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L'Italia dopo il Congresso di Vienna

IL CONGRESSO DI VIENNA

Dopo la caduta di Napoleone bisognava “riordinare” l’Europa sia sul piano geopolitico sia sul piano interno. Tra il novembre 1814 e il giugno 1815 si tenne il Congresso di Vienna in cui si riunirono i rappresentanti delle principali potenze europee, tra cui la Francia che è stata sconfitta. Le decisioni furono prese in base a due principi: il principio dell’equilibrio e il principio di legittimità. Con il primo si ridisegnò la carta politica dell’Europa; con il secondo, se possibile, venne ridato il trono ai monarchi che regnavano prima delle conquiste napoleoniche, considerati quindi “legittimi”.

LA RESTAURAZIONE IN ITALIA

Con il principio della legittimità l’Italia tornò frantumata com’era prima dell’età napoleonica; con il principio dell’equilibrio l’egemonia dell’Italia fu assegnata agli austriaci.

In Italia le trasformazioni operate dal dominio napoleonico si rivelarono irreversibili:

  • Redistribuzione della proprietà terriera;
  • Codificazione civile e commerciale;
  • Affermazione di un nuovo ceto di funzionari borghesi.

L’orientamento assolutista di principi e sovrani non concesse alcuna costituzione:

  • Regno di Sardegna (Sardegna, Piemonte e Savoia) con Vittorio Emanuele I;
  • Stato Pontificio (Lazio, Abruzzo e parte dell’Emilia Romagna) con Pio VII;
  • Regno delle Due Sicilie (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Basilicata e Molise) con Ferdinando I di Borbone;
  • Il Gran Ducato di Toscana con Ferdinando III di Lorena e di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena al Ducato di Parma e Piacenza (Emilia Romagna) ebbero un orientamento moderatamente liberale;
  • Lombardo-Veneto (Lombardia, Veneto) sotto gli austriaci, mantenendo la legislazione napoleonica.

LE INSURREZIONI DEL 1820-21

L’opposizione alla Restaurazione assunse la forma di società segrete (Carboneria), associazioni clandestine diffuse negli eserciti, presso intellettuali, studenti e artigiani.

In Piemonte e in Lombardia erano diffuse diverse sette cospirative, dove esisteva però anche un’opposizione intellettuale animata dal movimento romantico.

Nel Regno delle Due Sicilie l’opposizione era condotta dalla Carboneria, diffusa presso funzionali statali, ufficiali, professionisti, artigiani.

La prima ondata insurrezionale esplose nel 1820-1821 in Spagna, Piemonte e Regno delle Due Sicilie. Dopo gli iniziali successi, i moti furono repressi dalle potenze della santa Alleanza (Austria, Russia, Prussica).

Fu un insuccesso l’insurrezione scoppiata in Emilia Romagna, guidata da Ciro Menotti, che voleva conquistare l’indipendenza dell’Italia centrale.

LA POLITICA E L’ECONOMIA

Le classi dirigenti richiedevano una maggiore partecipazione alla gestione della vita pubblica e questo si unì all’obbiettivo dell’indipendenza e dell’unificazione politica. In Italia esistevano due correnti politiche: quella liberale moderata e quella democratica.

La prima, cioè quella liberale moderata, riteneva che l’indipendenza e l’unificazione dovevano essere raggiunte gradualmente sotto una monarchia costituzionale. I principali esponenti erano: Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo. Gioberti voleva costruire l’Italia come una federazione di stati con a capo il Papa (neoguelfismo). Balbo, invece, voleva la monarchia piemontese perché pensava che erano gli unici in grado di mandar via gli Austriaci ed essere a capo di una confederazione di stati.

La seconda, cioè quella democratica, riteneva che l’indipendenza e l’unificazione dovevano essere raggiunte attraverso delle lotte da parte del popolo e lo Stato doveva assumere la forma di Repubblica popolare. Il principale esponente era Giuseppe Mazzini, il quale riteneva che si sarebbe creata l’Italia unitaria e non federale (Repubblica Unitaria) attraverso delle insurrezioni popolari. Nel 1831 Mazzini fonda la Giovine Italia, un’associazione che aveva aderenti nel popolo che voleva crescere una coscienza democratica, ma il fallimento dei moti degli anni ’30-’40 mise in luce lo scarso coinvolgimento sia della borghesia del Nord sia della plebe del Sud.

LE INSURREZIONI DEL 1848

Con le insurrezioni del 1848 di Palermo Ferdinando II concede la costituzione e l’indipendenza della Sicilia da Napoli.

Poi Leopoldo di Toscana, Carlo Alberto, il Papa Pio IX concedono carte costituzionali.

Mentra scoppia la rivoluzione in Francia e poi si diffonde ad altri stai europei, a Venezia e a Milano vengono cacciati gli Austriaci. A Venezia e a Milano si instaurarono dei Governi provvisori . Il Governo provvisorio di Milano era guidato dai liberali moderati che richiesero l’intervento di Carlo Alberto. Dopo molte esitazioni il sovrano piemontese accettò di dichiarare guerra all’Austria (24 marzo – I Guerra d’Indipendenza), ma venne sconfitto nella battaglia di Custoza e si ritirò oltre il Ticino.

IL FALLIMENTO DEI DEMOCRATICI

Con il fallimento dei moderati in Italia ritornò Mazzini, il quale riuscì a mandar via il Papa e proclamò una Repubblica romana guidata da un Triumvirato: Mazzini, Saffi, Armellini. Il comando delle truppe, invece, fu affidato a Giuseppe Garibaldi.

In Toscana i democratici scacciano Leopoldo. Carlo Alberto voleva riacquistare prestigio e riprendere il controllo del movimento nazionale, riaprì le ostilità verso l’Austria ma venne nuovamente sconfitto e abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Il tentativo democratico fallì in tutta Europa: gli Austriaci prendono Brescia e la Toscana, i Borbone la Sicilia, Napoleone riconquista Roma perché chiamato dal Papa e l’ultima a cadere fu Venezia sotto gli Austriaci.

by Bincoletto e Scovero

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