INDICE
1.
UNA POESIA PER
COMINCIARE
2.
VECCHIONI E
PESSOA
3.
CHI SCRIVE
LETTERE D'AMORE E' RIDICOLO?
4. ANALIZZIAMO
LETTERE D'AMORE
5. ANTOLOGIA
AMOROSA
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ANTOLOGIA AMOROSA
Silvio Pellico
a Teresa Bartolozzi
Giovedí, 22
giugno 1820
Mia adorata
amica. Non chiedo che tu mi risponda; le tue occupazioni non ti
lasciano tempo di scrivere: non ti sdegnare dunque s'io ti
scrivo; non ti chiedo se non che tu abbia la pazienza di leggere
le espressioni del miei sentimenti per te. - Ho bisogno di dirti
ch'io t'amo, di ridirtelo, di giurartelo; e in quelle ore ch'io
passo in casa tua, non mi è mai dato di star libero, e solo con
te un istante. - Sí, io t'amo! O era giusto ch'io non te lo
dicessi mai, o è necessaio ch'io te lo ripeta ogni giorno. - Se
tu sapessi la febbre che ho nel cuore, se tu sapessi come la tua
immagine, i tuoi sorrisi, i tuoi detti, sempre scolpiti nella
mia mente, mi fanno continuamente palpitare; se tu sapessi come
i miei sonni sono turbati e brevi da che ho - non so se debbo
dire la fortuna o la sciagura di conoscerti - tu mi
compiangeresti, o Gegia! Io sono in uno stato di pena
inesprimibile. Perché m'hai tu vietato di ripartire per Torino?
Questo tuo divieto, e le tenerissime parole di amicizia che ti
compiacesti di dirmi m'inondarono per un momento il cuore di
gioia; - ma a questa gioia succede un turbamento maggiore di
prima. Sí; io t'amo piú di prima, io ardo ogni dí piú. Dal punto
in cui ti ho svelato il segreto del mio povero cuore, mi sembra
che una nuova indissolubile catena mi si sia avvinta intorno
all'anima. - Avanti di confessarti l'amor mio, io m'immaginava
di non aver perduta interamente la mia libertà, io credea
d'essere ancora in qualche modo padrone di me, o se nol credeva,
io mi sforzava di sperarlo. - Ora, ho giurato d'amarti, e sono
tuo, per tutta la mia vita. - Ieri, allo sfuggirmi del mio
segreto, è cominciata una nuova epoca della mia esistenza: ho
varcato un passo fatale; nulla può piú ritrarmene. Non vedo che
un abisso di dolori dinanzi a me, ma non posso retrocedere,
conviene ch'io mi v'inoltri, ch'io vi perisca.
Adorata, unico mio pensiero, Gegia, mia cara Gegia! cento volte
al giorno io ripeto fra me: che diverrò? quale orribile avvenire
prevedo? Separarmi da lei, non piú vederla! - Eppure questa
spaventosa idea non è quella che piú mi strazia il cuore:
un'altra piú crudele idea mi fa abborrire la vita. Il tuo
gentile animo che oggi non sente amore, non è stato creato per
vivere indifferente: tu t'innamorerai di qualche mortale piú
felice di me: io ho un presentimento di ciò... tu mi sarai
rapita, tu amerai, ma che altri t'ami quanto t'amo io, non
crederlo, Gegia, non è possibile. -
Ah! perché il Cielo m'ha dato, un cuore tutto ardente d'amore, e
non m'ha ornato di tutti quei pregi esterni che innamorano, che
inspirano una vera passione! Perché non ho io la millesima parte
delle tue grazie, della tua leggiadria, dell'incanto che è
diffuso su tutta la tua celeste persona! - Ridi pure, e rida
teco la buona Cugina Carlotta, io ve lo permetto; ma tant'è: a
me non era mai importato d'essere brutto, né bello. Ora m'addiro
colla Natura che non mi ha fatto il piú bello, il piú amabile,
il piú seducente degli uomini. - Quando per lo passato io mi
sentiva inclinazione per una donna, io diceva: Se le sono
simpatico l'amerò, ma se non prova simpatia fuorché per i bei
giovani, saprò non curarmene. - Oh, come sono cangiato! Nulla
può consolarmi di non avere in me tutto ciò che la bellezza e la
fortuna e l'ingegno hanno di magico onde impadronirmi del tuo
cuore. - Vorrei offrirti in me l'uomo il piú degno d'una
angelica creatura qual tu sei... ma ciò che ho di te degno non è
altro che un'anima immensamente capace d'amore!
Sono infelice; tu m'hai reso infelice, tu m'hai reso amaro tutto
ciò che un giorno formava la dolcezza dei miei giorni. Per
cagion tua, ogni cosa al mondo m'è divenuta molesta, fuorché te
e la tua cugina e gli oggetti che ti circondano. - Ma i miei
pensieri sono sconnessi; non so né anche piú ordinare le mie
idee. Il mio cervello stanco dalle continue veglie è esausto di
forze: lo sento ardere. Credimi; o impazzisco, o muojo d'amore.
Ti voleva dire tante cose, e t'ho scritta la piú insipida
lettera del mondo! Ah! Gegia, perdonami; io avrei dovuto
ringraziarti dell'avermi assicurato della tua amicizia! - io
dovrei esser pago di questo tenero sentimento! - Di che dunque
mi lagno? Ti giuro che apprezzo la tua amicizia; sono certo che
me la serberai Dio! l'amor tuo, Gegina, l'amor tuo, chi mai lo
possederà? - Tu non vedi di che freddo sudore mi si copre la
fronte.
Ieri ti dissi ch'io t'avea scritto; tu m'imponesti di darti la
mia lettera. Eccola, anima mia. - Ma oh quanto sono meno
malinconico oggi che jeri! l'aver passato vicino a te tutta la
sera, l'essermi beato udendo i tuoi cari racconti, l'essermi
veduto trattare con tanta fratellanza e bontà da te e da
Carlotta, i tuoi amabili scherzi, i suoi, i pensieri mesti che
abbiamo diviso insieme... tutto questo mi ha riempito il cuore
di dolcezza. - Ah! se non puoi amarmi d'amore, Gegia, amami
almeno con tale amicizia che molto molto si assomigli all'amore!
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