Miei cari
genitori addio
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie
sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I
miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe
Tutto il giorno
lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche
i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è
pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota
cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino
qualche foglia.
Laltro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto
della fila veniva fucilato
Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui.
Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango
(lettera scritta in
yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow)