Bibliolab LABORATORIO DI STORIA > materiali didattici > percorsi > il boom degli anni '60 > ANTOLOGIA > Parise

ANTOLOGIA

Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

ANTOLOGIA - fonti letterarie

GOFFREDO PARISE - IL PADRONE

Pag. 40 - 43 e Pag. 106 - 109

Per fortuna il dottor Max non ha fatto caso a questi sguardi e a questi sottintesi perché si era sprofondato come al solito nelle sue meditazioni. L'ascensore aveva concluso la sua folle corsa verso l'alto (che poteva anche dare la sensazione di non salire ma di scendere lentamente, come una piuma) e la porta scorrevole si è spalancata su una grande sala inondata di sole. Le due pareti laterali della stanza erano di cristallo color verde-azzurro attraverso cui il sole appariva come un disco nero dai bordi dorati e fumanti. Anche il pavimento pareva di cristallo o di marmo nero e su di esso ho camminato con circospezione, quel tanto che mi era permesso dalla velocità con cui il dottor Max mi trascinava attraverso la stanza. A un certo punto si è fermato e mi ha quasi sussurrato all'orecchio:
"Ora le sembra straordinario perché è la prima volta. Ma tutto ciò è profondamente immorale. E immorale allontanare fino a questo punto l'uomo dalla natura. Pare d'essere in aeroplano. Io qui non ci starei neanche un minuto. Tutti vogliono starci, io non ci vengo mai."
"E' magnifico " non ho potuto fare a meno di esclamare, e ho tentato di fermarmi un momento al centro della stanza per guardare da quel punto al di là degli immensi cristalli la città sottostante, coi suoi bassi tetti, la grande macchia di un parco pubblico, i fasci di nubi evanescenti che correvano (ma a me è sembrato che fosse il palazzo a muoversi) e un grosso aereo che saliva vertiginosamente in una scia di fumo nero. "E' meraviglioso," ho ripetuto, accecato da , quel bagliore e da quelle prospettive e per un istante ho potuto considerare tutta la mia felicità: quante cose erano accadute in un giorno: avevo trovato lavoro, avevo conosciuto il padrone della ditta commerciale, il dottor Max che in quel momento (per un istante ebbi la
sensazione di una trappola) mi teneva addirittura sottobraccio, avevo visto i volti ( di molta altra gente che avrei potuto conoscere meglio e ora mi trovavo al piani più alti della nuova sede della ditta che non più tardi di questa mattina mi ero accontentato di guardare un momento dal basso scambiando anche questo desiderio per giovanile improntitudine. E ora? Cosa sarebbe accaduto? Ma già il dottor Max mi trascinava verso il fondo del salone. Forse aveva scorto la meraviglia nei miei occhi perché mi disse, seccato:
"Lei non pensi di venire qui, a sporcarsi l'anima come tutti. Lei è arrivato stamani dalla provincia, puro, intatto. Si conservi così come mostrano i suoi occhi. Anzi, ci penserò io. Resterà al primo piano, nella vecchia sede, a lavorare accanto a me."
"Ma, qualche volta, potrò salire fin quassù?" ho chiesto con un coraggio di cui mi sono stupito profondamente, ma il dottor Max non ha risposto. E del resto una porta nella parete di fondo si è aperta spalancando i due immensi battenti quando noi eravamo ancora a qualche distanza. Siamo entrati in un corridoio illuminato di luce diffusa e con molte porte ai lati. Chiamando "Bombolo! Bombolo!" il dottor Max ha aperto una di queste porte che dava in un piccolo ufficio con una parete di vetro. Dietro una scrivania di metallo c'era un uomo grassino: stava dettando qualcosa a una segretaria che è subito sparita come una farfalla.

(Pag. 106 - 109)

Ieri mattina il dottor Max mi ha telefonato e ha detto, che sarebbe venuto a prendermi di lì a mezz'ora. Non ho' chiesto spiegazioni, ho fatto il bagno come ogni domenica, ho cambiato camicia, mi sono vestito e sono sceso in strada ad aspettare. Il dottor Max è arrivato con una automobile lunghissima color rosa pesca, anziché con la sua solita, anziché la sua solita utilitaria (da questa prima apparizione dovevo capire che
le cose erano cambiate radicalmente in pochi giorni). Ha frenato bruscamente, poi, con un gran sorriso (e questo per il dottor Max che non ride mai è stato il primo segno che io ho considerato positivo, in certo qual modo, rallegrante), ha aperto la portiera della macchina e mi ha fatto cenno di entrare. Sono salito e sono sprofondato nel sedile di cuoio. Sempre sorridendo il dottor Max mi ha detto la prima frase strana che io non ho capito e non ho voluto capire perché conosco le involuzioni, le allegorie del suo pensiero. La frase è la seguente:
"Le piace? Lo so, lo so che è immorale, ma chi se ne frega?"
Così dicendo ha chiuso la portiera e l'auto è partita con uno scatto silenzioso.
Ho osservato minuziosamente l'automobile. E' di marca americana, scopribile: all'interno tutta foderata di cuoio, ad eccezione delle portiere e della cupola che sono foderate di pelle rosa. li cruscotto è di madreperla, tempestato di leve di pulsanti azzúrri. Il dottor Max ha guidato a grande velocità per le strade deserte, poi si è fermato di colpo davanti a una casa e l'auto ha molleggiato a lungo dandomi un forte senso di nausea. Dalla casa è uscito Bombolo, che si è infilato tutto ridente nell'automobile inneggiando come al solito al dottor Max. Non mi ha nemmeno salutato, ma questo è naturale in un uomo che ha deciso di ignorarmi. Tuttavia, parlando col dottor Max egli ha più volte accennato a me chiamandomi chissà perché, "giovane seme". Dopo un po' si è addormentato al dolce molleggio della macchina e parlando e gesticolando nel sonno mostrava di aver paura di qualcosa: infatti agitava le mani davanti a sé in segno di difesa.
L'auto ha attraversato la città fino all'imbocco delle autostrade; giunta a quel punto ne ha infilato una sfrecciando a grande velocità. La velocità era così alta che paesaggio, colori, odori che filtravano dal finestrino socchiuso formavano un impasto multiforme e multicolore così che non sono riuscito a distinguere nulla se non due scie iridate che correvano ai lati dei finestrini. Finalmente mi è parso di vedere alte montagne all'orizzonte e all'improvviso, come a strapiombo davanti ai nostri occhi, lo specchio calmo e compatto di un nero lago. A questo pulito l'auto ha imboccato una strada che scendeva a turniché verso il lago finché si è fermata a pochi metri da una casa simile alla cupola di un osservatorio astronomico. Due li degli spicchi di alluminio della cupola si sono aperti scivolando verso l'interno e da quella fessura è uscita una giovane donna, dall'aspetto di impiegata, con una gonna scozzese e una maglietta di lana grigio chiaro. I capelli le ondeggiavano sulle spalle ed erano fermati sul capo con un cerchietto di velluto nero. Siamo scesi tutti e il dottor Max ha detto: "Ti presento due miei collaboratori. La mia fidanzata. " La giovane donna si è avvicinata a noi camminando stranamente con le gambe larghe e tese, sorridendo e con un gesto simile a quello di leccarsi i baffi: cioè sporgendo la lingua appuntita fuori dalle labbra, e passandola da un angolo all'altro con un corrispondente movimento degli occhi.
"Molllto piacellle," ha detto e ha allungato di colpo la mano aperta.
lo e Bonbolo l'abbiamo stretta rispettosamente e ci siamo ritirati con un inchino.
Siamo entrati a vedere la villa che è stata regalata dal dottor Saturno al dottor Max ed è una stranissima casa. Durante tutto questo tempo ho osservato attentamente la fidanzata del dottor Max. Si chiama Minnie, ha una voce normale ma parla con un tono querulo di bambina viziata, non antipatico, e soprattutto a molti gesti e versi. Le sue espressioni non si limitano ad atteggiamenti del volto e del corpo, molto buffi, ma sono sottolineate da esclamazioni come: "Szip" se fa una leggera carezza al dottor Max, oppure "Smak! " se gli dà uno schiaffetto sulla guancia o sulle mani, oppure " Sbang! " se è un pugno (gli dà anche pugni, ma sempre per scherzo), o "S-ciak" se gli dà un bacetto, o "Ron-ron" se ha sonno o "Gron-gron-gron" se ha fame e così via. Questi suoni sono accompagnati da gesti buffissimi: per esempio, si incammina verso il dottor Max con aria di colpo minacciosa, a lunghi passi ondulanti, i piedi divaricati e i pugni chiusi e protesi e " Sbang! " gli dà un pugno. Poi sbatte le palpebre e le lunghe ciglia, incrocia le dita in attitudine supplichevole e "S-ciak" gli dà un bacione, "Ruf-ruf" gli arruffa i capelli, "Splak!" si lascia cadere su una poltrona, le braccia e le gambe divaricate e un palmo di lingua fuori.
Per il resto è del tutto normale. L'ho guardata a lungo e ho cercato di capire come mai Minnie, coi suoi " Smak! " e i suoi "S-ciak" e "Ron-ron" è stata scelta dal dottor Max con i suoi miliardi. Questo ha reso più che confuse le mie previsioni e possibili ipotesi, manda a gambe all'aria le leggi chimiche sul matrimonio e anche quelle storiche e anche quelle economiche; anche le possibili influenze negative o positive su una ditta commerciale di più di duecento persone e l'avvenire dei dipendenti, del reparto amministrativo, dei progetti commerciali, della nuova e vecchia sede in generale e del mio ufficio in particolare.

indietro