La
persecuzione degli zingari
LO STERMINIO DEGLI ZINGARI DURANTE LA SECONDA
GUERRA MONDIALE
di Giovanna Boursier
in
Studi Storici 2, aprile-giugno 1995 anno 36
Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime
del nazionalsocialismo e dei suoi folli progetti di dominazione razziale. La storia dello
sterminio degli zingari è una storia dimenticata e offesa dalla mancanza di attenzione di
storici e studiosi: ancora oggi la documentazione risulta frammentaria e la relazione dei
fatti lacunosa. Eppure l'argomento dovrebbe suscitare interesse anche solo per il fatto
che la persecuzione degli zingari in epoca nazista risulta essere l'unica, ovviamente con
quella ebraica, dettata da motivazioni esclusivamente razziali: proprio come gli ebrei,
infatti, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto « razza inferiore»
destinata, secondo l'aberrante ideologia nazionalsocialista, non alla sudditanza e alla
servitú al Terzo Reich, ma alla morte.
Ma proprio questo è il nodo centrale del problema. Per molto tempo dopo la guerra,
infatti, lo sterminio nazista degli zigani non è stato riconosciuto come razziale ma lo
si è considerato conseguenza - in un certo senso anche ovvia - di quelle misure di
prevenzione della criminalità che, naturalmente, si acuiscono in tempo di guerra. Una
tesi che trova fondamento nella definizione di « asociali» con la quale, almeno nei
primi anni del potere hitleriano, gli zingari vengono indicati nei vari ordini e decreti
che li riguardano. Come sappiamo, però, la terminologia nazista non è sempre esplicativa
dei fatti: in questo caso il termine « asociale» viene usato per indicare coloro che,
per diverse ragioni, non sono integrabili o omologabili col nuovo ordine
nazionalsocialista. Gli stessi ebrei nei primi tempi venivano deportati e registrati come
« asociali» . È sulle ragioni di questa « asocialità» che bisogna indagare.
In realtà, e va precisato fin d'ora, gli zingari furono perseguitati, imprigionati,
seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei
campi di sterminio, perché zingari e, secondo l'ideologia nazista, « razza inferiore» ,
indegna di esistere. La pericolosità - o asocialità - zigana non era, infatti,
assimilabile a quella degli altri individui perseguitati per ragioni di ordine pubblico.
Gli zingari erano geneticamente ladri, truffatori, nomadi: la causa della loro
pericolosità era nel loro sangue, che precede sempre i comportamenti.
1. Quella che i nazisti chiamarono « questione zingara» è presente fin dai primi
anni del potere hitleriano.
In realtà, già prima dell'ascesa al potere del nazismo, e non solo in Germania, ma in
tutta Europa, esisteva una legislazione sugli zingari orientata - in generale - prima al
controllo e all'identificazione degli individui presenti sul territorio, poi alla loro
omologazione e assimilazione. Nella Germania guglielmina e nella Repubblica di Weimar -
analogamente a ciò che accadrà durante i primi anni del regime nazista - la « questione
zingara» era affidata quasi esclusivamente alle autorità di polizia locali col compito,
sostanzialmente, di far rispettare regole e doveri: gli zingari dovevano lavorare e
smettere la vita nomade. Le leggi, inoltre, imponevano loro di possedere carte di
identificazione particolari e permessi di soggiorno o sosta in determinati luoghi,
concessi a un numero limitato di persone1.
La persecuzione nazista degli zigani si inserisce quindi in una storia di
discriminazioni lunga secoli, che però, vorremmo sottolineare, solo nell'ambito della
teoria e della conseguente prassi del potere nazionalsocialista poté trovare espressione
tanto radicale e violenta.
Bisogna anche tener presente che in Germania era particolarmente viva e radicata quella
corrente di pensiero che si potrebbe definire « razziale» , che dalle elaborazioni
teoriche neoromantiche di fine Ottocento sfociava in quelle piú dichiaratamente volkisch
di De Gobineau o di Houston Steward Chamberlain, impregnandosi di esaltazione
nazionalpatriottica e misticismo, fino a definire il völk tedesco come
popolo eletto, portatore di una missione purificatrice della razza o, piú in generale,
dell'intera umanità.
Con l'avvento del nazismo fu semplice, ma essenziale, la congiunzione di teoria e
prassi politico-legislativa.
Numerosi scienziati, medici, avvocati, legislatori, professori universitari, si posero
al servizio del Reich per elaborare e soprattutto giustificare teorie e atti della
politica razziale nazionalsocialista. In base all'assunto per cui esistevano razze
superiori e razze inferiori, le prime con il diritto/dovere di dominare e annientare le
altre, al Terzo Reich, e alla persona del Führer in particolare, venne
affidato il compito supremo di purificazione del mondo.
Fra le razze inferiori, da sempre - e, se vogliamo, erroneamente anche dal punto di
vista assurdo dei razzisti2
- quella zingara.
Dal 1934 il ministero degli Interni finanziava e coordinava quelli che venivano
chiamati Centri di igiene razziale e ricerca genetica, nei quali la « questione zingara»
veniva affrontata con particolare attenzione. In quest'ambito un importante punto di
riferimento divenne subito il Servizio informazioni sugli zingari, un centro fondato nel
1899 a Monaco da uno zelante funzionario statale, Alfred Dillmann. Non solo tutto il
materiale, tra cui numerose schedature degli zingari presenti sul territorio, venne
immediatamente prelevato dai nazisti e utilizzato per identificare migliaia di persone,
ma, nel giro di pochi anni, l'istituto fu ribattezzato Ufficio centrale per la lotta alla
piaga zingara e trasferito a Berlino.
Nel campo delle ricerche genetico-razziali sugli zingari si distinse il dottor Robert
Ritter, psichiatra e neurologo di Tubinga. Ritter e i suoi collaboratori arrivarono a
sostenere la presenza di fattori genetici che condizionavano l'esistenza zigana. Eva
Justin, assistente del Ritter, dopo aver esaminato 148 bambini zingari abbandonati in
orfanotrofio, elaborò addirittura una teoria sulla presenza nel sangue zingaro del gene
del Wandertrieb, « l'istinto al nomadismo» , segnando cosí il destino di migliaia di persone3.
Fin dal 1935 Ritter dichiarava che « gli zingari risultano come un miscuglio
pericoloso di razze deteriorate [...] che ha ben poco a che fare con gli zingari
originari» ed esplicitava il suo progetto, quello di realizzare ricerche genealogiche e
classificazioni razziali su tutti gli zingari presenti in Germania, calcolati intorno alle
30.000 persone. A questo scopo, nel 1936, fondò il massimo istituto nazista per la «
questione zigana» , nel 1937 annesso al ministero della Sanità come Centro di igiene
razziale e di ricerche politico demografiche, con sede a Berlino, che, incessantemente,
fino al 1944, ottenne consistenti finanziamenti e massima disponibilità sia da parte
della Società tedesca per la ricerca, sia del ministero degli Interni. Dopo i primi anni
di lavoro, nel 1940, Ritter scriveva: « la questione zingara potrà considerarsi risolta
solo quando il grosso di questi ibridi zigani, asociali e fannulloni [...] sarà radunato
in campi di concentramento e costretto al lavoro, e quando l'ulteriore aumento di queste
popolazioni sarà definitivamente impedito» ; e nel 1943 annotava che « il numero di
casi chiariti dal punto di vista della biologia razziale raggiunge attualmente 21.498» .4
Nel passaggio dalla teoria alla prassi, una delle prime ipotesi formulate per la
soluzione della « questione zigana» era stata, in linea con analoghi trattamenti
destinati alle razze considerate « nocive» al Reich tedesco, quella di intervenire
mediante sterilizzazione coatta di tutta la popolazione zigana, cosí da impedirne
l'ulteriore riproduzione.
È ciò che Poliakovdefinisce 5
« genocidio mediante gli ostacoli alla fecondazione» , una sorta di sterminio
dilazionato nel tempo. Come è noto, nell'ambito della metodica e scientifica
programmazione dello sterminio nazista, la sterilizzazione rappresentava un metodo di
annullamento lento ma sistematico di intere popolazioni, dilazionato nel tempo ma
ugualmente sicuro: milioni di individui castrati avrebbero costituito un esercito di
lavoratori definitivamente inoffensivi e morti in potenza.
Lo stesso Ritter mentre proponeva, per risolvere la « questione zingara» , la
reclusione e il lavoro forzato, specificava la necessità di preventiva sterilizzazione di
tutti gli individui, in particolare dei bambini appena avessero compiuto il dodicesimo
anno di età.
Nel 1938 Tobia Portschy, governatore della Stiria, spediva alla cancelleria del Führer
un memorandum sull'argomento in cui esplicitamente sottolineava la necessità
di sterilizzare gli zingari prima di deportarli in campi di lavoro. Due anni dopo, il 24
gennaio 1940, il segretario di Stato del ministero degli Interni scriveva alla polizia
criminale del Reich: « Io resto del parere che una soluzione finale del problema zingaro
possa essere raggiunta solo attraverso la sterilizzazione di essi e dei loro ibridi» . 6Anche
Himmler raccomandava di sterilizzare in massa i ragazzi zingari al compimento dei 12 anni.
Uno dei primi accenni scritti alla sterilizzazione degli zingari risale al 1937, quando
la rivista « Reichsverwaltungsblatt» pubblicò un articolo dove si affermava che il 99%
dei bambini zigani di Berleburg risultava maturo per la sterilizzazione.
Durante il processo su Auschwitz sono emerse le prove della responsabilità diretta di
un certo dr. Lucas nella sterilizzazione di zingari e zingare a Ravensbrück, dove
risultano essere state sterilizzate oltre 120 ragazze. Ancora nel 1945, ad Auschwitz, il
professor Clauberg sterilizzò circa 130 zingare appositamente trasferite in quel lager.
Si può quindi dire che la sterilizzazione degli zingari fu largamente praticata
durante tutti gli anni del nazismo, prima negli ospedali, poi nei campi di concentramento.
Molti zingari vennero effettivamente sterilizzati, spesso costretti all'alternativa (che
poi non era affatto tale) tra sterilizzazione e internamento: esiste una documentazione
abbastanza ampia su casi di donne zingare costrette a firmare le autorizzazioni
all'intervento, la stessa documentazione utilizzata dopo la guerra come alibi dai responsabili7.
A mano a mano che i nazisti istituzionalizzavano e perfezionavano la loro macchina
razziale, anche il « problema zingaro» si definiva assumendo dimensioni proprie,
specificate, piú o meno direttamente, nei vari decreti e circolari emanati a getto
continuo nel Terzo Reich.
Nelle leggi di Norimberga gli zingari non sono esplicitamente menzionati, ma sono
compresi tra coloro che vengono definiti di sangue « misto e degenerato» . Nel
commentario a queste disposizioni, del 1936, Globke e Stuckart indicano infatti
esplicitamente gli zingari tra coloro che devono essere sottoposti alle leggi di
Norimberga, scrivono che « in Europa portatori di sangue straniero sono solo ebrei e
zigani» e precisano che le leggi riguardanti i mezzi ebrei devono essere applicate anche
agli altri mischlings(misti) cioè ai mezzi zingari.
Nel giugno 1936 una circolare del ministero degli Interniaffida 8
la « lotta contro la piaga zingara» direttamente alle autorità di polizia,
sollecitate a provvedere per la soluzione della questione: si chiede che attraverso leggi
speciali e « particolarmente attraverso strumenti polizieschi» si operi concretamente
sul problema. È in questo momento che iniziano le deportazioni.
Le prime sono documentate a Dachau dove giunge un trasporto di circa un centinaio di
zingari. Nello stesso anno, con lo scopo di « ripulire» la città di Berlino in
occasione dei giochi olimpici, 600 zingari vengono confinati a Marzahn - un'ex discarica
dove le condizioni di sopravvivenza risultano preoccupanti per le stesse autorità -, che
poco tempo dopo verrà dichiarato ufficialmente campo di concentramento. Nel 1937, su
pressione diretta del partito nazista, viene istituito anche il campo per zingari di
Frankfurt am Main9.
La corrispondenza tra le diverse autorità del Reich rivela inoltre che tra il 1933 e
il 1939 quasi tutti i sindaci, le autorità di pubblica sicurezza e gli amministratori
locali si preoccupano di sollecitare le autorità centrali per « la costruzione di campi
di concentramento per zingari» , o per « l'erezione di nuovi campi di lavoro per
zingari» .
Un po' ovunque, quindi, gli zingari vengono radunati in luoghi particolari, non
necessariamente recintati ma controllati a vista dalla polizia, sottoposti al lavoro
forzato, quasi senza cibo, esposti al freddo, al gelo e alla morte continua.
Nonostante si possa affermare che i provvedimenti contro gli zingari vengono regolati
già nel 1936 e poi lungo il corso del 1937, è vero che gli zingari in questo periodo
rientrano ancora fondamentalmente nella categoria dei cosiddetti « asociali» : come
tali, però, non fanno parte della comunità tedesca, nemmeno quando non dimostrano alcun
comportamento criminale.
I presupposti istituzionali per un'azione unificata e centralizzata contro gli zingari
in quanto tali vengono esplicitati da Himmler, che, nominato capo della polizia tedesca al
ministero degli Interni nel giugno del 1936, in breve tempo rende la « questione
zingara» centrale nell'ambito della politica razziale del Reich.
Il 16 maggio 1938, infatti, Himmler annette la Centrale del Reich per la lotta alla
piaga zingara all'Rkpa di Berlino, cioè alla Centrale della polizia criminale del Reich.
È un atto significativo: in questo modo la questione del « disordine zingaro» viene
sottratta alla giurisdizione dei singoli Länder e delle autorità locali e posta
sotto il controllo diretto della polizia criminale del Reich. La centralizzazione segna la
fine della precedente prassi poliziesca tendente ad eliminare gli zingari dalla propria
zona di competenza, e affida la questione ad enti con la possibilità di applicare
procedure di tipo sistematico. Dal 1939 sarà istituita anche una sezione della polizia
criminale col compito peculiare di « combattere la piaga zingara» , che estenderà
nuovamente tutti i compiti alle autorità locali, ma con lo scopo, questa volta, di
intensificare le persecuzioni.
Il 1938 è un anno cruciale per la storia dello sterminio degli zingari, come lo è per
quella degli ebrei, perché è un anno cruciale per il Terzo Reich: quello della notte dei
cristalli, dell'Anschluss, della conferenza di Monaco.
L'8 dicembre 1938 Himmler emana un decreto fondamentale sulla « questione zingara» ,
che riassume e rende esplicite tutte le direttive precedenti. È la prima legge contro gli
zingari in quanto tali. Si intitola, appunto, Lotta alla piaga zingarae
10
stabilisce che, in base all'esperienza realizzata e alle conoscenze desunte dalle
ricerche biologico-razziali, la questione va « considerata una questione di razza» . La
distinzione tra « zingari puri» , « meticci zingari» e « vagabondi» implica la
necessità di « determinare l'appartenenza razziale di ogni zingaro sul territorio del
Reich» , affinché sia poi possibile affidare il problema alle autorità competenti.
Queste ultime sono l'Ufficio centrale per la sicurezza dello Stato (Rsha), il ministero
degli Interni e, in particolare, l'Rkpa, al quale spetta, in ultima istanza, decidere di
qual « tipo» di individuo si tratti.
Se questa legge chiarisce molto bene che la « questione zingara» è considerata una
« questione di razza» , le successive istruzioni del marzo 193911
servono a indicare gli atti da compiere: il censimento di tutta la popolazione zingara
sul territorio, un'inchiesta di biologia razziale su ogni individuo e, di seguito,
l'assegnazione di un certificato delle autorità del Reich nel quale siano indicati,
attraverso colori diversi, l'appartenenza alla razza zingara e il grado di miscuglio
razziale dell'individuo in questione.
Il 17 ottobre 1939 12l'Rsha
(Ufficio principale per la sicurezza dello Stato) in una lettera urgente (
Schnellbriefe), ordina, sottolineando lo scopo di « una soluzione imminente della
"questione zingara" su tutto il territorio del Reich» , di schedare e quindi
confinare tutti gli zingari in determinati luoghi dai quali è proibito loro allontanarsi.
Nello stesso ordine si scrive già di campi di internamento per zingari, loro
approntamento, trasporto e vettovagliamento13.
È, in pratica, la premessa della deportazione.
Il ritmo degli arresti degli zingari tedeschi si intensifica: alla fine del mese di
ottobre è documentato l'arresto di un centinaio di « cartomanti» , considerate da
Himmler una minaccia concreta per il morale della nazione14.
Si stanno attivando i meccanismi della deportazione di massa degli zingari, tanto è
vero che in una lettera di Eichmann del 16 ottobre 1939, in risposta a Nebe che gli
chiedeva chiarimenti sull'organizzazione dei trasporti di zingari, egli scrive: « mi pare
che il metodo piú semplice sia quello di agganciare a ciascuna tradotta [di ebrei]
qualche vagone di zingari» .15
Se poi il programma non viene immediatamente realizzato ciò è dovuto piú agli
avvenimenti concomitanti (scarsità di convogli e precedenza data alla deportazione degli
ebrei) che alla mancanza di volontà. Il 30 gennaio 1940, Heydrich, in una riunione a
Berlino, ribadisce che « dopo i due movimenti di massa (ebrei e polacchi), l'ultimo
riguarderà lo smaltimento di circa trentamila zingari dal Reich [...]» . Pochi mesi dopo
l'Rsha vieta il rilascio di zingari già detenuti in carcere o in campi di concentramento
e crea, al proprio interno, un apposito ufficio, denominato prima IV-D4, poi IV-A4, per la
deportazione di ebrei, zingari e polacchi, affidato ad Eichmann16.
A completare il quadro il 27 aprile 1940 quando, in riferimento allo Schnellbriefe dell'ottobre
precedente, Himmler promulga un ulteriore decreto e ordina la deportazione di 2.500
zingari dalle zone di confine del Reich al governatorato generale17:
« Il primo trasferimento di zingari in direzione del governatorato generale sarà
effettuato alla metà del mese di maggio con 2.500 persone raggruppate per clan» . Di
seguito si indica il numero di persone che ogni comando di polizia locale deve
raccogliere, dando la precedenza a coloro che risultano già schedati o, come recita il
vocabolario nazista, « censiti» ; si precisa che la cifra di 2.500 persone non deve
essere in nessun caso innalzata o abbassata e che, se necessario, si ricorrerà alla
deportazione di altri zingari dai territori vicini.
Alcuni studiosi hanno sostenuto che queste deportazioni erano motivate da ragioni
militari, di sicurezza e ordine, perché gli zingari praticavano lo spionaggio. Ciò
sarebbe in aperta contraddizione proprio con l'indicazione delle cifre, dovuta invece alla
disponibilità di convogli e alle necessità del Reich. Tali indicazioni numeriche,
quindi, possono piuttosto suffragare l'ipotesi di un progetto preciso sulla « questione
zingara» e della sua messa a punto che per il momento prevedeva questo e non altro. Del
resto, in vista dell'imminente campagna dell'Est, non è casuale nemmeno l'indicazione dei
luoghi della deportazione: 1.000 persone dalla zona Bremen/Hamburg, altre 1.000 da
Dusseldorf, Koln e Hannover e 500 dalla regione di Frankfurt am Main/Stuttgard.
Le deportazioni ebbero inizio a maggio e si svolsero piú o meno secondo i piani, anche
se furono necessari trasporti supplementari. Sulla sorte dei deportati si sa qualcosa:
alcuni arrivarono in Polonia e furono rilasciati dalle autorità del luogo che non
sapevano cosa fare, altri furono imprigionati in campi di raccolta o in ghetti, sotto il
controllo delle Ss, come a Belzec, Radom, Kielce, Kryckow, e utilizzati per il lavoro
forzato, molti proseguirono verso i campi di sterminio, altri ancora vennero uccisi nelle
esecuzioni sommarie di massa compiute dalle Ss in tutti i territori occupati.
Con la fine dell'anno la deportazione degli zingari verso la Polonia cessa e le
motivazioni sono di vario ordine: la scarsità dei convogli; le continue rimostranze delle
autorità polacche per l'enorme numero di prigionieri affluiti; il fatto che la schedatura
degli zingari non fosse ancora terminata; la necessità di approntare un piano dettagliato
sulla loro sorte. Soprattutto, questa pausa nelle deportazioni di zingari, è motivata
dalla necessità di dare assoluta precedenza a quelle degli ebrei: le loro case servivano
infatti per il piano di ripopolamento tedesco delle zone polacche, affidato da Hitler ad
Himmler nell'ottobre del 1939.
La prima politica di deportazione degli zingari diventa cosí di lungo termine. Restano
i campi di concentramento già esistenti e gli zingari già imprigionati.
Contemporaneamente vari elementi introducono ed evidenziano i presupposti della «
soluzione finale» per gli zingari: il 7 agosto 1941 Himmler promulga una circolare che
stabilisce le etichette biologiche degli zingari suddividendoli in Z (zingari puri), ZM+
(nati da matrimoni misti con oltre il 50% di sangue zingaro), ZM (con uguale percentuale
di sangue tedesco e zingaro), ZM-.18
Gli zingari vengono anche definitivamente assimilati agli ebrei nell'annullamento dei
diritti personali, con provvedimenti che riguardano la loro espulsione dalle scuole
tedesche, il divieto di sposare cittadini tedeschi, il loro esonero dalla carriera
militare, l'esclusione dall'assistenza medica e dalla retribuzione festiva per i
lavoratori, peraltro già congedati dalle fabbriche belliche o da altri impianti di
interesse strategico.
Con l'attacco all'Unione Sovietica si evidenzia e si fa sempre piú violenta la
politica di sterminio. Facendo delle esecuzioni di massa il loro metodo principale, le Einsatztruppen
e le truppe di occupazione intensificano la loro campagna di morte contro gli zingari
anche in Russia, negli Stati balcanici e in tutto l'Est.
All'inizio del 1941 un trasporto di 5.007 zingari arriva nel ghetto Lodz: quasi tutti i
prigionieri muoiono durante l'inverno per un'epidemia di tifo petecchiale, e i superstiti,
nel gennaio dell'anno successivo, vengono trasferiti a Chelmno e qui gasati.
Gli zingari vengono perseguitati e imprigionati anche negli altri territori conquistati
e occupati dai nazisti: Francia, Belgio, Olanda, Jugoslavia, Italia. Vengono deportati nei
campi di concentramento, costretti al lavoro forzato, uccisi, se non dal freddo o
dall'inedia, dalle Ss. Il 31 luglio 1942, ad una richiesta da parte delle autorità
polacche circa il comportamento da tenere verso gli zingari, il ministero per i Territori
occupati dell'Est risponde che per il momento valgono le stesse regole date per gli ebrei.
Il 1942 rappresenta un altro momento cruciale di questa storia. Nel giro di un anno la
Germania, che aveva raggiunto l'apice della potenza e della politica di dominazione, deve
rivedere i propri piani, mentre la tendenza della guerra si inverte. È in quest'ambito,
ancora contraddittorio, di grande entusiasmo e contemporaneo inizio della fine, che
troviamo momenti fondamentali della politica razziale del Reich e, in particolare, del
percorso verso la « soluzione finale» . Va anche ricordato che nel gennaio del 1942 si
tiene la conferenza di Wannsee, in cui si decidono i mezzi e i metodi della « soluzione
finale» .
Il 16 dicembre 1942 19
Himmler firma l'ordinanza per la deportazione degli zingari ad Auschwitz, uno dei piú
noti campi di sterminio. Il 29 gennaio 1943 l'Rsha emana le istruzioni per l'esecuzione
del decreto: gli zingari dovranno essere « selezionati e, nel corso di un'operazione
della durata di qualche settimana, trasferiti in campo di concentramento [...] verso il lager
di Auschwitz» . Si stabilisce anche che, per quanto possibile, gli zingari vengano
internati senza dividere le famiglie. L'operazione dovrà partire « il 1° marzo del 1943
e terminare entro la fine del mese» .
È un decreto fondamentale perché comprende l'intera storia della deportazione e dello
sterminio degli zingari. Vi ritroviamo, riassunte, tutte le elucubrazioni sulla razza
zingara, dalla questione, sollevata da Himmler, della purezza di certi gruppi, alla
identificazione di tutti gli altri come razza impura e indegna di vivere. Inoltre si
affida l'intera operazione alle autorità di polizia e si stabilisce non solo che gli
zingari devono essere tutti internati ma che il luogo del loro trasferimento sia
Auschwitz, il piú noto campo di sterminio. Il fatto che l'intera operazione debba
concludersi entro il mese è probabilmente ancora una volta da collegare ai tempi imposti
dalla guerra. Due giorni prima di questo decreto, infatti, Himmler aveva chiesto all'Rsha
una fornitura di almeno 35.000 uomini abili al lavoro da destinare ai lager. L'Rsha
rispondeva dicendo di aver solo 10/15.000 ebrei disponibili. Lo stesso giorno Himmler
ordina l'internamento degli zingari.
I rastrellamenti iniziano nel mese di febbraio. Le operazioni proseguono rapidamente e
massicciamente. Persino ospedali e orfanotrofi vengono perquisiti. Le Ss circondano gli
accampamenti o i campi di raccolta e rastrellano tutti i presenti, spesso dicendo loro che
sarebbero stati trasportati in una colonia in territorio polacco. In una testimonianza
raccolta da Kenrick e Puxonsi 20
legge:
Il 9 marzo 1943, 134 zingari, uomini, donne e bambini, furono svegliati
nell'accampamento di Berleburg [...] Furono ammassati nel cortile di una fabbrica e
privati di ogni avere; furono caricati in carri bestiame e avviati ad Auschwitz. Ne
sopravvissero 9 [...] Gli zingari venivano prelevati addirittura dai posti di lavoro e
deportati immediatamente [...] Ogni gerarca aveva un'interpretazione sua da dare [...]
taluni separavano i genitori dai figli, inviando i primi nei lager e lasciando i
secondi sul posto, e viceversa.
Nei campi di concentramento, probabilmente proprio in quanto considerati di razza pura
degenerata, gli zingari vengono spesso utilizzati come cavie negli esperimenti medici e di
sterilizzazione. Ci sono molte testimonianze in questo senso. Ad Auschwitz il dott.
Mengele compiva i suoi agghiaccianti esperimenti sui bambini zingari, in particolare sui
gemelli. Una delle sue cavie fu Barbara Richter, che ha lasciato un'intensa testimonianza
sulla sua vicenda:
Il dott. Mengele mi ha presa per fare esperimenti. Per tre volte mi hanno preso il
sangue per i soldati. Allora ricevevo un poco di latte e un pezzetto di pane con il
salame. Poi il dott. Mengele mi ha iniettato la malaria. Per otto settimane sono stata tra
la vita e la morte, perché mi è venuta anche un'infezione alla faccia [...].21
Persino il giorno della gasazione finale degli zingari, Mengele preleva ancora i corpi
di dodici coppie di gemelli zingari per sottoporli a sperimentazione.
Sulla presenza degli zingari nei campi di concentramento esiste una documentazione
frammentata, ma sufficiente a testimoniare della loro prigionia un po' ovunque. Erano
contrassegnati dal triangolo nero degli « asociali» spesso affiancato dalla lettera «
Z» , per Zigeuner, « Zingari» . La loro presenza risulta documentata a Dachau, a
Lachenback, a Majdanek, a Mauthausen, a Buchenwald, a Ravensbrück, a Treblinka e
anche a Sobibor, Belzec, Gross-Rosen, Gusen, Natzweiler, Theresienstadt.
La documentazione maggiore riguarda Auschwitz, dove, per un certo periodo, esistette
una sezione appositamente riservata agli zingari: il campo BIIe per famiglie zingare22.
Lo Zigeunerlager, come era chiamato, entrò in funzione alla fine del febbraio 1943
e cessò di esistere ai primi di agosto del 1944, quando tutti coloro che vi erano
sopravvissuti vennero condotti nelle camere a gas. Il primo trasporto vi giunse il 26
febbraio 1943. Dal 7 marzo vengono regolarmente registrati trasporti di zingari dai
territori occupati, tanto che in breve tempo risulta superato il limite della capienza,
10.000 persone. Va specificato che anche prima della costruzione del campo per famiglie
zingare, gli zingari erano internati ad Auschwitz e che alcuni vi rimasero anche dopo la
costruzione del lager BIIe: il 20 gennaio 1944 ne risultano 479.
Nello Zigeunerlager i prigionieri vivevano in condizioni particolari: separati
dagli altri prigionieri, gli zingari non erano sottoposti alla selezione iniziale - anche
se si sa di alcuni convogli neanche registrati e mandati immediatamente nelle camere a gas23
-, ma, tatuati e rasati a zero, subito destinati alle loro baracche dove rimanevano
con le loro famiglie. Poi nessuno si preoccupava di loro: non avevano l'appello mattutino,
non facevano parte dei gruppi di lavoro, le donne potevano addirittura partorire. Una
condizione che potrebbe persino sembrare di privilegio, se non fosse che l'abbandono e il
disinteresse verso questi internati da parte delle autorità di Auschwitz sottintendeva,
in realtà, il loro destino di morte. Per questo gli zingari venivano abbandonati, in
condizioni agghiaccianti: la mancanza di cibo, il freddo, le malattie rendevano
difficilissima la sopravvivenza. Hermann Langbein, allora medico nell'infermeria del
lager, ricorda di aver registrato che l'indice di mortalità dello Zigeunerlager risultava
molto piú alto che nel resto di Auschwitz. Per questo vi si recò e trovò condizioni
orrende: bambini colpiti da una terribile malattia della pelle, causata dalla
denutrizione, il noma, uomini e donne moribondi, in stato di abbandono totale, stipati in
baracche gelide e senza spazio per muoversi. Langbein ricorda che la sentinella polacca lo
condusse anche nel blocco dove stavano le donne in attesa di partorire:
Su un pagliericcio giacciono sei bambini che hanno pochi giorni di vita. Che aspetto
hanno! Le membra sono secche e il ventre è gonfio. Nelle brande lí accanto ci sono le
madri; occhi esausti e ardenti di febbre. Una canta piano una ninna nanna: « A quella va
meglio che a tutte, ha perso la ragione» [...] L'infermiere polacco che ho conosciuto a
suo tempo nel lager principale mi porta fuori dalla baracca. Al muro sul retro è
annessa una baracchetta di legno che lui apre: è la stanza dei cadaveri. Ho già visto
molti cadaveri nel campo di concentramento. Ma qui mi ritraggo spaventato. Una montagna di
corpi alta piú di due metri. Quasi tutti bambini, neonati, adolescenti. In cima
scorrazzano i topi24.
Alla fine, quindi, anche le condizioni particolari dello Zigeunerlager si
rivelano per quello che sono, la realtà di un campo di sterminio nazista.
Non si conoscono con precisione le ragioni di questo trattamento particolare. Poco dopo
la costruzione dello Zigeunerlager, l'ufficio V dell'Rsha, precisa che solo « per
il momento» gli zingari vanno tenuti separati dagli altri prigionieri, per essere poi
sottoposti allo stesso trattamento riservato agli ebrei. Si possono fare delle ipotesi tra
le quali la piú accreditata è che si trattasse di un progetto di sperimentazione -
analogamente al caso del lager per famiglie del ghetto di Theresienstadt - per
capire cosa si potesse fare di altri gruppi razzialmente simili qualora fosse continuata
l'occupazione tedesca. Tale ipotesi è anche suffragata dal fatto che, come abbiamo visto,
gli zingari di Auschwitz erano tra le principali vittime degli esperimenti medici e di
sterilizzazione. Altre supposizioni che sono state fatte: il campo serviva a mantenere
negli zingari l'illusione della sopravvivenza e ad evitare, cosí, ribellioni; venivano
tenuti lontani dagli altri prigionieri che non volevano gli zingari; le vicende della
guerra avevano lasciato aperto il problema; le camere a gas erano sempre impegnate
nell'eliminazione degli ebrei. La Novitch suppone che gli zingari fossero lasciati in vita
a beneficio di eventuali ispezioni della Croce rossa nel lager e anche perché il
loro sterminio coinvolgeva molti zingari assimilati i cui congiunti erano ancora liberi.
In ogni caso tutti questi fatti descrivono piú le conseguenze che le cause della
deportazione. Il loro destino di morte non può essere messo in dubbio.
La storia dello Zigeunerlager termina la notte tra il 31 luglio e il 1° agosto
1944, quando tutti gli zingari ancora in vita vengono uccisi nelle camere a gas e poi
bruciati nei forni crematori. Erano oltre 3.000 persone, forse anche 4.000. Anche i motivi
dell'ordine di annientamento non si conoscono. Ma, anche in questo caso, si possono fare
delle supposizioni: la fine del lager BIIe avviene quando è registrato l'arrivo di
un grosso convoglio di ebrei ungheresi abili al lavoro; il fronte russo si avvicina e
l'apparato di sterminio viene potenziato al massimo; i convogli arrivano soprattutto ad
Auschwitz ma insieme avanzano gli alleati. Insomma, la fine dello Zigeunerlager viene
probabilmente decisa quando alla teoria razziale si sovrappone la prassi inclemente della
guerra e i nazisti necessitano del massimo di manodopera, ma vogliono contemporaneamente
arrivare alla « soluzione finale» nel piú breve tempo possibile.
Non si sa esattamente nemmeno chi abbia dato l'ordine dello sterminio: Höss,
comandante di Auschwitz, dice di averlo ricevuto da Himmler dopo una visita del Reichsführer
delle Ss nel campo, ma le date non coincidono25.
È molto probabile che sia stato Höss stesso a decretarne la fine, ovviamente in
accordo con le alte gerarchie del Reich.
Le selezioni iniziarono nell'aprile del 1944 (alcuni zingari abili al lavoro vennero
mandati a Ravensbrück, Buchenwald e Flossenberg) e continuarono fino al giorno
prima della gasazione finale.
Alle ore 20.00 del 31 luglio gli zingari vennero caricati su camion e trasportati nelle
camere a gas: nessuno si salvò, in quella terribile notte. Racconta un medico ebreo
prigioniero ad Auschwitz:
L'ora dell'annientamento è suonata anche per i 4.500 detenuti del campo zingaro. La
procedura è stata la stessa applicata per il campo ceco. Prima di tutto divieto di uscire
dalle baracche. Poi le Ss e i cani poliziotto hanno cacciato gli zingari dalle baracche e
li hanno fatti allineare. Hanno distribuito a ciascuno le razioni di pane e i salamini.
Una razione per tre giorni. Hanno detto loro che li portavano in un altro campo [...] Il
blocco degli zingari sempre cosí rumoroso, s'è fatto muto e deserto. Si ode solo il
fruscio dei fili spinati e porte e finestre lasciate aperte che sbattono di continuo.
Molti dei sopravvissuti ad Auschwitz ricordano quella notte con parole di angoscia
terribile, e, in particolare, si soffermano sulla descrizione agghiacciante della
ribellione degli zingari al loro terribile destino: « Le Ss - scrive Langbein - dovettero
fare uso di tutta la loro brutalità. Alcuni, che cercavano di far salire gli zingari sui
carri, non ci riuscirono» . Langbein riporta anche la testimonianza dell'infermiera
Steinberg che, pochi mesi prima, aveva ricevuto istruzioni per la compilazione di un
elenco di tutti gli zingari ancora nel blocco: « Udimmo urla [...] Il tutto durò
parecchie ore. Ad un certo punto venne da me un ufficiale delle Ss che non conoscevo a
dettarmi una lettera che diceva "Trattamento speciale eseguito"» [...] Quando
si fece giorno nel campo non era rimasto un solo zingaro26.
Ma la testimonianza piú preziosa, in tempi di revisionismi e negazioni della storia,
risulta quella di Höss, comandante di Auschwitz, preziosa perché diventa
ammissione di fatti proprio da parte di un nazista: « Non fu facile mandarli alle camere
a gas. Personalmente non vi assistetti, ma Schwarzhuber mi disse che, fino ad allora,
nessuna operazione di sterminio era stata cosí difficile» .27
Nel gennaio del 1945 gli zingari rimasti ad Auschwitz erano pochissimi: all'appello del
17 gennaio risposero 28
solo 4 uomini.
Note
1
Esemplare, a questo proposito, la legge bavarese del 16 luglio 1926, Legge per
la lotta contro gli zingari, i nomadi e i refrattari al lavoro (Gesetz zur Bekampfung von
Zigeuner, Landfahren und Arbeitscheusen), che, oltre a stabilire l'espulsione degli
zingari non nati in Baviera, vietava loro di viaggiare in bande, di accamparsi e di
rimanere sul territorio senza un'occupazione stabile.
2
In realtà gli zingari, per la loro origine indiana e l'appartenenza
linguistica al ceppo indoeuropeo, sono ariani. Per gli ideologi nazisti non era un
problema forzare le interpretazioni a giustificazione dei propri presupposti. L'espediente
fu quello di non negare i fatti, ma di farli scomparire nel corso del tempo: gli zingari,
originariamente «razza pura», ma nomade, nel corso dei secoli e attraverso il contatto
con altri popoli, erano ormai decaduti a una condizione di «miscuglio razziale
irrecuperabile».
3
E. Justin, Lebensschicksale artfremd erzogener Zigeunerkinder, Berlin,
Schuetz, 1944.
4
Sulle teorizzazioni razziali e le loro conseguenze pratiche un libro molto
utile è B. Muller-Hill, Tödliche Wissenschaft. Die Aussonderung von Juden, Zigeunern und
Geisteskranken 1933-45, Hamburg, Rowohlt, 1984 (trad. it., Scienza di morte, Pisa, Ets
edizioni, 1989, pp. 70-75).
5
L. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, Einaudi, 1955 (ed.
orig., Breviaire de la haine, Paris, Calmann-Levy, 1955).
6
M. Novitch, Il genocidio zigano, in «Quaderni del Centro di studi sulla
deportazione», Roma, n. 2, 1965.
7
Sulla sterilizzazione cfr. anche D. Kenricjk-G. Puxon, The destiny of Europe's
Gypsies, London, Sussex University Press, 1972 (trad. it., Il destino degli zingari,
Milano, Rizzoli, 1975).
8
Institut fur Zeitgeschichte, München, RuPrMdI (decreto del ministero degli
Interni) del 6-6-1936, doc. 17.02.
9
Cfr. anche M. Zimmermann, Verfolgt, Vertrieben, Vernichtet, Essen, Klartext,
1989. Dello stesso autore anche From discrimination to the Family Camp, in «Dachau
Review», Comité International de Dachau, Bruxelles, n. 2, 1990.
10
Institut fur Zeitgeschichte, München, circolare RFSSuChdDtPol (circolare del
capo della polizia e delle Ss presso il ministero degli Interni) dell'8-12-1938, doc.
17.02.
11
Institut fur Zeitgeschichte, München, circolare del RFSSuChdDtPol
dell'1-3-1939, doc. 17.02.
12
Institut fur Zeitgeschichte, München, Schnellbriefe RSHA
(Reichsicherheitshauptamt) del 17-10-1939, «Zigeunererfassung», doc. 17.02. È spesso
ricordato come «Editto di insediamento» e, secondo alcuni studiosi, segna l'inizio della
persecuzione razziale sistematica vera e propria.
13
Queste questioni erano state affrontate poco prima, esattamente il 20
novembre 1939, in una riunione segreta convocata da Heydrich a Berlino. Si era discusso di
politica razziale e, probabilmente, deciso il trasferimento degli zigani tedeschi nella
Polonia occupata. In base agli scarni verbali ancora esistenti si sa che quattro punti
erano all'ordine del giorno: concentramento degli ebrei nelle città; loro reinsediamento
in Polonia; trasferimento di 30.000 zigani dal Reich alla Polonia; sistematica
deportazione degli ebrei dai territori annessi al Reich su treni merci.
14
Institut fur Zeitgeschichte, München, Vorbeugende Verbrechenbekampfung durch
die Polizei del 20-11-1939, doc. 17.02.
15
Institut fur Zeitgeschichte, München, lettera di Eichmann a Nebe, doc.
Eichmann.
16
Nel 1961, durante il suo interrogatorio nel processo di Gerusalemme, Eichmann
confermerà di esser stato il responsabile di questo ufficio e di essersi occupato della
«questione zingara».
17
Institut fur Zeitgeschichte, München, RFSSuChdDtPol, 27-4-1940, inviato agli
uffici di polizia criminale di Hamburg, Bremen, Hannover, Dusseldorf, Koln, Frankfurt a.
M., Stuttgard, doc. 17.02.
18
L'attenzione alla «questione zingara» si ritrova anche nelle differenze di
opinioni manifestate ai piú alti livelli della gerarchia del Reich. Himmler voleva
risparmiare alcune tribú zingare che, in base alle argomentazioni razziali e biologiche,
considerava «pure»: a questo scopo emanò persino una direttiva (13-10-1942) per
tutelare i sinti e i lalleri. Ovviamente tutto ciò non ebbe alcun seguito ma può essere
indicativo dell'interesse intorno al problema della «soluzione finale per gli zingari».
19
Il decreto non è mai stato ritrovato, ma si legge in Institut fur
Zeitgeschichte, München, nelle istruzioni urgenti (Schnellbriefe) dell'Rsha datate
29-1-1943, doc. 17.02.
20
D. Kenrick-Grattan Puxon, op. cit., p. 105.
21
«Lacio Drom», a cura del Centro Studi zingari, Roma, n. 5/6, 1974.
22
Sul lager di Auschwitz sono molto suggestive le pagine di H. Langbein,
Menschen in Auschwitz, Wien, Europa Verlag, 1972 (trad. it., Uomini ad Auschwitz, Milano,
Mursia, 1984).
23
Il 23 marzo 1943 un convoglio di 1.700 zingari dalla Polonia, probabilmente
per il dilagare di un'epidemia di tifo petecchiale, e il 30 maggio 1943 un altro di 2.500
zingari dalla Cecoslovacchia.
24
H. Langbein, op. cit., p. 253.
25
R. Höss, Kommandant in Auschwitz, Stuttgart, Deutsche Verlag-Anstalt, 1958
(trad. it., Comandante ad Auschwitz, Torino, Einaudi, 1960).
26
Sono testimonianze citate da Kenrick-Puxon, op. cit., p. 181.
27
R. Höss, Kommandant in Auschwitz, cit.
28
Auschwitz fu liberata il 27 gennaio 1945. |