ANTOLOGIA - fonti letterarie
GOFFREDO
PARISE - IL PADRONE
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Per
fortuna il dottor Max non ha fatto caso a questi sguardi e a questi
sottintesi perché si era sprofondato come al solito nelle sue
meditazioni. L'ascensore aveva concluso la sua folle corsa verso
l'alto (che poteva anche dare la sensazione di non salire ma di
scendere lentamente, come una piuma) e la porta scorrevole si è
spalancata su una grande sala inondata di sole. Le due pareti
laterali della stanza erano di cristallo color verde-azzurro attraverso
cui il sole appariva come un disco nero dai bordi dorati e fumanti. Anche
il pavimento pareva di cristallo o di marmo nero e su di esso ho
camminato con circospezione, quel tanto che mi era permesso dalla
velocità con cui il dottor Max mi trascinava attraverso la stanza. A un
certo punto si è fermato e mi ha quasi sussurrato all'orecchio:
"Ora le sembra straordinario perché è la prima volta. Ma tutto ciò
è profondamente immorale. E immorale allontanare fino a questo punto
l'uomo dalla natura. Pare d'essere in aeroplano. Io qui non ci starei
neanche un minuto. Tutti vogliono starci, io non ci vengo mai."
"E' magnifico " non ho potuto fare a meno di esclamare, e ho
tentato di fermarmi un momento al centro della stanza per guardare da
quel punto al di là degli immensi cristalli la città sottostante, coi
suoi bassi tetti, la grande macchia di un parco pubblico, i fasci di
nubi evanescenti che correvano (ma a me è sembrato che fosse il palazzo
a muoversi) e un grosso aereo che saliva vertiginosamente in una scia di
fumo nero. "E' meraviglioso," ho ripetuto, accecato da , quel
bagliore e da quelle prospettive e per un istante ho potuto considerare
tutta la mia felicità: quante cose erano accadute in un giorno: avevo
trovato lavoro, avevo conosciuto il padrone della ditta commerciale, il
dottor Max che in quel momento (per un istante ebbi la
sensazione di una trappola) mi teneva addirittura sottobraccio, avevo
visto i volti ( di molta altra gente che avrei potuto conoscere meglio e
ora mi trovavo al piani più alti della nuova sede della ditta che non
più tardi di questa mattina mi ero accontentato di guardare un momento
dal basso scambiando anche questo desiderio per giovanile
improntitudine. E ora? Cosa sarebbe accaduto? Ma già il dottor Max mi
trascinava verso il fondo del salone. Forse aveva scorto la meraviglia
nei miei occhi perché mi disse, seccato:
"Lei non pensi di venire qui, a sporcarsi l'anima come tutti. Lei
è arrivato stamani dalla provincia, puro, intatto. Si conservi così
come mostrano i suoi occhi. Anzi, ci penserò io. Resterà al primo
piano, nella vecchia sede, a lavorare accanto a me."
"Ma, qualche volta, potrò salire fin quassù?" ho chiesto con
un coraggio di cui mi sono stupito profondamente, ma il dottor Max non
ha risposto. E del resto una porta nella parete di fondo si è aperta
spalancando i due immensi battenti quando noi eravamo ancora a qualche
distanza. Siamo entrati in un corridoio illuminato di luce
diffusa e con molte porte ai lati. Chiamando "Bombolo!
Bombolo!" il dottor Max ha aperto una di queste porte che dava
in un piccolo ufficio con una parete di vetro. Dietro una scrivania
di metallo c'era un uomo grassino: stava dettando qualcosa a una
segretaria che è subito sparita come una farfalla.
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Ieri
mattina il dottor Max mi ha telefonato e ha detto, che sarebbe venuto a
prendermi di lì a mezz'ora. Non ho' chiesto spiegazioni, ho fatto il
bagno come ogni domenica, ho cambiato camicia, mi sono vestito e sono
sceso in strada ad aspettare. Il dottor Max è arrivato con una
automobile lunghissima color rosa pesca, anziché con la sua solita,
anziché la sua solita utilitaria (da questa prima apparizione dovevo
capire che
le cose erano cambiate radicalmente in pochi giorni). Ha frenato
bruscamente, poi, con un gran sorriso (e questo per il dottor Max che
non ride mai è stato il primo segno che io ho considerato positivo, in
certo qual modo, rallegrante), ha aperto la portiera della macchina e mi
ha fatto cenno di entrare. Sono salito e sono sprofondato nel sedile di
cuoio. Sempre sorridendo il dottor Max mi ha detto la prima frase strana
che io non ho capito e non ho voluto capire perché conosco le
involuzioni, le allegorie del suo pensiero. La frase è la seguente:
"Le piace? Lo so, lo so che è immorale, ma chi se ne
frega?"
Così dicendo ha chiuso la portiera e l'auto è partita con uno scatto
silenzioso.
Ho osservato minuziosamente l'automobile. E' di marca americana,
scopribile: all'interno tutta foderata di cuoio, ad eccezione delle
portiere e della cupola che sono foderate di pelle rosa. li cruscotto è
di madreperla, tempestato di leve di pulsanti azzúrri. Il dottor
Max ha guidato a grande velocità per le strade deserte, poi si è
fermato di colpo davanti a una casa e l'auto ha molleggiato a lungo
dandomi un forte senso di nausea. Dalla casa è uscito Bombolo, che si
è infilato tutto ridente nell'automobile inneggiando come al solito al
dottor Max. Non mi ha nemmeno salutato, ma questo è naturale in un uomo
che ha deciso di ignorarmi. Tuttavia, parlando col dottor Max egli ha più
volte accennato a me chiamandomi chissà perché, "giovane
seme". Dopo un po' si è addormentato al dolce molleggio della
macchina e parlando e gesticolando nel sonno mostrava di aver paura di
qualcosa: infatti agitava le mani davanti a sé in segno di difesa.
L'auto ha attraversato la città fino all'imbocco delle autostrade; giunta
a quel punto ne ha infilato una sfrecciando a grande velocità. La
velocità era così alta che paesaggio, colori, odori che filtravano dal
finestrino socchiuso formavano un impasto multiforme e multicolore così
che non sono riuscito a distinguere nulla se non due scie iridate che
correvano ai lati dei finestrini. Finalmente mi è parso di vedere alte
montagne all'orizzonte e all'improvviso, come a strapiombo davanti ai
nostri occhi, lo specchio calmo e compatto di un nero lago. A questo
pulito l'auto ha imboccato una strada che scendeva a turniché verso il
lago finché si è fermata a pochi metri da una casa simile alla
cupola di un osservatorio astronomico. Due li degli spicchi di
alluminio della cupola si sono aperti scivolando verso l'interno e da
quella fessura è uscita una giovane donna, dall'aspetto di impiegata,
con una gonna scozzese e una maglietta di lana grigio chiaro. I capelli
le ondeggiavano sulle spalle ed erano fermati sul capo con un cerchietto
di velluto nero. Siamo scesi tutti e il dottor Max ha detto: "Ti
presento due miei collaboratori. La mia fidanzata. " La giovane
donna si è avvicinata a noi camminando stranamente con le gambe larghe
e tese, sorridendo e con un gesto simile a quello di leccarsi i baffi:
cioè sporgendo la lingua appuntita fuori dalle labbra, e passandola da
un angolo all'altro con un corrispondente movimento degli occhi.
"Molllto piacellle," ha detto e ha allungato di colpo la mano
aperta.
lo e Bonbolo l'abbiamo stretta rispettosamente e ci siamo ritirati con
un inchino.
Siamo entrati a vedere la villa che è stata regalata dal dottor Saturno
al dottor Max ed è una stranissima casa. Durante tutto questo tempo ho
osservato attentamente la fidanzata del dottor Max. Si chiama Minnie, ha
una voce normale ma parla con un tono querulo di bambina viziata, non
antipatico, e soprattutto a molti gesti e versi. Le sue espressioni
non si limitano ad atteggiamenti del volto e del corpo, molto buffi, ma
sono sottolineate da esclamazioni come: "Szip" se fa una
leggera carezza al dottor Max, oppure "Smak! " se gli dà uno
schiaffetto sulla guancia o sulle mani, oppure " Sbang! " se
è un pugno (gli dà anche pugni, ma sempre per scherzo), o "S-ciak"
se gli dà un bacetto, o "Ron-ron" se ha sonno o "Gron-gron-gron"
se ha fame e così via. Questi suoni sono accompagnati da gesti
buffissimi: per esempio, si incammina verso il dottor Max con aria
di colpo minacciosa, a lunghi passi ondulanti, i piedi divaricati e i
pugni chiusi e protesi e " Sbang! " gli dà un pugno. Poi
sbatte le palpebre e le lunghe ciglia, incrocia le dita in attitudine
supplichevole e "S-ciak" gli dà un bacione, "Ruf-ruf"
gli arruffa i capelli, "Splak!" si lascia cadere su una
poltrona, le braccia e le gambe divaricate e un palmo di lingua fuori.
Per il resto è del tutto normale. L'ho guardata a lungo e ho
cercato di capire come mai Minnie, coi suoi " Smak! " e i suoi
"S-ciak" e "Ron-ron" è stata scelta dal dottor Max
con i suoi miliardi. Questo ha reso più che confuse le mie previsioni e
possibili ipotesi, manda a gambe all'aria le leggi chimiche sul
matrimonio e anche quelle storiche e anche quelle economiche; anche le
possibili influenze negative o positive su una ditta commerciale di più
di duecento persone e l'avvenire dei dipendenti, del reparto
amministrativo, dei progetti commerciali, della nuova e vecchia sede in
generale e del mio ufficio in particolare.
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