Anche
l’arredamento subisce, nel periodo
considerato, grandi trasformazioni che
sono collegate alla ristrutturazione
complessiva degli spazi domestici. La
nuova edilizia popolare non si modella
sullo stile di casa borghese anteguerra:
la cucina si trasforma completamente con
l’avvento dei mobili componibili in
formica che sostituiscono le vecchie
credenze, entrano inoltre nelle case,
spesso insieme all’acqua corrente e al
gas centralizzato, gli elettrodomestici.
Si afferma il salotto che, con
l’ingresso del televisore, diventa uno
spazio di vita quotidiana, che perde i
tratti di vetrina ufficiale dello status
della famiglia secolarizzandosi e
conformandosi alle esigenze di essere
pulito e in ordine rapidamente e senza
eccessivo dispendio di energie, il che
porta a selezionare mobili dalle linee
rette, levigati e componibili per
facilitare anche la possibilità di
traslochi in case diverse. Acquista una
sua specificità anche la stanza dei
bambini, che richiede un arredamento
apposito. Un altro locale da progettare
ex novo è il bagno privato, prima
praticamente inesistente nella
maggioranza delle case popolari e
comunque spesso non dotato di vasca da
bagno. Si verifica inoltre una
progressiva trasformazione dei gusti che
orienta soprattutto le giovani coppie
verso mobili di stile moderno, più
economici, in quanto di fabbricazione
industriale, i cui capostipiti sono i
mobili svedesi che iniziano ad
affermarsi alla metà degli anni ’50.
Negli ultimi cinquant'anni la cultura
internazionale nel campo del design si è
notevolmente sviluppata, grazie anche
all'input di molti designers
italiani. Le loro idee innovative e la
loro creatività hanno rivoluzionato non
solo le nostre case, ma anche gli
ambienti di lavoro ed il loro
arredamento.
Investire nell'ambito del design fu
l'occasione non solo per grandi
industrie, quali la Olivetti, ma anche
per piccole aziende a conduzione
familiare pronte a correre il rischio di
creare cose innovative e ad arruolare
nuovi architetti. Questi diventarono poi
i primi designers professionisti,
potendo controllare e decidere
personalmente cosa produrre.
Molte delle creazioni industriali di
quel periodo sono diventate oggi vere e
proprie icone del design, fino ad essere
esposte nei musei di arte moderna di
tutto il mondo.
Non è quindi un caso che in
corrispondenza con l'espansione
industriale italiana si sia sviluppato
un nuovo stile di arredamento per la
casa e per l'ufficio utilizzante
materiali come l'acciaio, il cromo,
la plastica e fibre di vetro.
Un altro importante fattore fu il ruolo
individuale dei designers. Prima degli
anni '50 molti artisti, senza un
appoggio aziendale che mettesse in
produzione le loro idee e spesso dal
carattere eccentrico, sperimentavano la
creazione di mobili solo come oggetti
della loro creatività.
La combinazione dell'ambito industriale
con la creatività e l'innovazione
permise negli anni successivi di
produrre un sistema di lavoro che tutt'oggi
funziona.
Il movimento dell'Anti-Design
(1965-1976)
Il
movimento denominato dell'Anti-Design
(1965-1976), fu una ribellione contro le
teorie del modernismo e del
funzionalismo tedesco. La cultura Pop
e l'Anticultura stavano nascendo,
ed il mercato focalizzò la propria
attenzione proprio su questi movimenti
emergenti.
Le nuove tecniche di imbottitura furono
una rivoluzione nel campo dei sofà
imbottiti, dei pouffes o delle sedie.
L'introduzione della plastica PVC
negli anni '60 si rivelò un'idea adatta
allo sviluppo della cultura pop. Con il
PVC nacquero le poltrone gonfiabili,
le sedie, i cuscini, ed anche
lampade gonfiate ad aria. Il famoso
designer Gaetano Pesce creò il sofà "UP"e
"Donna" nel 1969. "Donna"
é una poltrona simboleggiante la
femminilità. Nonostante la loro
apparenza dal design stravagante, si
rivelarono essere molto comodi.
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