ANTOLOGIA
- fonti letterarie
ITALO
CALVINO - MARCOVALDO
FUMO, VENTO E
BOLLE DI SAPONE
Ogni
giorno il postino deponeva qualche busta nelle cassette degli inquilini;
solo in quella di Marcovaldo non c'era mai niente, perché nessuno gli
scriveva mai, e se non fosse stato ogni tanto per un'ingiunzione di
pagamento della luce o del gas, la sua cassetta non sarebbe servita
proprio a niente.
- Papà, c'è posta! - grida Michelino.
- Ma va'! - risponde lui. - E' la solita réclame!
In tutte le cassette delle lettere spiccava un foglio ripiegato azzurro
e giallo. Diceva che per fare una bella saponata il Blancasol era il
migliore dei prodotti; chi si presentava col foglietto azzurro e
giallo, ne avrebbe avuto un campioncino gratis.
Siccome questi fogli erano stretti e lunghi, alcuni d'essi
sporgevano fuori dall'imboccatura delle cassette; altri erano per terra
appallottolati o solo un po' sgualciti, perché molti inquilini aprendo
la cassetta usavano buttar subito via tutta la carta pubblicitaria che
l'ingombrava. Filippetto, Pietruccio"e Michelino, un po'
raccogliendoli da terra, un po' sfilandoli dalle fessure, un po'
addirittura pescandoli con un fil di ferro, cominciarono a far
collezione di buoni Blancasol.
- Ne ho più io!
- No, contali! Scommettiamo che sono io che ne ho di più!
La campagna pubblicitaria dei Blancasol aveva battuto tutto il
quartiere, portone per portone. E portone per portone i fratellini si
diedero a battere il quartiere, incettando i buoni. Qualche portinaia li
cacciò gridando: - Monelli! Cosa venite a rubare? Io telefono alle
guardie! - Qualche altra fu contenta che facessero un po' di pulizia di
tutta quella cartaccia che si depositava lì ogni giorno.
Alla sera, le due povere stanze di Marcovaldo erano tutte azzurre e
gialle di foglietti del Blancasol; i bambini li contavano e ricontavano
e ammucchiavano in pacchetti come i cassieri delle banche con le
banconote.
- Papà, se ne abbiamo tanti, potremo mettere su una lavanderia? -
domandava Filippetto.
In quei giorni, il mondo della produzione di detersivi era in grande
agitazione. La campagna pubblicitaria del Blancasol aveva messo in
allarme le ditte concorrenti. Per il lancio dei loro prodotti, esse
distribuivano in tutte le cassette postali della città questi tagliandi
che davano diritto a campioni gratuiti sempre più grossi.
1 bambini di Marcovaldo nei giorni seguenti ebbero un gran daffare. Le
cassette delle lettere ogni mattino fiorivano come alberi di pesco a
primavera: foglietti con disegni verdi rosa celeste arancione
promettevano candidi bucati a chi usava Spumador o Lavolux o Saponalba o
Limpialin. Per i ragazzi, le collezioni di tagliandi e buoni-omaggio
s'allargavano di sempre nuove classificazioni.
Nello stesso tempo, s'allargava il territorio della raccolta,
estendendosi ai portoni d'altre strade.
Naturalmente, tali manovre potevano passare inosservate. 1 ragazzi
del vicinato non tardarono a capire di che mai andavano a caccia tutto
il giorno Miclielino e i fratelli, e immediatamente quei foglietti, cui
fin allora nessuno di loro aveva mai badato, diventarono un ambito
bottino. Ci fu un periodo di rivalità tra le varie bande di monelli, in
cui la raccolta in una zona piuttosto che in un'altra fu motivo di
contese e scaramucce. Poi, in seguito a una serie di scambi e
trattative, ci si mise d'accordo: una sistemazione organizzata della
caccia era più redditizia d'un saccheggio disordinato. E la raccolta
dei foglietti diventò tanto metodica, che appena l'omino del Candofior
o del Risciaquick passava a fare il giro dei portoni, il suo percorso
era spiato e pedinato passo per passo, ed il materiale appena
distribuito era subito requisito dai monelli.
A comandare le operazioni, si capisce, erano sempre Filippetto,
Pietruccio e Michelino, perché la prima idea l'avevano avuta loro.
Riuscirono perfino a convincere gli altri ragazzi che i tagliandi erano
patrimonio comune, e si doveva conservarli tutti insieme. - Come in una
banca! - precisò Pietruccio.
- Siamo padroni d'una lavanderia o d'una banca? - chiese Michelino.
- Comunque sia, siamo milionari!
I ragazzi non dormivano più dall'eccitazione e facevano progetti per il
futuro:
- Basta che riscuotiamo tutti questi campioni e metteremo insieme
quantità immense di detersivo.
- Dove lo metteremo?
- Dobbiamo affittare un magazzino!
- Perché non un bastimento?
La pubblicità, come i fiori e i frutti, va a stagioni. Dopo qualche
settimana, la stagione dei detersivi finì; nelle cassette si trovavano
solo avvisi di callifughi.
- Ci mettiamo a raccogliere anche questi? - propose qualcuno. Ma
prevalse l'idea di dedicarsi subito alla riscossione delle ricchezze
accumulate in detersivi. Si trattava di andare nei negozi prescritti, a
farsi dare un campione per ogni tagliando: ma questa nuova fase del loro
piano, in apparenza semplicissima, si rivelò molto più lunga e
complicata della prima.
Le operazioni andavano condotte in ordine sparso: un ragazzo per volta
in un negozio per volta. Si potevano presentare anche tre o quattro
tagliandi insieme, purché di marche diverse, e se i commessi volevano
dare solo un campione d'una marca e nient'altro, bisognava dire:
"La mia mamma li vuol provare tutti per vedere qual è
meglio".
Le cose si complicavano quando, come succedeva in molti negozi, il
campione gratis lo davano solo a chi faceva degli acquisti; mai le mamme
avevano visto i ragazzi tanto ansiosi d'andare a far commissioni in
drogheria.
Insomma, la trasformazione dei buoni in merce andava per le lunghe e
richiedeva spese supplementari perché le commissioni con i soldi delle
madri erano poche e le drogherie da perlustrare erano molte. Per
procurarsi dei fondi non c'era altro mezzo che attaccare subito la terza
fase del piano, cioè la vendita del detersivo già riscosso.
Decisero d'andare a venderlo per le case, suonando i campanelli. -
Signora! Le interessa? Bucato perfetto! - e porgevano la scatola di
Risciaquick o la bustina di Blancasol.
- Sì, sì, datemi, grazie, - diceva qualcuna, e appena preso il
campione, chiudeva loro la porta in faccia.
- Come? E pagare? - e tempestavano di pugni la porta.
- Pagare? Non è gratis? Andate via, monelli!
Proprio in quei giorni, infatti, stavano passando casa per casa
incaricati delle varie marche a depositare campioni gratis: era una
nuova offensiva pubblicitaria intrapresa da tutto il ramo detersivi,
vista poco fruttuosa la campagna dei tagliandi omaggio.
Casa Marcovaldo sembrava il magazzino d'una drogheria, piena com'era di
prodotti Candofior, Limpialin, Lavolux; ma tutta questa quantità di
merce non c'era da tirar fuori neanche un soldo; era roba che si
regala, come l'acqua delle fontane.
Naturalmente, tra gli incaricati delle ditte non tardò a spargersi
la voce e che certi ragazzi stavano facendo il loro stesso giro porta
per porta, vendendo gli stessi prodotti che loro pregavano d'accettare
gratis. Nel mondo del commercio sono frequenti le ondate di pessimismo:
si cominciò a dire che mentre a loro che lì regalavano la gente
rispondeva che non sapeva cosa farsene di detersivi, da quelli che li
facevano pagare, invece, li compravano. Si riunirono gli uffici-studi
delle varie ditte, furono consultati specialisti dì "ricerca di
mercato": la conclusione cui si giunse fu che una concorrenza così
sleale poteva esser fatta solo da ricettatori di merce rubata. La
polizia, dietro regolare denuncia contro ignoti, cominciò a battere il
quartiere in cerca dei ladri e del nascondiglio della refurtiva.
Da un momento all'altro il detersivo diventò pericoloso come dinamite.
Marcovaldo si spaventò: -Non voglio più neanche un grammo di queste
polverine in casa mia! - Ma non si sapeva dove metterlo, in casa non lo
voleva nessuno. Fu deciso che i bambini andassero a buttarlo tutto in
fiume.
Era prima dell'alba; sul ponte arrivò un carretto tirato da Pietruccio
e spinto dai suoi fratelli, carico di scatole di Saponalba e Lavolux,
poi un altro carretto uguale tirato da Uguccione, il figlio della
portinaia di fronte, e altri, a altri ancora. In mezzo al ponte si
fermarono, lasciarono passare un ciclista che si voltava a curiosare,
poi, - Via! - Michelino cominciò il lancio delle scatole nel fiume.
- Stupido! Non vedi che galleggiano? - gridò Filippetto. - Bisogna
rovesciare nel fiume la polvere, non la scatola!
E dalle scatole aperte una per una, calava soffice una nuvola bianca, si
posava sulla corrente che pareva l'assorbisse, ricompariva in un
pullulare di minute bollicine, poi sembrava andare a fondo. -Così va
bene! - e i ragazzi continuavano a scaricarne miriagrammi e miriagrammi.
- Attenzione, laggiù! - gridò Michelino, e indicò a valle.
Dopo il ponte c'era la rapida. Dove la corrente imboccava la discesa, le
bollicine non si vedevano più; tornavano a saltar fuori più sotto, ma
adesso erano diventate grosse bolle che si gonfiavano spingendosi l'un
l'altra dal basso, un'onda di saponata che s'alzava, s'ingigantiva, già
era alta quanto la rapida, una schiuma biancheggiante come la ciotola
d'un barbiere rimestata dal pennello. Pareva che tutte quelle
polverine di marche concorrenti si fossero messe di puntiglio a dar
prova della loro effervescenza : il fiume traboccava di saponata
nelle banchine, e i pescatori, che alle prime luci erano già con gli
stivali a mollo, tiravano su le lenze e scappavano.
Per l'aria mattutina corse un filo di vento. Un grappolo di bolle si
staccò dalla superficie dell'acqua, e volava volava via leggero. Era
l'alba e le bolle si coloravano di rosa. 1 bambini le vedevano passare
alte sopra il loro capo e gridavano: - Oooo...
Le bolle volavano seguendo gli invisibili binari delle correnti d'aria
sulla città, imboccavano le vie all'altezza dei tetti, sempre
salvandosi dallo sfiorare spigoli e grondaie. Ora la compattezza del
grappolo s'era dissolta: le bolle una prima una poi erano volate per
conto loro, e tenendo ognuna una rotta diversa per altitudine e
speditezza e tracciato, vagavano a mezz'aria. S'erano, si sarebbe detto,
moltiplicate; anzi: era così davvero, perché il fiume continuava a
traboccare di schiuma come un bricco di latte al fuoco. E il vento,
il vento levava in alto bave e gale e cumuli che s'allungavano in
ghirlande iridate (i raggi del sole obliquo, scavalcati i tetti, avevano
ormai preso possesso della città e del fiume), e invadevano il cielo
sopra i fili e le antenne.
Ombre scure d'operai - correvano alle fabbriche ciclomotori
scoppiettanti e lo sciame verderosazzurro librato su di loro li seguiva
come se ognuno di loro si tirasse dietro un grappolo di palloncini
legati al manubrio con un lungo filo.
Fu da un tram che se ne accorsero: - Che guardino! Ehi, che guardino!
Cos'è che c'è là in cima? - Il tramviere fermò e scese: scesero
tutti i passeggeri e si misero a guardare in cielo, si fermavano le bici
e i ciclomotori e le auto e i giornalai e i fornai e tutti i passanti
mattinieri e tra loro Marcovaldo che stava andando a lavorare, e tutti
si misero a naso in su seguendo il volo delle bolle di sapone.
- Non sarà una roba atomica? - chiese una vecchina, e la paura corse
nella gente, e chi vedeva una bolla scendergli addosso scappava
gridando: - E' radioattiva!
Ma le bolle continuavano il loro sfarfallio, iridate e fragili e
leggere, che bastava un soffio, e piff! non c'eran più; e presto nella
gente l'allarme si spense così come s'era acceso. - Macché
radioattive! E sapone! Bolle di sapone come quelle dei bambini! - e una
frenetica allegria s'impadronì di loro. - Guarda quella! E quella! E
quella! - perché ne vedevano volare delle enormi, di dimensioni
incredibili, e allo sfiorarsi tra loro queste bolle si fondevano,
diventavano doppie e triple, e il cielo i tetti i grattacieli attraverso
queste cupole trasparenti apparivano di forme e colori che non s'erano
mai visti.
Dalle loro ciminiere, le fabbriche avevano cominciato a buttar fuori
fumo nero come ogni mattino. E gli sciami di bolle s'incontravano
con le nubi di fumo e il cielo era diviso tra correnti di fumo nero e
correnti schiuma iridata, e in qualche mulinello di vento pareva che
lottassero, e per un momento, un momento solo, parve che la cima dei
fumaioli fosse conquistata dalle bolle, ma presto ci fu una tale
mescolanza - tra il fumo che imprigionava l'arcobaleno della schiuma e
le sfere di saponata che imprigionavano un velo di granelli di fuliggine
-, da non capirci più niente. Finché a un certo punto Marcovaldo cerca
cerca nel cielo non riusciva a vedere più le bolle ma solo fumo fumo
fumo.
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