossero grati a coloro che li avevano aiutati, ai loro antichi
protettori. Ora, chi dunque potrebbe biasimare quel venerabile,
vecchio capo, se avesse subito dichiarato guerra, e spazzato via tutte
le colonie? Avrebbe potuto farlo benissimo, se avesse voluto, ma no,
sopportò tutto, e perdonò ai bianchi. Ma quale popolo, cosiddetto
civile, avrebbe fatto altrettanto? Nessuno, crediamo. E non abbiamo
dubbio alcuno che i Pellegrini, al posto loro, avrebbero fatto tutto
il possibile per vendicarsi e appagare
le loro empie passioni. Ma si vedrà che questo buon vecchio
capo diede prova di maggior tolleranza
cristiana che non tutti i governatori del tempo, o di quelli
che vennero in seguito. Si può ben dire
che fu un esempio per
gli stessi cristiani; e invece i Pellegrini hanno detto di lui che era
un selvaggio.
In questa storia di
Massosoit troviamo che i suoi stessi capi non erano soddisfatti dei Pellegrini; che li consideravano come degli intrusi e che
questi intrusi essi desideravano cacciarli dalla loro costa. Venne
fatta circolare una notizia falsa
riguardante un certo Tisquantum, che sarebbe stato assassinato
da un indiano. Uno degli uomini di Coulbantant. In seguito a ciò, un
certo Standish, individuo spregevole e malvagio, prese con sé
quattordici di quei perversi Pellegrini, e questo avvenne a
mezzanotte, quando un silenzio di morte regnava sulla terra deserta. A
quella tarda ora della notte, dicevamo, entrati in una casa isolata,
ne va della nostra vita. “Intanto alcune delle donne erano così
spaventate, che qualcuna tenta di scappare, e allora gli assassini gli
spararono addosso. Ora, è fuor di dubbio che quelle donne non erano
mai visto un uomo bianco prima d’allora, e tanto meno udito lo sparo
di un fucile. Questo, alle loro orecchie deve essere parso simile a
rombo del tuono, è certo il loro cuore dev’essersi riempita di
terrore. E si può forse pretendere che quelli innocenti indiani
considerassero uomini buoni e leali? Forse che voi considerereste
cristiano e uomo leale, un ladro e assassino che vi entrasse in casa
nel cuore della notte? Quegli indiani non avevano torto un capello ai
bianchi, erano innocenti come agnelli, come nessun altro essere al
mondo. Ma se le vere vittime osano dire anche una sola parola, sono
denunciate come belve feroci e selvagge.
Gli scrittori che
narrano la storia della Nuova Inghilterra dicono che le nostre tribù
erano forti e rispettabili. Come avrebbero potuto essere diversamente,
se la loro salvezza, era riposta nelle mani di indiani amichevoli? Nel
1647, i Pellegrini parlano di forti e rispettabili tribù. Come sono
state annientate: lealmente, forse? E come, allora? Mediante un
contegno ipocrita, ingannandoli e
illudendoli. Li illusero, dicendo agli indiani che il loro Dio era
venuto a parlar loro, e poi li piazzarono tutti in fila davanti alla
bocca del cannone e poi accostarono la miccia e li uccisero a
migliaia. Possiamo supporre che esistano più miti cristiani, i quali
posseggono armi e merci migliori del cannone, ma soffermiamoci ancora
a considerare le armi di cui si sono serviti per civilizzare questa
terra. Eccole: rhum e polvere da sparo; e pallottole, e insieme tutte
le malattie come il vayolo, ad esempio, e ogni altro genere di calamità,
e con questi mezzi gli indiani vennero spazzati vi a migliaia, a
decine di migliaia.
TITOLO: Sul sentiero di guerra
AUTORE: Hamilton Charles
DATA EDIZIONE: 1977
CASA EDITRICE: Feltrinelli Economica
LUOGO: Milano
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