Telefono

La paternità dell'invenzione è controversa. La versione che gode di più credito in Italia attribuisce l'invenzione ad Antonio Meucci attorno al 1860 che chiamò teletrofono, anche se forse il primato spetta ad un altro italiano, Innocenzo Manzetti, che riuscì a realizzare un apparecchio elettrico in grado di comunicare a distanza già negli anni Cinquanta dell'Ottocento, ma senza riuscire a sviluppare ulteriormente il progetto. Manzetti battezzò la sua invenzione, basata sull'induzione elettromagnetica "télégraphe parlant", Innocenzo Manzetti, come riportano numerose testimonianze dell'epoca (giornali italiani e internazionali del 1864/65 che parlarono della dimostrazione pubblica), riuscì a realizzare un apparecchio elettrico in grado di comunicare a distanza utilizzando in principio di induzione magnetica mentre il primo dispositivo di Meucci consisteva in due fili attorciliati e stretti tra i denti. Meucci, avuta notizia dai giornali, scrisse a Manzetti parlando di idee simili. Morto Manzetti a 52 anni nel 1877, tutti suoi prodotti scientifici (bussole, barometri,termometri ed il prototipo del "téléphone"), vennero ceduti dalla moglie Maria Rosa Anzola, con atto notarile del 7 febbraio 1880, a due viaggiatori americani: Max Meyer uomo d'affari e Horace H. Eldred che si scopre essere direttore dei telegrafi di New York.

Nel 1860 Philipp Reis presentò una macchina per la trasmissione elettronica di suoni musicali tramite una barretta vibrante sotto l'influenza di un campo magnetico. Detto dispositivo non era comunque in grado di trasmettere la voce.

Elisha Gray lo inventò indipendentemente e ne diede dimostrazione nel 1876, ma due ore prima di presentare la richiesta di brevetto, Alexander Graham Bell nel 1876 presentò la sua (anche se il progetto da lui proposto non funzionava). Come risultato, soprattutto negli Stati Uniti e Canada, Alexander Graham Bell viene normalmente accreditato dell'invenzione.

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