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ANTOLOGIA

Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

ANTOLOGIA - fonti letterarie

ITALO CALVINO - LA SPECULAZIONE EDILIZIA

(pag. 14 - 19)

Era un uomo della campagna, questo Caisotti, che dopo la guerra s'era messo a fare il costruttore, e aveva sempre tre o quattro cantieri in movimento: comprava un'area, tirava su una casa alta quanto permettevano i regolamenti del Comune, con dentro quanti più appartamentini ci potevano stare, questi appartamentini li vendeva mentre erano ancora in costruzione, finiva alla bell'e meglio e col ricavato comprava subito altre aree da costruire. Quinto venne subito chiamato da una lettera della madre, per concludere l'affare. Ampelio mandò un telegramma che non poteva venire per via di certi esperimenti, ma che non si scendesse sotto
una data cifra. Caisotti non ci scese; a Quinto sembrò stranamente arrendevole; lo disse alla madre, dopo.
E lei: - Ma non hai visto che faccia falsa, che occhi piccoli?
- Falsissima, - disse Quinto. - E con ciò? Perché dovrebbe avere una faccia sincera? Per darcela meglio a intendere? Quella sì, sarebbe una falsità... -S'interruppe, accorgendosi che si stava accalorando con la madre come se la cosa più importante fosse quella faccia.
- Io comunque diffiderei... - disse la madre.
- Certo, - disse Quinto avanzando le mani aperte. - Anch'io. E anche lui, diffida di noi, non lo vedi come si ferma davanti a ogni cosa che diciamo, come la tira in lungo prima di rispondere... - Questa era una cosa che dava soddisfazione a Quinto, peccato che sua madre non l'intendesse, questo rapporto di spontanea reciproca diffidenza che s'era subito instaurato tra il costruttore e loro, un vero rapporto tra, gente che bada ai propri interessi, tra gente che sa il fatto suo.
Caisotti era tornato alla villa per definire le trattative, presente Quinto. Era entrato a labbra arricciate, compunto come in chiesa, s'era tolto con un certo ritardo il berrettino cachi a visiera, all'americana. Era un uomo sui quarantacinque anni, di statura piuttosto bassa, ma spesso e largo di spalle, di quelli che in dialetto si dicono "tagliati col piccozzino" intendendo dire con l'accetta. Aveva una camicia a quadri, da cow-boy, che prendeva spicco sul ventre un po' pronunciato. Parlava adagio, con la cadenza piangente, come in un acuto lamento interrogativo, dei paesi delle prealpi liguri.
- E così, come le ho detto già a sua signora mamma, se un passo lo fate voi un passo lo faccio anch'io e ci incontriamo a mezza strada. La mia offerta è quella.
- E' troppo bassa, - disse Quinto sebbene già avesse deciso d'accettarla.
La faccia dell'uomo, larga e carnosa, era come fatta di una materia troppo informe per conservare i lineamenti e le espressioni, e questi erano subito portati a sfarsi, a franare, quasi risucchiati non tanto dalle grinze che erano marcate con una certa profondità solo agli angoli degli occhi e della bocca, ma dalla porosità sabbiosa di tutta la superficie del viso. Il naso era corto, quasi camuso, e l'eccessivo spazio lasciato scoperto tra le narici e il labbro superiore dava al viso una accentuazione ora stupida ora brutale, a seconda ch'egli tenesse la bocca aperta o chiusa. Le labbra erano alte intorno al cuore della bocca, e come alonate d'arsura, ma scomparivano del tutto sugli angoli come la bocca si prolungasse in un taglio fino, a metà guancia; ne veniva un aspetto di squalo, aiutato dal poco rilievo del mento, sopra la larga gola. Ma i movimenti più innaturali e faticosi erano quelli che spettavano alle sopracciglia: al sentire per esempio la secca risposta di Quinto: "E ' troppo bassa", Caisotti fece per raccogliere le chiare e rade sopracciglia nel mezzo della fronte, ma non riuscì che a sollevare d'un mezzo centimetro la pelle sopra l'apice del naso rincalzandola in un'instabile ruga circonflessa e quasi ombelicale; tirate su da questa, le corte sopracciglia canine da spioventi che erano diventarono quasi verticali, tutte tremanti nello sforzo di star tese, e propagando il loro increspio alle palpebre che s'arricciavano in una frangia di rughine minutissime e vibranti quasi volessero nascondere l'inesistenza delle ciglia. Così rimase, a occhi semiciechi, con quell'aria da cane bastonato, e disse lamentosamente: - E allora mi direte voi cosa devo fare: io vi faccio vedere i preventivi, vi faccio vedere i prezzi che vanno i locali d'una casa come ci può venire li, allo stretto e senza sole, vi faccio vedere tutto, e mi direte voi quanto ci posso guadagnare o se devo pure lavorare in perdita: io mi rimetto a quello che direte voi. ..
Questa parte di vittima remissiva aveva già messo Quinto in soggezione. - Però, - egli disse, conciliante, disposto all'equità, - il posto è centrale...
- Sì, centrale è centrale... - convenne Caisotti, e Quinto fu contento che avessero ritrovato un punto d'accordo e che la ruga sulla fronte dell'impresario si spianasse, ammainando le sopracciglia dalla loro posizione innaturale. Ma Caisotti continuava sullo stesso tono: - Certo, non sarà un palazzo - tanto bello, - disse, e fece quella che la madre di Quinto avrebbe poi chiamato " la sua brutta risata ",- loro capiscono che una costruzione la posso fare solo girata in questo senso, - e faceva gesti con le sue braccia tozze, - certo non sarà un palazzo tanto bello, ma lei mi dice: è centrale, e io le do ragione ...
Quella frase del palazzo non tanto bello aveva però messo in allarme la madre. -Però noi vorremmo vedere prima il suo progetto, - disse, - riservarci d'approvarlo. Sa, è una casa che dovremo avere sempre sotto gli occhi...
Quinto aveva avuto un'espressione insieme di fatalismo e di sufficienza, come l'uomo che sa bene che tutto si poteva chiedere a quella futura costruzione tranne d'essere bella, anzi ci si doveva augurare che fosse anonima, squallida, che si confondesse con i più anonimi edifici intorno e marcasse la sua totale estraneità dalla loro villa.
Ma Caisotti faceva l'accondiscendente: - Ma certo, vedranno il progetto. Guardi, è una casa di quattro piani, ne posso fare solo quattro perché c'è la disposizione del Comune, e verrà una casa uguale a tutte le altre case di quattro piani. Ma il progetto, per avere l'approvazione dell'Ufficio Tecnico lo devo pur fare, e una volta che l'ho fatto ve lo porto anche a voi e voi mi direte... - e il suo tono remissivo diventava opprimente, minaccioso, -e io vi porto tutto e vuol dire che mi direte voi... Vi porto anche le cifre di quel che mi viene il lavoro e di quel che ci ricavo, e voi che siete istruiti e ne sapete più di me...
Non è questione d'essere istruiti, Caisotti, disse Quinto subito infastidito, suscettibile com'era a tutto ciò che gli ricordava la sua condizione d'intellettuale, - lei sa benissimo fino a che punto può salire con l'offerta come noi sappiamo fino a che punto possiamo scendere... - E se lei pensa già di scendere, cosa stiamo qui a parlare? - disse Caisotti e rise per conto suo, abbassando e scuotendo il capo (Quinto notò la collottola taurina e come sottoposta a un continuo sforzo), e muovendo in su gli angoli della bocca, ed era squalo, squalo e toro che sbuffa dalle narici, non si sa se in un ghigno o in un contenimento d'ira, ma nello stesso tempo era anche un poveruomo che dice tra sé: "E' inutile, tanto lo so che questi vogliono prendermi in giro e dicono una cosa per l'altra e finirò per cascarci ... "
Quinto senti che quella frase dello "scendere" era l'ultima che doveva dire. - Comunque, ci metteremo d'accordo, - fece, ripiegando sulle formule vaghe preferite da Caisotti.
Ma non andava bene neanche ora; perché Caisotti, sempre con quel risolino doloroso d'uomo sottoposto a vessazioni, disse: - Ci metteremo d'accordo, si, vuol dire che mi direte voi cosa devo fare, perché rimanda rimanda io se non lavoro d'estate quando lavoro? Quando comincia a piovere per me c'è più poco da fare.

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