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Sul lager

Elie Wiesel, La notte

Mai dimenticheṛ quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticheṛ quel fumo.
Mai dimenticheṛ i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticheṛ quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticheṛ quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticheṛ quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, ed i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticheṛ tutto cị, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

Elie Wiesel, La notte, Giuntina, Firenze, 1980

Deportato nel 1944, con tutta la famiglia, Wiesel giunge ad Auschwitz-Birkenau , dove vede subito sparire la madre e la sorella. Riesce a rimanere insieme al padre nel campo di Auschwitz-Monowitz , lo stesso di Primo Levi .
A differenza di quest'ultimo che è in infermeria, quando il fronte russo costringe i tedeschi alla ritirata, Wiesel insieme a decine di migliaia di deportati compie la marcia forzata di evacuazione del campo (la maggior parte dei deportati sopravvissuti morirono in questa marcia).
E' costretto a raggiungere a piedi ed in treno Buchenwald dove il padre muore tra il 28 e il 29 Gennaio 1945, ormai sfinito. Il 10 aprile il primo carro armato americano si presenta alle porte di Buchenwald.