INDICE
1.
UNA POESIA PER
COMINCIARE
2.
VECCHIONI E
PESSOA
3.
CHI SCRIVE
LETTERE D'AMORE E' RIDICOLO?
4. ANALIZZIAMO
LETTERE D'AMORE
5. ANTOLOGIA
AMOROSA
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ANTOLOGIA AMOROSA
Guido Gozzano
ad Amalia Guglielminetti
30 marzo
1908
Rileggo ogni
giorno la tua lettera, mia buona Amalia, con una grande
malinconia. E indugio nella risposta, preso da un'indolenza
dolorosa: forse perché non so bene come dirti...
Da molti giorni sono in casa ed ho l'anima morbosamente
assopita, incerta di tutto come in un sogno. Penso a tante cose,
sopra tutto, avvenire; e penso anche a te, con molta tenerezza e
con molta serenità. Sento in fondo all'anima una specie di fiera
tristezza, per aver saputo essere crudele con me e forse -
perdonami - anche un po' con te...
lo provo una soddisfazione speciale quando rifiuto qualche bella
felicità che m'offre il Destino.
E quale felicità, Amica mia! j Il nostro amore che sarebbe
fiorito con tutti i fiori della primavera torinese! (cosí dolce
per l'esule che ritorna!) anche la stagione sarebbe stata
propizia alla nostra follia! E quanti mesi di serenità, di sole,
di profumo! E quanti sogni! Avremmo voluto pellegrinare la
nostra passione in tutti i dintorni favorevoli al sentimento:
quanti sogni! Io li ho già sognati tutti e t'ho già vista in
tutti: con a sfondo i paesi sconosciuti, le viuzze di provincia
dove si sarebbe delineata al mio fianco la tua svelta parigina
figura primaverile.
Io non vedrò le tue vesti nuove. Sarò lontano, solo, con la mia
ambizione taciturna: una compagna ben piú crudele della tua
malinconia... Perché non confessartelo, mia buona sorella?
L'ambizione da qualche tempo mi artiglia in un modo atroce.
Non sento non vedo non godo non soffro di altro.
[..]
Per me, camminando diritto, con l'occhio fisso alla mia meta
lontana (o quanto!) tutto è secondario e trascurabile: gioie e
dolori: tutto, perfino la tua bellezza sulla quale mi sono
chinato un istante, come su un fiore, al margine del sentiero,
ma dalla quale mi separo tosto, perché arresterebbe di troppo il
mio passo tranquillo... Ah! Se io potessi darti una parte
soltanto di questo mio orgoglio latente, anche il dolore che tu
dici di avere in te impallidirebbe e l'amore ti apparirebbe qual
è: un inganno della giovinezza e un episodio trascurabile in un
destino come il mio e come il tuo. E mai come in questi tempi
che tale smania mi fa soffrire, ho avuto tanto disprezzo per le
mie attitudini artistiche e ho tanto sentita la necessità di
affinarle con lo studio, con la meditazione, col silenzio. Tu
hai ancora l'avidità di cogliere fiori e di godere l'ora che
passa: per me anche la lusinga del piacere mi è intollerabile
come un ostacolo sul mio sentiero.
Amalia, mia buona amica, quante di queste cose t'avrei detto e
ti vorrei dire se tu non fossi giovine e bella! Ma hai degli
occhi luminosi ed una bocca tentatrice ed è impossibile starti
vicino senza diventare irriverenti con te come con una crestaia
od una cortigiana qualunque...
Ho rilette queste sei pagine, amica mia: oimè! Parlo, parlo, e,
sopra tutto, ragiono: quanto devo farti soffrire! E anche
sdegnare. Perdonami!
Perdonami. Ragiono, perché non amo: questa è la grande verità.
Io non t'ho amata mai. E non t'avrei amata nemmeno restando qui,
pur sotto il fascino quotidiano della tua persona magnifica; no:
avrei goduto per qualche mese di quella piacevole vanità
estetico-sentimentale che dà l'avere al proprio fianco una donna
elegante ed ambita. Non altro. Già altre volte t'ho confessata
la mia grande miseria: nessuna donna mai mi fece soffrire; non
ho amato mai; con tutte non ho avuto che l'avidità del
desiderio, prima, ed una mortale malinconia, dopo...
Ora con te, che sei il piú eletto spirito femminile ch'io abbia
incontrato mai, e con te che dici di amarmi, sono stato sempre e
voglio essere ancora sincero: non ti amo. E la risoluzione piú
leale da parte mia è il distacco. Partirei pur non dovendo
partire. Invece il Destino è propizio: m'impone l'esiglio anche
per altre cause ch'io tolgo a pretesto.
Rívederci? a che scopo? Un colloquio di piú nulla aggiungerebbe
(o sottrarrebbe forse) alla fraterna benevolenza che noi
dobbiamo portare l'uno dell'altro.
Addio, mia buona amica! Ti bacio.
Guido G.
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