INDIETRO
«La
condizione e il destino ultimo delle tribù
indiane
all’interno di alcuni dei nostri Stati sono
diventati
oggetto di molta importanza e
interesse.
Da lungo tempo la politica del
Governo
è stata quella di introdurre tra loro le
arti
della civilizzazione, nella speranza di
riscattarli
gradualmente della vita nomade.
Questa
politica, comunque, è stata affiancata da
un’
altra completamente incompatibile con la
sua
riuscita. Professando il desiderio di
civilizzarli
e di renderli stabili, non abbiamo
perso
Occasione, allo stesso tempo, per
acquisire
le loro terre e spingerli sempre più nei
territori
incolti. In tal modo essi non solo sono
stati
mantenuti in uno stato nomade, ma sono
stati
portati a considerarci come ingiusti e
indifferenti
alloro destino. Quindi, sebbene
munifico
nelle sue spese relative a tale
argomento,
il Governo ha costantemente
vanificato
la sua stessa politica, e gli indiani in
generale.
retrocedendo sempre più verso
Occidente,
hanno mantenuto i loro selvaggi
costumi.
Tuttavia, una parte delle tribù del Sud,
essendosi
meglio amalgamata con i bianchi e
avendo
effettuato alcuni progressi nelle arti della vita civilizzata, ha
tentato ultimamente di
costituire
un governo indipendente all’interno
dei
confini della Georgia e dell’Alabama.
Questi
Stati, rivendicando di essere i soli
sovrani
entro i loro territori, hanno esteso le
proprie
leggi agli indiani, inducendo questi
ultimi
a invocare la protezione degli Stati Uniti.
In
queste circostanze il quesito presentato è se il
Governo Generale abbia diritto di sostenere
questo
popolo nelle sue pretese. La Costituzione
dichiara
che “nessun nuovo Stato può essere fondato
o costituito entro la giurisdizione di un
altro
Stato” senza il consenso della sua
legislazione.
Se al Governo Generale non è
permesso
tollerare la costituzione di uno Stato
confederato
all’interno del territorio di uno dei
suoi
membri senza il di lui consenso, molto
meno
esso può permettere a un governo estero e
indipendente
di stabilirsi in tal luogo. La
Georgia
divenne membro della Confederazione,
ed
entrò nella nostra Unione Federale come
Stato
sovrano, rivendicando sempre il suo
diritto
a determinati confini, dei quali essa ha da
allora
continuato a godere, essendo stati
originariamente
definiti dalla carta coloniale e
successivamente
riconosciuti nel trattato di
pace,
eccetto le parti del suo territorio
volontariamente
trasferite all’Unione nella
dichiarazione
di cessione deI 1802. L’Alabama
è
stato ammesso nell’Unione sulla stessa base
degli
Stati originari, con i confini che furono
prescritti dal Congresso. Non esiste alcuna
norma
costituzionale, formale o legale, che
all’interno
dei loro confini conceda loro un
potere
minore sugli indiani di quanto non ne
possiedano
il Maine o New York. La gente del
Maine
permetterebbe alla tribù Penobscot di
costituire
un governo indipendente all’interno
del
proprio Stato? La gente di New York
permetterebbe
all’interno dei propri confini che
i
resti delle Sei Nazioni si dichiarassero popolo
indipendente
sotto la protezione degli Stati
Uniti?
Gli indiani possono fondare una
repubblica
separata in ognuna delle riserve
dell’Ohio?
E qualora fossero disposti a ciò,
sarebbe
tenuto questo Governo a proteggerli nel
loro
tentativo? Se il principio implicito
nell’ovvia
risposta a queste domande fosse
abbandonato,
ne seguirebbe che gli obiettivi di
questo
Governo sono ribaltati, e che è divenuto
parte
del suo dovere aiutare a distruggere gli
Stati
per la cui protezione è stato costituito.
Motivato
da questo parere sull’argomento, ho
informato
gli indiani abitanti nelle zone della
Georgia
e dell’Alahama che il loro tentativo di
costituire un governo indipendente non
potrebbe essere tollerato dall’Esecutivo degli
Stati
Uniti, e ho consigliato loro di emigrare
oltre
il Mississippi o sottomettersi alle leggi di
quegli
Stati. La nostra condotta verso queste
popolazioni ha un profondo interesse per la
nostra reputazione nazionale. La loro
condizione
presente, paragonata a quello che
erano
una volta, è un più che potente appello
alle
nostre simpatie. I nostri antenati li
trovarono
possessori incontrastati di queste
vaste
regioni. Grazie alla persuasione e alla
forza
essi sono stati fatti retrocedere di fiume in
fiume
di montagna in montagna, fino a che
alcune
delle tribù si sono estinte e altre non
hanno
lasciato che resti a preservare nomi una
volta
terribili. Sconfitti dai bianchi con le loro
arti
della civilizzazione, i quali distruggendo le
risorse
del selvaggio lo condannano alla
debolezza
e alla decadenza, il destino dei
Mohegan
dei Narragansett e dei Delaware sta
rapidamente
raggiungendo quello dei Choctaw,
dei
Cherokee e dei Creek. Non si ammette
dubbio
che tale destino li attenda sicuramente se
essi
rimangano all’interno dei confini degli
Stati.
L'umanità e l’onore nazionale richiedono
che
ogni sforzo sia fatto per evitare una
calamità
così immensa. E' troppo tardi per
indagare
se fu giusto per gli Stati Uniti
includere
loro e il loro territorio entro i confini
dei
nuovi Stati, i cui confini essi possono
controllare.
Questo passo non può essere
revocato.
Uno Stato non può essere smembrato
dal
Congresso né essere limitato nell’esercizio
del
suo potere costituzionale. Ma la popolazione
di
questi Stati e di ogni Stato, mossa da
sentimenti
di giustizia e dalla considerazione
per
il nostro onore nazionale, vi sottopone
l'interessante
domanda se qualcosa possa essere
fatto,
compatibilmente con i diritti degli Stati,
per
preservare questa razza tanto danneggiata.
Come
mezzo per ottenere tale fine, suggerisco
alla
vostra riflessione l’opportunità di serbare
un
ampio distretto a occidente del Mississippi, e
al
di fuori di ogni confine degli Stati o Territori
finora
costituiti, da assegnare alle tribù indiane
fino
quando esse lo occuperanno, ogni tribù
avendo
un distinto controllo sulla parte
designata
per il proprio uso. Qui essi potranno
essere
sicuri di godere dei governi di loro scelta,
soggetti
a nessun altro controllo da parte degli
Stati
Uniti se non quello che possa essere
necessario
per mantenere la pace alla frontiera e
fra
le diverse tribù. Qui il bene intenzionato può
tentare
di insegnargli le arti della civilizzazione,
e,
promovendo l’unione e l’armonia tra di loro,
creare
un interessante comunità, destinata a
perpetuare
la razza e attestare l’umanità e la
giustizia
di questo Governo. Questa
emigrazione
deve essere volontaria, perché
sarebbe
crudele quanto ingiusto obbligare gli
aborigeni
ad abbandonare le tombe dei loro
padri
e andare in cerca di una casa in una terra
lontana.
Ma essi devono essere chiaramente
informati
che se rimangono nei confini degli
Stati
devono essere soggetti alle loro leggi. In
cambio
della loro obbedienza come individui
saranno
senza dubbio protetti nel godimento di
quei
possedimenti che essi hanno aumentato
grazie
alla loro industriosità. Ma mi sembra
visionario
supporre che in questo stato di cose
possano
essere permesse rivendicazioni su spazi
del
paese sui quali essi non hanno dimorato né
promosso
miglioramenti, solamente perché essi
li
hanno visti da una montagna o percorsi
durante
una caccia. Sottomettendosi alle leggi
degli
Stati, e ricevendo, come gli altri cittadini,
protezione
per le loro persone e proprietà, essi
si
fonderanno in breve tempo con la massa della
popolazione».
FONTE:
Raffaele
D'Aniello
Dizionario degli indiani d'America
Grandi Manuali Newton & Compton
Roma, 1999
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