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Sul filo spinato
Commento di Fabrizio Billi al libro di Razac |
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un commento di
Fabrizio Billi su una pagina, dell'opera di Razac, Storia politica
del filo spinato, Edizioni Ombre Corte, 2001, p. 94 Senza dubbio curiosa l’idea di scrivere una storia politica del filo spinato, un "oggetto" certo inconsueto per il senso comune. Ma non è priva di fondamento l’idea che il filo spinato sia uno degli oggetti-simbolo del mondo contemporaneo: come è possibile non associare l’idea del filo spinato all’immagine dei lager nazisti, purtroppo uno dei luoghi-simbolo del Novecento? Ed i lager erano delimitati proprio dal filo spinato, che stabiliva i confini di quel mondo di oppressione, tirannia e violenza. Ma se una persona della seconda metà del Novecento associa probabilmente il filo spinato ed i lager, i soldati reduci dalla prima guerra mondiale è probabile che associno l’idea del filo spinato alle immagini delle trincee, al fuoco delle mitragliatrici, agli assalti alle postazioni nemiche, assalti che spesso venivano ostacolati o fermati proprio dal filo spinato. Il libro di Razac racconta proprio l’utilizzo del filo spinato in questi due momenti topici della storia del Novecento, oltre che raccontare la prima utilizzazione del filo spinato, negli Stati Uniti nell’Ottocento, quando venne inventato per evitare che le mandrie pascolassero liberamente nei campi, ed anche per allontanare gli indiani. L’inventore del filo spinato è un certo J. F. Glidden, che nel 1874 deposita il brevetto di "due fili di ferro e di una serie di spine, fatte con pezzi di filo di ferro e di una serie di spine, fatte con pezzi di filo di ferro ritorto e tagliato obliquamente alle due estremità". L’invenzione del filo spinato comportò un deciso cambiamento nella lotta tra grandi allevatori e piccoli agricoltori. Intorno alla metà del secolo scorso le grandi praterie americane erano dominate da mandrie di bovini che vi pascolavano liberamente. Con la progressiva colonizzazione e la messa a coltura del suolo, gli agricoltori avevano la necessità di impedire l’accesso dei loro campi alle mandrie. Il filo spinato si rivelò per questo fine un utilissimo strumento, per la sua economicità, la sua leggerezza e la sua facilità d’uso. Momenti fondamentali della colonizzazione del west furono l’Homestead Act del 1862 e il Dawes Act del 1887; il primo assegnava 80 acri di terra libera ad ogni famiglia di agricoltori che la coltivasse, il secondo permetteva di assegnare non più solo le terre libere, ma anche le terre indiane, che si trovano così ad essere lottizzate e recintate. Il momento successivo della storia politica del filo spinato è la prima guerra mondiale, anche se l’utilizzo del filo spinato in battaglia inizia però nel 1870, con la guerra franco-prussiana (allora però si trattava ancora di un semplice filo di ferro liscio). Le strategie militari tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento prevedevano l’offensiva di grandi masse di soldati, con una notevole mobilità ed una grande capacità di sfondamento. Queste strategie si infransero sulle trincee, sui campi minati e sulle barriere di filo spinato, che ancora una volta si dimostrò uno strumento dissuasivo semplice, economico e di facile utilizzazione. Il predominio della guerra di trincea durò fino agli ultimi mesi della prima guerra mondiale, quando l’evoluzione tecnologica dei carri armati fornì gli eserciti dei mezzi tecnici per superare le barriere difensiva avversarie. Infine, il libro racconta l’utilizzo del filo spinato nei lager nazisti. La struttura dei campi nazisti, fossero essi di concentramento o di sterminio, era sempre la medesima: alcune fila di baracche racchiuse da filo spinato, attraverso il quale passava corrente elettrica, ed alcune torrette di controllo che sorvegliavano la recinzione con l’ausilio di potenti fari e mitragliatrici. Secondo Razac, "si può sostenere che l’elemento centrale della costruzione di un campo è, paradossalmente, il recinto di filo spinato", che diventa "l’elemento essenziale di una gestione totalitaria dello spazio". Il filo spinato delimita due mondi, il mondo esterno ed il regime concentrazionario. Come ha scritto primo Levi, quando il lager di Auschwitz fu liberato, "la breccia nel filo spinato dava l’immagine concreta [della libertà]". |