I soliti ignoti,
1958, Mario
Monicelli
Genere: commedia satirica; soggetto: Age, Scarpelli; sceneggiatura:
Monicelli, Age, Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico; fotografia: Gianni Di
Venanzo; scenografia: Piero Gherardi; musica: Piero Umiliani ; montaggio:
Adriana Novelli; interpreti: Vittorio Gassman (Peppe), Marcello Mastroianni (Tiberio),
Memmo Carotenuto (Cosimo), Renato
Salvatori (Mario), Tiberio Murgia (Ferribbotte), Carlo Pisacane (Capannelle), Totò (Dante Cruciani), Rossana Rory (Norma), Carla Gravina (Nicoletta), Claudia Cardinale (Carmelina); produzione: Vides -
Lux Film - Cinecittà
Film italiano
del 1958, perciò a pieno titolo nell'epoca del boom, in realtà meglio ascrivibile
ad una fase di transizione dall'Italia della ricostruzione (struttura
economica, società, mentalità ancora prevalentemente rurali o
paleocapitalistiche) a quella del miracolo economico.
Il film
risulta significativo a due livelli:
1- come
DOCUMENTO DI UN'EPOCA, soprattutto dal punto di vista delle trasformazioni
della mentalità e del costume: il miracolo non ha ancora raggiunto tutti i ceti
sociali - meno che mai il sottoproletariato protagonista di questa pellicola -
ma è possibile coglierne le prime tracce accanto a quelle ancora robuste della
fase storico-culturale precedente.
2- Come
DOCUMENTO DEL CINEMA DEGLI ULTIMI ANNI
CINQUANTA che, dopo la fase artigianale e avventurosa del dopoguerra, passa a
quella industriale, ma non sa ancora staccarsi dai diretti precedenti dei suoi
autori (sceneggiatori e regista), in primo luogo le riviste satiriche e il
teatro di rivista. Molti sono gli ammiccamenti del film a quest'ultimo: a) i
protagonisti delle vicende, degli sbandati di periferia che campano di furtarelli
e di truffe, compaiono in scena uno allo volta, quasi presentati dagli altri
personaggi; b) Totò-Dante Cruciani, ex-scassinatore ora in libertà vigilata,
insegna agli altri personaggi a recitare una parte, quella di scassinatori
"scientifici", parte che si rivelerà ben presto del tutto estranea a
loro. Ad uso e consumo del brigadiere in visita di controllo a Totò-Dante
Cruciani, gli "allievi" improvvisano uno spettacolino (fingono di
stendere il bucato sulla terrazza sulla quale Totò li stava istruendo) celando
dietro a un sipario di lenzuola la cassaforte su cui stavano esercitandosi allo
scasso; in questo caso gli ammiccamenti sono anche al cinema: Totò si mette in
pensione e insegna la parte ai giovani attori emergenti (Gassman, Mastroianni,
salvatori) effettuando pertanto un vero e proprio passaggio di consegne.
Trama e
procedimenti narrativi
Sul piano
narrativo il film presenta una struttura analoga a quella di molte successive
commedie all'italiana (La grande guerra,
Tutti a casa, A
cavallo della tigre, ecc.): si parte dal riconoscimento di una mancanza (nelle commedie di argomento
storico, da una rottura d'equilibrio):
i protagonisti aspirano ad una vita dignitosa tramite una sistemazione
decorosa; per colmare il vuoto si costituisce un gruppo attorno al protagonista (Peppe-Gassman) che possiede un mezzo magico (il progetto di rapina dei
preziosi contenuti nella cassaforte di un Monte di Pietà romano). La trama si
snoda lungo una serie di episodi che vedono i personaggi impegnati a definire l'impresa, superando ostacoli alla
bell'e meglio. Il finale picaresco
mostra il fallimento del piano e l'adattamento forzato di alcune figure alle
norme sociali dell'epoca (lavoro, matrimonio…) Alcuni episodi collaterali,
incentrati sulle relazioni amorose tra Peppe e Nicoletta, Mario e Carmelina o
sulla presentazione del background dei personaggi, assumono la funzione di
accentuare la comicità dei personaggi e di mostrare il divario aspettative e
presunzione di sé, da un lato, ed effettivi risultati, dall'altro. Visivo e
sonoro contrastano impietosamente: a parole il colpo dovrebbe realizzarsi
secondo le modalità previste dal cinema noir francese e americano; nella realtà
alla pretesa scientificità di Peppe fanno da contrappunto le miserande
condizioni dei personaggi ("Sincronizziamo gli orologi" dice Peppe,
sentendosi rispondere che nessuno dei compagni possiede un orologio;
l'inseguimento tipico dei film di gangster si svolge sugli autoscontri di un
luna-park; la pupa del gangster, Norma-Rossana Rory, preferirebbe il matrimonio
a una pelliccia…)
La comicità
smascherail volto di un'Italia ancora provinciale in cui si tira a campare, ma
nella quale si sta facendo strada il miraggio del miracolo economico e dei
soldi facili.
Personaggi
Alcuni
assumono i connotati dell'anonimato e del tipico propri di tanta commedia
all'italiana a venire. Dal bravo ragazzo,
sbruffone ma vigliacco, solo apparentemente ribelle, in realtà disposto ad
inquadrarsi nei percorsi sociali convenzionali (Peppe, Mario), cui si accompagna
spesso una lei, spesso sola, orfana,
costretta ad una vita difficile
(Nicoletta, Carmelina), all'uomo di buon
senso (Tiberio, Dante Cruciani), mediocre, ma realista, capace di assumersi
le sue responsabilità, rispettoso degli altri; dalla femme fatale, parodia della pupa del gangster, il cui connotato
primo è la gelosia (Norma), alla vittima
predestinata (Cosimo muore investito da un tram, insinuando dubbi
sull'effettiva realizzabilità del "colpo"); dal vecchietto avido, agile, affamato, sempre di corsa (Capannelle) al siciliano d'onore emigrato a Roma
(Ferribbotte).
Tutti i
personaggi sognano "lo sgobbo" sensazionale che li sistemerà per
sempre; almeno apparentemente, perché nella realtà altre aspirazioni si
manifestano: quelle ad una vita domestica quieta nell'ambito di una famiglia
(così le cineriprese di Tiberio dedicano più ampio spazio al figlioletto che
alla cassaforte da svaligiare; la parete bucata nel finale della pellicola on
conduce alla "commare", ma offre uno squarcio di ambiente domestico in
cui i nostri eroi scaldano e mangiano un piatto di pasta e ceci…) E la pretesa
scientificità del piano non è altro che la coreografia fasulla che garantisce a
Peppe il coraggio per interpretare il ruolo di gangster.
Il contrasto
vistoso tra i ruoli noir interpretati e la realtà provinciale e poverissima
consente di mettere a fuoco, da un punto di vista narrativo, le illusioni
dell'italiano medio (attraverso la parodia del film di gangster americano); da
un punto di vista ideologico mostra la presa di coscienza del sottoproletariato
della sua vera condizione di contro ai miraggi consumistici.
Roma si
presenta inoltre come una sorta di puzzle
linguistico: accanto alla variante locale romanesca si pongono l'accento
emiliano e il dialetto siciliano (con sottotitoli in italiano), con le prime
tracce della mobilità geografica del secondo dopoguerra.
Il cinema come fonte storica
Le immagini
del film presentano il punto di vista del pianeta sottoproletario romano, un
pianeta economicamente poverissimo e culturalmente deprivato. Tuttavia proprio
la situazione "estrema" in cui si dibattono i protagonisti del film
offre un angolo visuale per cogliere le trasformazioni in atto nell'Italia del
boom.
Se i
protagonisti sono mostrati sempre a piedi o in tram o in bicicletta, nella
periferia romana comincia a crescere il traffico: ma siamo agli albori della
motorizzazione (persino i poliziotti della sequenza finale del film si spostano
in bicicletta) e tuttavia l'automobile è già sentita come status symbol alla
portata di molti; esiste già anche un mercato di auto rubate (il film si apre
proprio sul tentato furto di una Fiat 1100 da parte di Cosimo).
I consumi
però sono assai limitati: un alimentazione povera e poco variata (ad eccezione
di quella specifica, farina lattea e biscottini, per il figlioletto di
Tiberio); nessun acquisto superfluo (se si escludono i regalucci che Mario
porta all'orfanotrofio alle sue "tre mamme"; il mercato di Porta
Portese o il magazzino di un ricettatore sono gli unici esercizi "commerciali"
frequentati dai protagonisti)
Ci troviamo
in un mondo ancora legato ai valori tradizionali: i ruoli sessuali restano divisi nella vita familiare (Tiberio
porta alla moglie in carcere la biancheria sporca da lavare; Carmelina, sorella
di Ferribotte, svolge tutti i lavori domestici e serve il caffè; Nicoletta fa
la cameriera presso due anziane signore borghesi e viene apprezzata per le sue
qualità di cuoca); gli anziani godono ancora di prestigio (Totò-Dante Cruciani
viene considerato un maestro in virtù della sua esperienza).
Alcuni
segnali testimoniano però un cambiamento in atto: il fidanzamento
"combinato" da Ferribbotte per la sorella Carmelina fallisce e viene
esplicitamente presentato in chiave parodistica; il matrimonio è ormai
concepito come scelta individuale e l'obiettivo è la costituzione di una
famiglia nucleare (come quella di Tiberio, l'unico sposato del gruppo.
Anche nei
confronti dei bambini sorgono nuove attenzioni: Tiberio, costretto ad accudire
al bambino di pochi mesi a causa dell'arresto della moglie, gli rivolge ogni
genere di attenzione (per quel che gli consente la sua condizione sociale).
La cultura
tradizionale insomma comincia ad essere contaminata da quella consumistica di
massa e dai nuovi miti, come quello americano (soprattutto della ricchezza e
dei soldi facili), emersi con la guerra;
la trasformazione del costume è accelerata dall'emigrazione interna (i
componenti del gruppo provengono da regioni diverse del Paese) e dal contatto
tra mentalità diverse.
Tuttavia i
personaggi del film sono ancora poco toccati dagli effetti del boom: il loro
tempo libero (moltissimo in quanto essi non lavorano) è trascorso a casa, in
compagnia degli altri; solo la presenza di una donna assicura un po' di ordine
e dignità allo spazio domestico (si veda la casa di Ferribbotte), ma per lo più
ci troviamo di fronte ad abitazioni limitate nello spazio (Capannelle vive
addirittura in una baracca, Peppe possiede un monolocale), negli arredi (sempre
piuttosto raccogliticci): si tratta di palazzi degradati delle vecchie
periferie, con vani scala umidi e bui, bisognose di ristrutturazione. Un unico
squarcio domestico rivela le prime tracce del boom: quello delle padrone di
Nicoletta, signore della borghesia medio-alta, che possiedono una casa ampia,
confortevole e ben arredata, nella cui cucina trova spazio il frigorifero, e
che è dotata di telefono.
Gli spazi
esterni alternano alcune vie di Roma (non la Roma del centro turistico, ma
quella trasteverina) ai nuovi quartieri popolari caratterizzati da grandi palazzi
tutti uguali: ha inizio la speculazione edilizia e il deturpamento del
paesaggio con la costruzione di edifici brutti e anonimi.