SCALPITIO

 

            SCALPITIO

Si sente un galoppo lontano A

la . . . ?), B

che viene, che corre nel piano A

con tremula rapidità. B

 Un piano deserto, infinito; C

tutto ampio, tutt’arido, eguale: D

qualche ombra d’uccello smarrito, C

che scivola simile a strale: D

non altro. Essi fuggono via   E

da qualche remoto sfacelo;  F

ma quale, ma dove egli sia,  E 

non sa né la terra né il cielo. F

Si sente un galoppo lontano G

più forte, H

che viene, che corre nel piano: G

la Morte! la Morte! la Morte! H

 

Si ode un galoppo lontano

(è là…?),

che sopraggiunge, che corre nel piano

con tremante sveltezza.

Un piano deserto,illimitato;

ampio, secco ed  uguale per tutta la sua estensione:

si vede solo qualche ombra di un uccello che si è

perso, il quale sfugge come una freccia.

Nient’altro. Essi fuggono via

Da qualche lontana rovina

Ma quale e il posto in cui essa si trovi

Non è conosciuto né dalla terra né dal cielo.

Si ode un galoppo lontano

Il rumore del quale diviene man mano più intenso

Un galoppo che sopraggiunge, che corre nel piano:

La morte!La Morte! La Morte!

2. CARATTERISTICHE FORMALI:

ü     Allitterazione per consonanza in S,L,R; allitterazione per assonanza in O

ü     Anafora: si sente (1° e 13° verso); che viene, che corre (3° e 15° verso) ; piano (3° e 5° verso) e la morte

ü     Onomatopea non pura: un galoppo

§   Figure retoriche:

ü     DI SIGNIFICATO: similitudine:…che scivola simile (come) a strale

ü     D’ORDINE: Anastrofe: non sa né la terra né il cielo (normale ordine sintattico= la terra e il cielo non sanno)

3. INTENZIONE COMUNICATIVA

Tra le poche righe di questa poesia , si nasconde una “più che pascoliana” intenzione comunicativa: l’inevitabile ed incombente sopraggiungere della morte, destino a cui ogni essere vivente si deve piegare e che ha nelle sue mani l’ingiusto potere di travolgere tutto al suo passaggio. (SIGNIFICATO SECONDARIO)

Il fattore che più stupisce è il modo in cui il Pascoli ci trasmette ciò perché se ci si attende un messaggio esplicito, ci si sbaglia di grosso.

Ma d’altra parte il Pascoli è un decadente e anche per lui il linguaggio analogico diventa lo strumento principe della conoscenza.

Il rumore di un galoppo lontano in un piano desertico ed infinito in cui si può avvertire solo la presenza di qualche uccello smarrito proveniente da qualche remota rovina sconosciuta sia al cielo che alla terra. Tutti gli animali fuggono davanti a questa sconosciuta minaccia. L'ambientazione non è realistica ma surreale e quindi simbolica,

Tutto qui. E il Pascoli, come al solito, lascia a noi il compito di  decodificare  ed arrivare al “nocciolo della questione”.

E così dietro una semplice e solo apparente descrizione di un ambiente naturale (SIGNIFICATO PRIMARIO), si nasconde un messaggio complesso che apre le porte ad una visione certamente pessimistica della vita.

Ma conoscendo il Pascoli, questo al contrario non stupisce.

4. PROBLEMATICA TRATTATA:

La morte.

E’ questa la problematica che domina la poesia “Scalpitio” e che  rappresenta uno dei temi prevalenti nella poetica del Pascoli.

Perché proprio la morte?

Prima di tutto perché il nostro poeta ha “a che fare” con questa sin da quelli che sarebbero dovuti essere gli anni migliori e più spensierati della sua esistenza ma che tali non si sono rilevati a causa del suo inaspettato ed amaro sopraggiungere, con il quale ha condannato il poeta ad una vita di dolori,di ricordi  e ha lasciato un solco profondo nel suo animo tanto da influenzare il suo carattere e la sua arte poetica.

Infatti  il Pascoli alla ancora troppo tenera età di dodici anni perde il padre per mano di un assassino mai identificato e per tanto il delitto rimane impunito; poco dopo gli moriranno anche la madre, una sorella e due fratelli.

Quindi il tema della morte, la quale viene in qualche modo definita dal Pascoli come un qualcosa che tiene in mano il destino di ogni essere umano e percepita, non come una semplice privazione della vita, ma come un inevitabile passaggio in un mondo misterioso al di là del nostro, non può fare altro che insidiare il tormentato io pascoliano.

Non a caso il tema della morte è presente in molte sue opere, ma ad essa vengono attribuite di volta in volta funzioni diverse:

5.COLLEGAMENTI CON ALTRE POESIE

In questo contesto possiamo anche citare un ulteriore opera poetica:  “Nebbia”. Attraverso questa il poeta vuole comunicare al lettore la necessità di dimenticare i ricordi lontani e dolorosi, di rinchiudersi in un mondo privo di sentimenti nell’attesa che arrivi la morte la quale, oltre ad essere la parola chiave e il tema della poesia, sul piano comunicativo rappresenta il desiderato momento di pace eterna. Questo bisogno impellente di abbandonare tutto ciò che è causa di pene è sottolineata dal fatto che il poeta personifica la nebbia e la supplica attraverso l’espressione “nascondi le cose lontane”.

Questa ulteriore funzione della figura della morte è rilevabile anche nella poesia L'ASSIUOLO in cui il fascino di una notte di luna piena è per il poeta soprafatto dall’imminenza della morte e dei ricordi, motivo del tormentoso dolore. Qui il pascoli crea un più che significativo parallelismo tra l’ambiente esterno, e quindi gli elementi della natura, e il suo stato interiore che emerge attraverso i suoni della natura che lo circonda, focalizzando in particolare l’attenzione del lettore su quel “chiu” dell’assiuolo che viene ripetuto sistematicamente alla fine di ogni strofa e che esprime forse in maniera più concreta il suo stato d’animo.

Accade infatti spesso che il Pascoli si esprima attraverso la natura o la descrizione comunque di ambienti esterni (come accade nella stessa “scalpitio”). Gli elementi naturali costituiscono un altro dei temi prevalenti nella poetica del Pascoli perché per lui la natura stessa è “madre dolcissima” e ad essa viene attribuita una forte funzione simbolica.

Naturalmente la poetica del Pascoli non è solo pervasa dal tema della morte e della natura ma è molto di più, quel di più che a mio parere rappresenta la parte più “affascinante” dell’arte pascoliana.

6.COLLEGAMENTO CON L’ IDEOLOGIA DEL PASCOLI

Basta solo dire che il Pascoli è un decadente. E come tutti i colleghi decadenti condanna il ruolo della scienza come risolutrice delle problematiche sociali, mette da parte la rigida razionalità dei criteri positivisti antecedenti il decadentismo, portando alla luce quel mondo prima celato, il mondo dell’ignoto, dell’infinito, la condizione umana con la sua angoscia esistenziale derivante dal dominio dei valori idilliaci e il fine della vita. Inoltre, con l’affermarsi della società di massa, egli, come tutti gli intellettuali decadenti, trova il suo tormento: in quella società in cui i parametri di scelta, non solo a livello artistico, sono guidati esclusivamente dagli stimoli dell’utile e del consumo, il Pascoli, come il Baudelaire in Francia, si sente a disagio, si sente un emarginato e per tali motivi si rifiuta di dialogare con quella nuova realtà che lo circonda e che lo condanna.

Infatti, non a caso, il Pascoli è anche uno spirito solitario: la sua ribellione a quella realtà ingiusta, che non solo dal punto ideologico, gli ha provocato nient’altro che pene  e malessere interiore (collaborano a ciò anche infatti le dolorose vicende personali che travolgono la sua vita) viene manifestata con un autoisolamento perché preferisce, per quanto possibile, non “avere nulla a che fare” con quel mondo che non gli si addice. Infatti un altro dei temi prevalenti nella poetica pascoliana è propria la solitudine.

Il Pascoli ci crea così un rifugio interiore in cui alimenta quella sensibilità superiore alla massa che gli permette di ascoltare quel famoso spirito fanciullino, per il quale il Pascoli diventa celeberrimo dal momento che questo diventa l’emblema della sua poetica.

E in seguito alla teoria del Fanciullino pascoliano,si può dedurre che il peta ha una visione strettamente pessimistica della vita, visione giustificata dal suo trascorso personale da cui non riesce a svincolarsi e da cui deriva una forte incertezza nel futuro.Non a caso, nelle poesie del Pascoli domina una malinconia e un’angoscia esistenziale diffusa in cui il poeta, alla maniera decadente, immerge tutto: dalla condizione umana per la quale egli sostiene che gli uomini non sono altro che creature deboli ed effimere, vittime innocenti di un destino oscuro ed impenetrabile alle semplici cose quotidiane.

E a conseguenza di ciò nasce il mito  tradizionalmente pascoliano del “Nido familiare”, unico rifugio nel quale si possa trovare una sorta di difesa da questo male diffuso ed incontrastabile.

Purtroppo, per il poeta, la protezione del nido familiare, che rappresenta un altro tema prevalente della poetica del Pascoli, è quasi definibile utopico perché in fondo egli non ha mai avuto completamente  la possibilità di crescere tra gli affetti familiari e per questo motivo così ora fortemente desiderati.

Tutto ciò concorre a fare del Pascoli un innovatore, certo anche nella forma esteriore, ma più che altro nella sostanza e nei messaggi che egli ci ha trasmesso attraverso la sua invidiabile poetica decadente.

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