Siamo distribuiti male

  Mille anni fa, la popolazione umana era di 50 milioni. Dopo 900 anni era cresciuta fino a un miliardo e mezzo di persone; negli ultimi 100 anni è arrivata a circa 5 miliardi.
In un luogo favorevole, la popolazione umana si riproduce e quindi cresce di numero. Alla fine diventa talmente numerosa che lo spazio e il cibo non bastano più; allora alcuni individui partano in cerca di un altro luogo più ricco e meno popolato.
In questo modo, la popolazione umana si distribuisce su tutto il pianeta fino a raggiungere un equilibrio: dove c'è più abbondanza si trova anche più gente.
Si spiega così il fenomeno dell' emigrazione. In conclusione, l' umanità dovrebbe occupare tutto il pianeta in modo proporzionale alla richezze di ciascun luogo; sarebbe questo l' equilibrio demografico.
Ma il nostro pianeta è molto lontano dall' equilibrio demografico. Infatti la terra è divisa in nazioni e non è possibile spostarsi a volontà da una nazione all' altra.
Le nazioni più ricche impediscino l' immigrazione dei poveri di altre nazioni, perchè un aumento eccessivo della popolazione potrebbe distruggere il benessere in cui vivono. Perciò esiste uno esquilibrio demografico. Il problema è reso più grave dal fatto che la crescita della popolazione è maggiore nei paesi sottosviluppati: in Africa, nel Sud America e in Asia si trova la maggior parte della popolazione umana: circa quattro miliardi di persone. 
Lo squilibrio democrafico è grave. Nelle nazioni più povere e più popolate, molte persone hanno poco cibo e quindi muoiono di fame. La Terra potrebbe produrre cibo a sufficenza per sfamare tutti gli uomini, quindi la sottonutrizione è una conseguenza dello squilibrio demografico: in alcune zoni si mangi troppo, mentre in altre manca il cibo. Le nazioni più ricche non sono molto disposte ad accettare l' immigrazione dai paesi poveri, perchè potrebbe creare dei problemi sociali.
Esistono però dei programmi di aiuto: i Paesi ricchi regalano denaro ai paesi poveri.
Questi aiuti vengono spesso utilizzati per creare nuove strutture produttive, ad esempio impiegati industriali e macchine agricole, in modo che i Paesi poveri possano produrre da soli la loro ricchezza.
Sembra che si stiano ottenendo dei risultati positivi, ma, se la popolazione umana continuerà ad aumentare, il problema della fame si farà sempre più drammatico.