In Italia la storia del manifesto moderno commissionato dall'industria porta il nome delle Officine grafiche Ricordi costituite nel 1896 dirette da Adolfo Hohenstein. I primi manifesti furono quelli creati per i magazzini Mele.
Il linguaggio utilizzato all’inizio era in stile liberty con immagini allegoriche, a volte ispirandosi dalla mitologia.
Nell’ambito della pubblicità industriale Aleardo Terzi, uno dei pionieri delle Officine Ricordi, ci consegnerà due capolavori della storia del manifesto d'Italia: la scimmia che si lava i denti col Dentol del 1914 e il cucciolo con il pennello in bocca della Max Meyer & C del 1921.
Nei primi decenni del secolo passato, si affacciano nel panorama italiano altri autori come Mauzian, il futurista Depero, Leonetto Cappiello,di cui nei suoi manifesti è possibile leggere quel sintetismo dell'idea pubblicitaria,che si diffonderà in tutti gli artisti del manifesto.
Cappiello lavorerà molto in Francia, dove si affermerà anche un altro italiano, Severo Pozzato, in arte Sepo, che tornato in Italia fonderà una scuola del manifesto a Livorno. Pozzato è famoso per il manifesto del panettone Motta. Un altro artista che entrerà a far parte della storia del manifesto italiano è Federico Seneca con i suoi famosi manifesti per la Perugina Buitoni.
Negli anni venti e trenta avviene la trasformazione tecnica nell'esecuzione e nella stampa del manifesto, che influenzerà inevitabilmente anche l'aspetto estetico dei lavori. Si abbandonano la litografia e la cromolitografia e si passa alla fotomeccanica, in cui anche i colori pieni vengono ottenuti con la sovrapposizione di più retini.