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PRIMA DELL'INCONTRO A BIBLIOLAB

Al fine di svolgere una specifica attività in biblioteca chiediamo a tutti gli allievi di effettuare una ricerca in casa annotandosi alcuni dati relativi ai consumi della famiglia:

alimenti consumati in una settimana in kg : frutta e verdura; pane; pasta, riso, cerali; legumi; latte,yogurth; burro e formaggi; uova; carne manzo, carne maiale; pollame; pesce; bevande, vino; zucchero; olio, caffè, tè

consumi energetici : elettricità in Kwh; gas in mc; oli combustibili in litri

trasporti mensili in km: macchina; autobus e treno

rifiuti non differenziati in Kg di cui metalli, vetro, plastica, legno, carta e cartone

Si ringrazia per la collaborazione

Che cos'è l'impronta ecologica?
Per poter gestire il nostro cammino verso la sostenibilità dobbiamo passare dall'attribuire valore a ciò che misuriamo, a saper misurare ciò a cui attribuiamo valore come dice Mathis Wackernagel, coideatore, insieme a William Rees, dell'Impronta Ecologica. L'impronta ecologica è un indicatore aggregato e sintetico che, indicando il peso umano sui sistemi naturali, permette di misurare la sostenibilità in modo semplice ed intuitivo perché traduce tale pressione in un parametro di facile comprensione, qual è il consumo di terra e di natura.

Di quanta terra abbiamo bisogno per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti? Il risultato di questo calcolo è la nostra impronta ecologica, cioè il peso di ciascuno di noi sulla Terra. Quindi l'impronta ecologica è la quantitàdi territorio produttivo (espresso in ettari/procapite ha/p) necessario per sostenere il consumo di risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione. Molti esperti considerano ormai l'impronta ecologica un ottimo indicatore della sostenibilitàdei consumi di una certa popolazione.

Come si calcola?
Il punto di partenza per il calcolo dell'impronta ecologica è la stima dei diversi consumi che possono essere raggruppati in cinque categorie: gli alimenti, i trasporti, le abitazioni, i beni di consumo, i servizi. Ognuno di questi consumi comporta un'impronta ecologica per più motivi: il terreno necessario per produrre l'energia in forme sostenibili (senza utilizzare combustibili fossili o destinando del terreno all'assorbimento degli inquinanti che derivano dalla combustione, per esempio anidride carbonica); la terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti; i terreni a pascolo per fornire i prodotti animali; il terreno forestale per produrre legname e carta; la superficie marina necessaria per produrre pesci e frutti di mare; il territorio necessario per ospitare infrastrutture edilizie.

L'Italia ha un'impronta ecologica pari di 3,8 ha per abitante a fronte di una sua capacitàbiologica di 1,1 ha/p, il che significa che il territorio produttivo italiano non basta a soddisfare l'attuale consumo di risorse della sua popolazione. Infatti abbiamo un deficit ecologico di 2,7 ha/p. In pratica per mantenere il nostro stile di vita agli attuali livelli di consumo ci servono ogni anno altre due Italie. I paesi poveri, in particolare quelli dell'Africa subsahariana, presentano, invece, impronte ecologiche molto basse (Etiopia e Eritrea hanno un'impronta ecologica di 0,7 ha/p, Somalia 0,4 ha/p) e lo stesso vale per i paesi dell'Asia (come l'India di 0,8 ha/p, Bangladesh 0,6 ha/p, Pakistan 0,7 ha/p).

Nel 2001 vi erano sulla Terra 11,06 miliardi di ettari di superficie biologicamente produttiva, ovvero circa un quarto dell'intera superficie terrestre. Questa disponibilitàequivale a 1.80 ha per ognuna delle 6,148 miliardi di persone che popolavano la terra nel 2001. L'impronta ecologica media mondiale nel 2001 (Living Planet Report 2004) era però di 2,2 ha/p. Pertanto il deficit ecologico è pari a 0,4 ha/p. In altre parole l'impronta ecologica dell'umanità, nel 2001, era di circa il 30% superiore alla superficie produttiva disponibile. Ma questa non era una novità: già dalla metàdegli anni settanta, l'umanità supera i limiti della capacità rigenerativa globale del pianeta. È come se consumassimo ogni anno una parte del capitale (oltre all'intero ammontare degli interessi) nel nostro conto in banca. Il calcolo dell'impronta ecologica effettuato per i paesi del mondo dimostra come il consumo di capitale naturale avvenga a scapito dei paesi più poveri. Gli attuali stili di vita dei paesi avanzati sono infatti possibili solo perché i paesi più poveri compensano, con i loro bassissimi consumi, la richiesta di capitale naturale. L'ingiustizia di questa situazione è evidente. Questo eccessivo sfruttamento, poi, porta inevitabilmente a un graduale impoverimento delle risorse naturali della terra. Ricordiamoci che gli altri pianeti raggiungibili non sono abitabili.

(da Pagine Arcobaleno di Bologna e provincia)