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ANTOLOGIA

Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

ANTOLOGIA - fonti letterarie

ALBERTO MORAVIA - AGOSTINO
(Pag. 5 - 9)

Nei primi. giorni d'estate, Agostino e sua madre uscivano tutte le mattine sul mare in pattino. Le prime volte, la madre aveva fatto venire anche un marinaio, ma Agostino, aveva per così chiari segni, che la presenza dell'uomo l'annoiava, che da allora i remi furono affidati a lui.
Egli remava con un piacere profondo su quel mare calmo e diafano del primo mattino e la madre, seduta di fronte a lui gli discorreva pianamente, lieta e serena come il mare e il cielo, proprio come se lui fosse stato un uomo e non un ragazzo di tredici anni. La madre di Agostino era una grande e bella donna ancora nel fiore degli anni; e Agostino provava un sentimento di fierezza ogni volta che si imbarcava con lei per una di quelle gita mattutine. Gli pareva che tutti i bagnanti della spiaggia li osservassero ammirassero sua madre e invidiando lui; convinto di avere addosso tutti gli sguardi, gli sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire una maniera particolare, di essere avvolto da un'aria teatrale ed esemplare come se sopra una spiaggia, si fosse trovato con la madre sopra una ribalta, sotto gli occhi attenti di centinaia di spettatori. Talvolta la madre a meno di notarlo ad alta voce, con desiderio segreto che gli altri udisse, oppure lo mandava a prendere qualche oggetto nella cabina, restando dritta in piedi sulla riva, presso il pattino. Egli ubbidiva con una gioia segreta, contento di prolungare, sia pure di pochi momenti, lo spettacolo della loro partenza. Finalmente salivano sul pattino, Agostino si impadroniva dei remi e lo spingeva al largo. Ma ancora a lungo restavano nel suo animo il turbamento e l'infatuazione di questa sua filiale vanità.
Come si trovavano a gran distanza dalla riva, la madre diceva al figlio di fermarsi, si metteva in capo la cuffia di gomma, si toglieva i sandali e scivolava in acqua. Agostino la seguiva. Ambedue nuotavano intorno al pattino abbandonato coi remi penzolanti; parlando lietamente con voci che suonavano alte nel silenzio del mare piatto e pieno di luce. Talvolta la madre indicava un pezzo di sugheri galleggiante a qualche distanza e sfidava il figlio a raggiungerlo a nuoto. Ella concedeva al figlio un metro di vantaggio; poi, a grandi bracciate, si slanciavano verso il sughero. Oppure gareggiavano a tuffarsi dal sedile del pattino.
L'acqua liscia e pallida si squarciava sotto i loro tuffi. Agostino vedeva il corpo della madre inabissarsi circonfuso di un verde ribollimento e subito le si slanciava dietro, con un desiderio di seguirla ovunque, anche in fondo al mare. Si gettava nella scia materna e gli pareva che anche l'acqua così fredda e unita serbasse la traccia del passaggio di quel corpo amato. Finito il bagno, risalivano sul pattino e la madre guardando intorno al mare calmo e luminoso diceva: “Com'è bello, nevvero?” Agostino non rispondeva perché sentiva che il godimento di quella bellezza del mare e del cielo, egli lo doveva soprattutto all'intimità profonda in cui erano immersi i suoi rapporti con la madre.
Non ci fosse stata questa intimità, gli accadeva talvolta di pensare , che sarebbe rimasto di quella bellezza? Restavano ancora a lungo ad asciugarsi, nel sole che, avvicinandosi il mezzodì, si faceva più ardente; poi la madre si distendeva traversa sulla traversa che univa le due navicelle del pattino e, supina, i capelli nell'acqua, il viso rivolto al cielo. Gli occhi chiusi, pareva assopirsi; mentre Agostino, seduto sul banco, si guardava intorno, guardava la madre e non fiatava per timore di turbare quel sonno. Ad un tratto la madre apriva gli occhi e diceva che era un piacere nuovo stare distesa sul dorso con gli occhi chiusi, sentendo l'acqua trascorrere e ondeggiare sotto la schiena; oppure domandava ad Agostino che le porgesse il porta sigarette; o meglio che accendesse lui stesso la sigaretta e gliela desse; tutte cose che Agostino eseguiva con compiuta e trepida attenzione. Quindi la madre fumava in silenzio e Agostino se ne stava chino, voltandole le spalle ma con la testa girata di fianco, in modo da poter vedere le nuvolette di fumo azzurro che indicavano il lougo dove la testa della madre riposava, i capelli sparsi nell'acqua. Ancora, la madre che non sembrava mai saziarsi del sole, pregava Agostino di remare e di non voltarsi: intanto lei si sarebbe tolto il reggipetto e avrebbe abbassato il costume sul ventre, in modo da esporre tutto il corpo alla luce solare. Agostino remava e si sentiva fiero di questa incombenza come un rito a cui gli fosse concesso di partecipare. E non soltanto gli veniva in mente di voltarsi, ma sentiva quel corpo, là dietro di lui, nudo al sole, come avvolto in un mistero cui doveva la massima venerazione. (..)
Rimasto solo, Agostino si distese nella sedia a sdraio di sua madre e, un braccio sotto la nuca, gli occhi rivolti al cielo, assunse un atteggiamento riflessivo e indifferente. Gli pareva che, come tutti i bagnanti della spiaggia dovevano aver notato nei giorni passati le sue partenze con sua madre, così, allo stesso modo, non potesse essere loro sfuggito che quel giorno la madre l'aveva lasciato a terra per andarsene con il giovane del pattino. Per questo egli non doveva assolutamente mostrare i sentimenti di disappunto e di delusione che l'amareggiavano. Ma per quanto cercasse di darsi un'aria di competenza e di serenità , gli sembrava egualmente che tutti dovessero leggergli in viso l'inconsistenza e lo sforzo di questo atteggiamento. Ciò che lo offendeva di più era il fatto che la madre gli avesse preferito il giovane, quanto la felicità gioiosa, come premeditata con la quale aveva accettato l'invito. Era come se ella avesse deciso dentro di sé di non lasciarsi sfuggire l'occasione; e, appena si presentasse, di coglierla senza esitare. Era come se ella, durante tutti quei giorni in cui era uscita in mare con lui, si fosse sempre annoiata; e non ci fosse venuta che in mancanza di compagnia migliore. Un ricordo confermava questo suo malumore. Era accaduto ad un ballo in una casa amica a cui si era recato insieme alla madre. Con loro si trovava una sua cugina che durante i primi giri, disperata di vedersi negletta dai ballerini, aveva accettato un paio di volte di andare con lui, ragazzo dai pantaloni corti. Ma aveva ballato di malagrazia, con un viso lungo e pieno di scontento; e Agostino, sarebbe assorto a sorvegliare i propri passi, si era accorto di questo sdegnoso e per lui poso lusinghiero stato d'animo. Tuttavia l'aveva invitata una terza volta; e si era molto stupito di vederla ad un tratto sorridere e alzarsi sollecitamente, dandosi con le due mani un colpo alla gonna spiegazzata. Soltanto, invece di corrergli tra le braccia, la cugina lo evitava e andava incontro a un giovane che, al disopra della spalla di Agostino, le aveva rivolto un cenno d'invito. Tutta questa scena non era durata più di cinque secondi e nessuno se n'era accorto fuorchè Agostino stesso. Ma egli era rimasto oltremodo umiliato; e aveva avuto l'impressione che tutti avessero notato il suo smacco.
Adesso, dopo la partenza di sua madre con il giovane del pattino, paragonava i due fatti e li trovava identici. Come sua cugina, sua madre non aveva aspettato che l'occasione propizia per abbandonarlo. Come la cugina, con la stessa facilità premurosa, aveva accettato la prima compagnia che le fosse capitata. E a lui, in ambedue i casi, era accaduto di ruzzolare giù da un'illusione come da una montagna, restando tutto ammaccato e dolente.

La madre, quel giorno, rimase in mare un paio d'ore; dall'ombrellone la vide scendere sulla riva, porgere la mano al giovane e, senza fretta, la testa china sotto il sole di mezzogiorno, avviarsi verso la cabina. La spiaggia ormai deserta; e questo era una consolazione per Agostino, sempre convinto che la gente avesse gli occhi fissi sopra di loro. “Che cosa hai fatto?” gli chiese la madre con tono indifferente. ”Mi sono molto divertito,” incominciò Agostino; e inventò che era stato in mare anche lui con i ragazzi della cabina attigua alla loro. Ma già la madre non l'ascoltava più, correva verso la cabina per rivestirsi. Agostino decise che il giorno dopo, appena avesse visto spuntare sul mare il pattino bianco del giovane, si sarebbe allontanato con qualche pretesto; in modo tale da non soffrire per la seconda volta l'affronto di essere lasciato a terra. Ma il giorno dopo, appena fece il gesto di allontanarsi, si sentì richiamare da sua madre. “Vieni”, ella diceva alzandosi e radunando la roba, “si va in mare”. Agostino, pensando che la madre avesse in mente di congedare il giovane e restare sola con lui, la seguì. Il giovane li aspettava ritto sul pattino; la madre lo salutò e disse semplicemente: ”Porto anche mio figlio. “ Così Agostino, assai scontento, si ritrovò seduti accanto alla madre, di fronte al giovane che remava.

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