Una maestra
Mi chiamo Maride e sono insegnante elementare da circa quindici anni.
Non voglio cadere nella superata retorica sulle caratteristiche di "missione
sociale" relative alla mia professione, tuttavia è certo che il mio
non è un lavoro
qualsiasi...
Un lungo periodo di precariato come insegnante supplente (figura tappabuchi
tanto indispensabile quanto poco riconosciuta e apprezzata), anni consumati
lavorando con classi non mie e incarichi con "data di scadenza" avevano creato
in me un vero e proprio disamore nei confronti del mio lavoro, che trascinavo
mese dopo mese, pensando spesso ad altre soluzioni professionali.
Cantarana mi ha riconciliato con la scuola.
I miei alunni hanno concluso la loro lettera ai naviganti parlando di scuola
a misura di bambino; io sottolineo che la scuola deve essere anche a misura
di insegnante, e quella di Cantarana lo è.
Spesso, passando davanti a quelle grandi scuole formicaio, penso che proprio
non invidio le mie colleghe che vi trascorrono ore che paiono più
lunghe perchè trascorse senza la possibilità di respirsre una
boccata d'ossigeno all'aria aperta.
A proposito, molte scuole hanno un cortile, un giardino... Non è tanto
problematico instaurare la buona abitudine di accompagnarvi gli alunni almeno
per trascorrere l'intervallo, facendo loro recuperare la vera dimensione
della loro esperienza scolastica che, a parer mio, non può essere
assimilata a quella di impiegati adulti, costretti per ore sotto luci al
neon.
Qui si parla di bambini la cui età oscilla fra i sei e gli undici
anni e non è concepibile che, specie nelle giornate con il rientro
o il prolungamento d'orario, queste creature siano obbligate a giocare in
corridoi, atrii, classi anguste o, in generale, locali chiusi, mentre il
mondo vero, le stagioni, la natura stanno laggiù, fuori da finestre
quasi sempre chiuse. Credo che questo penalizzi in particolare i bambini
di città.
I genitori tendono, per la solita fretta che accompagna e condiziona la vita
d'oggi, a cercare la scuola più vicina a casa. Sapessero cosa perdono...!
Su un piatto della bilancia il guadagno di pochi minuti, sull'altro la
possibilità di far vivere ai propri figli un'esperienza scolastica
serena.
Per i nostri alunni la sveglia al mattino è senza angoscia, mal di
testa e crisi d'ansia, perchè nelle scuole piccole le maestre possono
imparare a conoscere i loro alunni in profondità; in una classe con
venticinque scolari inevitabilmente ognuno di loro diventa poco più
di un numero.
In una scuola piccola qualsiasi insegnante può, se vuole, approfondire
la conoscenza delle caratteristiche familiari di ogni bambino e delle relative
eventuali problematiche che ne possono condizionare rendimento e comportamento,
tutte valutabili con la comprensione che deriva dalla conoscenza, comprensione
a cui i bambini hanno diritto.
La mattinata a scuola è divisa fra attività che hanno i loro
tempi; tutto si svolge senza nevrosi, perchè il ritmo non è
dettato dalla legge ferrea del "cambio fra insegnanti", ma dal buon senso
che ha permesso a noi maestre di gestire l'orario, con il pieno accordo dei
genitori, spezzandone la rigidità, senza far pedere nulla alle
attività di apprendimento, anzi guadagnando in funzionalità
e serenità per tutti.
Molte delle caratteristiche positive derivano dal fatto che questa scuola
è inserita in un paese di soli ottocento abitanti.
I bambini si ritrovano anche al pomeriggio, al catechismo, in chiesa la domenica,
alla festa di compleanno dove tutti si invitano a vicenda, a far passeggiate
in bicicletta tra i "bricchi" e sui sentieri di campagna. La scuola diventa
una famiglia al centro di una famiglia più grande.
Così le amicizie si rinsaldano, le classi diventano gruppi di amici;
le maestre ne fanno parte, spesso condividono gli interessi e gli hobby dei
loro alunni, tutto finisce per svolgersi in un'atmosfera familiare e affettuosa.
Trovate la mia descrizione troppo idilliaca? Sto guardando dalla finestra:
il verde circonda la scuola ed è talmente folto e fitto che i rami
sembrano entrare dalle finestre. Un cagnolino bianco e nero saltella vicino
al cortile della scuola; sta aspettando che i bambini escano nell'intervallo
con i consueti bocconi omaggio per lui. Non sappiamo come si chiama; noi
lo abbiamo ribattezzato "formaggino" perchè tutti i giorni gliene
porto uno. I ragazzi organizzeranno una partita di pallone e potranno fare
un "vero" intervallo e, dopo il nostro rientro nelle aule, i passerotti,
le tortore e le gazze scenderanno a cercare le briciole della loro colazione.
Un gatto sta passeggiando sul tetto di una cascina... Il vicino campanile
(molto meglio del campanello suonato dal bidello!) segna le ore di una mattinata
in una scuoletta di campagna. Ma davvero dovrà chiudere un paradiso
così?
Vorrei tanto essere riuscita a trasmettervi quello che ho nel cuore; ma è
difficile tradurre in "italiano ufficiale" quel miscuglio di amore e rimpianto,
amarezza e speranza che mi legano a questa scuola e che ci hanno spinto a
cercare aiuto...
C'è qualcuno in ascolto?
C'è qualcuno che può salvare una scuola con
il cortile?
(Maride Mezzanotte)