Gli
ebrei
Essere ebrei sotto il nazifascismo
di Jiri Orten
I divieti
Stanotte non riuscivo a prender sonno e ripensavo e catalogavo nella mente tutti questi
divieti che in qualche modo, anche se in misura minima, mi riguardano.
E poiché è domenica pomeriggio (da due giorni sta nevicando... ) trascriverò qui i
divieti di cui riesco a ricordarmi e, dopo averli trascritti, lascerò ancora molto spazio
in bianco per gli altri che d'ora in avanti si aggiungeranno alla lista.
Non posso uscire di casa dopo le otto di sera.
Non posso prendere un alloggio indipendente.
Non posso cambiare casa al di fuori dei quartieri di Praga I o V, e sempre in subaffitto.
Non posso frequentare fiaschetterie, caffè, osterie, cinema, teatri e concerti, tranne
uno o due caffè per me autorizzati.
Non posso andare nei parchi e nei giardini pubblici.
Non posso andare nei boschi della città.
Non posso allontanarmi dalla cerchia urbana di Praga.
Non posso andare (quindi) a casa mia, a Kutná Hora e in nessun altro luogo, se non con un
permesso speciale della Gestapo.
Non posso salire in tram sulla vettura motrice, soltanto nell'ultimo rimorchio, e, se
l'ingresso è al centro, solo nella parte posteriore della vettura.
Non posso fare acquisti nei negozi in altri orari che dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17.
Non posso recitare in teatro, né svolgere qualsiasi altra attività in pubblico.
Non posso essere membro di alcuna associazione.
Non posso frequentare scuole di sorta.
Non posso avere rapporti con membri della Comunità Nazionale, che a loro volta non
dovranno avere rapporti con me, non dovranno rivolgermi il saluto, né fermarsi con me, e
dirmi altre parole che quelle strettamente indispensabili (quando vado a comprar qualcosa,
ecc.)
Questo testo di Jiri Orten è tratto dalla raccolta "La cosa
chiamata poesia", Einaudi, 1969.
Jiri Orten (Hutna Hora 1919 - Praga 1941) è un poeta ceco.
Destinato al lager Orten morì il giorno del suo ventiduesimo compleanno sotto le ruote di
un'autombulanza tedesca.
Dopo la sua morte sono stati ritrovati tre fitti quaderni (Libro azzurro, 1938-39; libro
zigrinato, 1939-40; Libro rosso, 1940-41), in cui Orten annotava versi, note d'arte,
osservazioni psicologiche, lettere, commenti agli avvenimenti.