L’uomo
senza paura
USA 1955, colore, 89'.
Regista: King Vidor
Interpreti (e personaggi): Kirk Douglas (Dempsey Rae), Jeanne Crain (Reed
Bowman), Claire Trevor (?), William Campbell (Jeff Jimson), Richard
Boone (?).
TRAMA :
1875. Dempsey Rae (Kirk Douglas) viene dal Texas, da cui è stato
scacciato dal filo spinato. Viaggiando clandestino su un treno che lo
porta nel Wyoming, conosce un giovane inesperto e generoso, Jeff Jimson
(William Campbell), in cui rivede il fratello morto, che protegge e
salva dai pericoli. Insieme raggiungono un villaggio e qui sono assunti
come mandriani dal capoccia di un grande allevamento di bovini.
Proprietaria del ranch è una donna decisa e ambiziosa, che viene dalla
città, Reed Bowman (Jeanne Crain), che intende ampliare l’allevamento
sfruttando le praterie della "terra libera" che si estende
tutto intorno, pur sapendo che danneggerà così le colture e gli
allevamenti dei piccoli proprietari confinanti. La padrona irretisce
Dempsey, che sta al gioco, ma poi se ne stacca, prendendo le distanze
dalla politica espansionistica di lei e degli scagnozzi texani cui lei
ricorre per far guerra ai piccoli proprietari. Nonostante questi ultimi
si avvalgano del filo spinato per tentare di difendere i loro pascoli,
Dempsey passa dalla loro parte e, per questo, è brutalmente malmenato
dagli uomini di Reed. Tra questi è ora il giovane Jeff, convinto dalla
donna a lavorare per lei; ma infine torna al fianco di Dempsey, quando
deve affrontare il più prepotente dei cowboy del ranch di Reed, Stebe
Miles (Richard Boone). Dopo la vittoria di Dempsey, i piccoli
proprietari gli offrono un pascolo e alcuni capi di bestiame, ma il
protagonista preferisce andarsene alla ventura. Jeff rimane sul luogo
con la figlia di un vecchio fattore, con la quale si sposerà.
ANALISI : Un western maiuscolo e
anticipatore, introduce il seme del dubbio nell’eroe senza macchia e
senza paura della tradizione "sullo sfondo di una realtà
storica in trasformazione: il passaggio dalla fase biblico-patriarcale
della colonizzazione all’avvento di una civiltà fondata sulle regole
e, quindi, sui limiti della libertà umana " (Aldo Viganò).
Purtroppo l'Autore non esplicita gli estremi bibliografici del testo da
cui ha tratto il commento di Viganò, lo cercherò in seguito.
FRASI CELEBRI : Dempsey: Odio il
filo spinato e odio chiunque voglia farne uso, Dove arriva il
filo spinato arrivano morti e lutti.
Adesso inserisco alcuni stralci tratti da qualche dizionario del cinema.
Mereghetti, Il Mereghetti-Dizionario dei Film 2002, Baldini &
Castoldi 2001, p. 2244:
...è un western che riflette sul mito dell’individualismo, sul gusto
per l’avventura e i grandi spazi (alla fine Dempsey riprende il suo
vagabondaggio, solo con la sua sella), su un modo di vivere che il
progresso e l’avidità stanno soffocando.
L., L. e M. Morandini, Il Morandini-Dizionario dei Film,
Zanichelli 1998p. 1429:
Un cow-boy onesto e lavoratore si erge a paladino dei piccoli
agricoltori in conflitto con una ricca e prepotente ranchera che
vorrebbe cacciarli per acquistare terra e potere.
P. Farinotti, Dizionario di tutti i film, Mondadori 1999, p.
1628:
Battaglia tra allevatori, che vogliono disporre dei ricchi pascoli del
West senza limitazioni, e agricoltori che intendono invece recintare i
loro campi da coltivare.
Dalla trama si evince che
effettivamente il filo spinato è in questo western l'emblema di un
rapporto conflittuale "fra due schiere di bianchi" e non
"fra bianchi e indiani", probabilmente in quanto la questione
degli indiani era purtroppo superata in senso negativo: i nativi erano
ormai "decontestualizzati".
Lo stesso Razac scrive (p. 27): "Colui che la memoria degli
Stati Uniti dovrebbe celebrare come l'eroe di una resistenza
indistruttibile dalla produttività moderna, è evidentemente l'indiano
e non il cow-boy, il dipendente degli alelvatori ".
Per vedere una maggiore sensibilità cinematografica verso i nativi,
bisognerà aspettare ancora qualche anno (cosa che prenderò in esame
quanto prima).
Sempre
Razac a pagina 24 cita un altro film: La porta del Paradiso di
Michael Cimino. Ma in realtà il titolo italiano del film è I
Cancelli del cielo, come si ricava leggendo la filmografia di
Cimino.
USA 1981, colore, 148' (versione
corta)
Regia: Michael Cimino
Interpreti (e personaggi): Kris Kristofferson (James Averil), Sam
Waterson (Frank Canton), Christopher Walken (Nathan D. Champion),
Isabelle Huppert (Ella Watson), Jeff Bridges (John Bridges).
Da La conquista del West in oltre 101 film, a
cura di Giancarlo Beltrame, Demetra 1997, p. 26:
TRAMA: Laureato ad Harvard nel 1870
James Averill (Kris Kristofferson), vent'anni dopo, nel 1890, dove gli
allevatori di bestiame della Contea di Johnson, guidati da Frank Canton
(Sam Waterson), organizzano una squadra della morte per eliminare 125
coloni emigrati dall'Europa centro-orientale...
FARINOTTI: La storia della guerra nella contea di Johnson nel Wyoming. I
grandi allevatori organizzano una spedizione punitiva contro i
contadini. Ma costoro si difendono strenuamente guidati da uno sceriffo.
Uno dei più grossi smacchi commerciali degli anni Ottanta. Portò al
fallimento la United Artists e alla morte presunta il genere western.
MORANDINI: 1890, guerra nella contea di Johnson (Wyoming) tra i
contadini, da poco immigrati dall’Europa dell’Est, e i potenti,
feroci allevatori di bestiame.
Il
giudizio dei critici è positivo, l'insuccesso commerciale fu
catastrofico. La locandina è rappresentativa e vedrò di inserirla. |