INDICE
1.
UNA POESIA PER
COMINCIARE
2.
VECCHIONI E
PESSOA
3.
CHI SCRIVE
LETTERE D'AMORE E' RIDICOLO?
4. ANALIZZIAMO
LETTERE D'AMORE
5. ANTOLOGIA
AMOROSA
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ANTOLOGIA AMOROSA
Luigi
Pirandello a Marta Abba
10 febbraio
1931
Marta mia,
vorrei che Ti venisse più spesso l'ispirazione di scrivermi,
perché il bisogno che ho sempre avuto delle Tue lettere, come
dell'aria per respirare, in questo momento è più grande che mai;
e Ti dico perché. Credo veramente ch'io stia componendo, con un
fervore e una trepidazione che non riesco a esprimerti, il mio
capolavoro, con questi "Giganti della Montagna". Mi sento asceso
a una sommità, dove la mia voce trova altezze d'inaudite
risonanze. La mia arte non è stata mai così piena, così varia e
imprevista: così veramente una festa, per lo spirito e per gli
occhi, tutta palpiti lucenti e fresca come la brina. E scrivo
con gli occhi della mente fissi a Te. Poco importa che Tu poi
non debba presentare questo lavoro, o perché non creda che sia
per Te, o perché non possa per tante ragioni: è una questione
secondaria, ciò che importa, non solo, ma mi è assolutamente
necessario in questo momento, è pensare che lo sto scrivendo per
Te. Non potrei più andare avanti d'una parola, se la Tua divina
Immagine ispiratrice m'abbandonasse per un istante. Io la seguo
questa Tua Immagine, nelle situazioni in cui l'ho messa, ed Essa
a mano a mano mi trova le parole e mi crea le scene, e mi porta
avanti, avanti, suggerendomi, indicandomi ciò che debbono dire,
ciò che debbono fare anche gli altri personaggi, per rispondere
al suo giuoco, per placare o per accrescere le sue ansie, per
far nascere dal contrasto l'armonia suprema della composizione.
Senza saperlo, così da lontano, non pensando più forse
minimamente a me, presa da altri pensieri, da altre cure, il
lavoro me lo stai facendo Tu. Ora io penso che cosa sarebbe, se
Tu invece Ti facessi più viva con me, viva com'eri prima, quando
pensavi più e più Ti stava a cuore il Tuo maestro, che senza il
Tuo pensiero (dico almeno il Tuo pensiero) non può più vivere.
Ah, Marta mia, per seguitare a lavorare come sto lavorando,
bisogna ch'io pensi assolutamente che Tu sei sempre la stessa
per me. Se per un momento mi s'affaccia la certezza che Tu con
la mente e col cuore già Ti sei distaccata, e io son diventato
ormai uno come un altro, da cui Tu sei lontana e a cui solo di
tanto in tanto rivolgi un pensiero o un sentimento alieno; tutto
mi muore dentro, mi sento cader l'anima e il fiato, ogni luce si
spegne nel mio cervello, e la mano mi casca sulla carta, inerte
come una pietra. Ajutami, ajutami, per carità, Marta mia, non mi
lasciare, non m'abbandonare, sono gli ultimi miei momenti: ho
tanto, tanto bisogno di Te, di sentirti uguale e vicina, quella
di prima ... Scrivimi, fatti viva, ho tutta la mia vita in Te,
la mia arte sei Tu; senza il Tuo respiro muore. Tu stai creando,
e non lo sai, Tu con tutta la potenza della Tua arte, coi toni
della Tua inimitabile voce, col fulgore dei Tuoi occhi che
trovano lo sguardo per ogni passione; stai creando con l'ardore
che dalla Tua mente, dal Tuo cuore, da tutta la Tua persona è
venuto in me, perché io lo trasfonda nell'opera che attraverso
Te sto scrivendo, e che non è mia ma Tua: creazione Tua. Seguita
fino all'ultimo a soccorrermi, Marta mia, non mi abbandonare;
pensa che non morirei io soltanto, ma anche l'opera Tua. Non è
possibile che Tu non sia, come autrice vera e sola, in tutto
quello che ancora faccio. Ma io sono la mano, Quella che in me
detta dentro, sei Tu, senza più Te, la mia mano diventa di
pietra.
Ho avuto jeri un po' di febbre, forse l'ho anche oggi; ho preso
dei cachets Fevre, e mi tengo riguardato; ma non è nulla:
lavoro. Non ho più bisogno di nulla, quando lavoro: ho soltanto
bisogno di Te. Se m'arriva oggi una Tua lettera, son bell'e
guarito. lo credo che anche se fossi morto, arrivando una Tua
lettera, risusciterei. Sono così solo, così solo, Marta mia, e
non Ti puoi figurare le serate che passo. Appena si fa sera, mi
prende un'angoscia ... Ma non voglio affliggerti inutilmente.
Addio, Marta mia.
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