ANTOLOGIA - fonti letterarie
ALBERTO
MORAVIA - AGOSTINO
(Pag. 5 - 9)
Nei
primi. giorni d'estate, Agostino e sua madre uscivano tutte le mattine
sul mare in pattino. Le prime volte, la madre aveva fatto venire anche
un marinaio, ma Agostino, aveva per così chiari segni, che la presenza
dell'uomo l'annoiava, che da allora i remi furono affidati a lui.
Egli remava con un piacere profondo su quel mare calmo e diafano del
primo mattino e la madre, seduta di fronte a lui gli discorreva
pianamente, lieta e serena come il mare e il cielo, proprio come se lui
fosse stato un uomo e non un ragazzo di tredici anni. La madre di
Agostino era una grande e bella donna ancora nel fiore degli anni; e
Agostino provava un sentimento di fierezza ogni volta che si imbarcava
con lei per una di quelle gita mattutine. Gli pareva che tutti i
bagnanti della spiaggia li osservassero ammirassero sua madre e
invidiando lui; convinto di avere addosso tutti gli sguardi, gli
sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire una
maniera particolare, di essere avvolto da un'aria teatrale ed esemplare
come se sopra una spiaggia, si fosse trovato con la madre sopra una
ribalta, sotto gli occhi attenti di centinaia di spettatori. Talvolta la
madre a meno di notarlo ad alta voce, con desiderio segreto che gli
altri udisse, oppure lo mandava a prendere qualche oggetto nella cabina,
restando dritta in piedi sulla riva, presso il pattino. Egli ubbidiva
con una gioia segreta, contento di prolungare, sia pure di pochi
momenti, lo spettacolo della loro partenza. Finalmente salivano sul
pattino, Agostino si impadroniva dei remi e lo spingeva al largo. Ma
ancora a lungo restavano nel suo animo il turbamento e l'infatuazione di
questa sua filiale vanità.
Come si trovavano a gran distanza dalla riva, la madre diceva al figlio
di fermarsi, si metteva in capo la cuffia di gomma, si toglieva i
sandali e scivolava in acqua. Agostino la seguiva. Ambedue nuotavano
intorno al pattino abbandonato coi remi penzolanti; parlando lietamente
con voci che suonavano alte nel silenzio del mare piatto e pieno di
luce. Talvolta la madre indicava un pezzo di sugheri galleggiante a
qualche distanza e sfidava il figlio a raggiungerlo a nuoto. Ella
concedeva al figlio un metro di vantaggio; poi, a grandi bracciate, si
slanciavano verso il sughero. Oppure gareggiavano a tuffarsi dal sedile
del pattino.
L'acqua liscia e pallida si squarciava sotto i loro tuffi. Agostino
vedeva il corpo della madre inabissarsi circonfuso di un verde
ribollimento e subito le si slanciava dietro, con un desiderio di
seguirla ovunque, anche in fondo al mare. Si gettava nella scia materna
e gli pareva che anche l'acqua così fredda e unita serbasse la traccia
del passaggio di quel corpo amato. Finito il bagno, risalivano sul
pattino e la madre guardando intorno al mare calmo e luminoso diceva:
“Com'è bello, nevvero?” Agostino non rispondeva perché sentiva che
il godimento di quella bellezza del mare e del cielo, egli lo doveva
soprattutto all'intimità profonda in cui erano immersi i suoi rapporti
con la madre.
Non ci fosse stata questa intimità, gli accadeva talvolta di pensare ,
che sarebbe rimasto di quella bellezza? Restavano ancora a lungo ad
asciugarsi, nel sole che, avvicinandosi il mezzodì, si faceva più
ardente; poi la madre si distendeva traversa sulla traversa che univa le
due navicelle del pattino e, supina, i capelli nell'acqua, il viso
rivolto al cielo. Gli occhi chiusi, pareva assopirsi; mentre Agostino,
seduto sul banco, si guardava intorno, guardava la madre e non fiatava
per timore di turbare quel sonno. Ad un tratto la madre apriva gli occhi
e diceva che era un piacere nuovo stare distesa sul dorso con gli occhi
chiusi, sentendo l'acqua trascorrere e ondeggiare sotto la schiena;
oppure domandava ad Agostino che le porgesse il porta sigarette; o
meglio che accendesse lui stesso la sigaretta e gliela desse; tutte cose
che Agostino eseguiva con compiuta e trepida attenzione. Quindi la madre
fumava in silenzio e Agostino se ne stava chino, voltandole le spalle ma
con la testa girata di fianco, in modo da poter vedere le nuvolette di
fumo azzurro che indicavano il lougo dove la testa della madre riposava,
i capelli sparsi nell'acqua. Ancora, la madre che non sembrava mai
saziarsi del sole, pregava Agostino di remare e di non voltarsi: intanto
lei si sarebbe tolto il reggipetto e avrebbe abbassato il costume sul
ventre, in modo da esporre tutto il corpo alla luce solare. Agostino
remava e si sentiva fiero di questa incombenza come un rito a cui gli
fosse concesso di partecipare. E non soltanto gli veniva in mente di
voltarsi, ma sentiva quel corpo, là dietro di lui, nudo al sole, come
avvolto in un mistero cui doveva la massima venerazione. (..)
Rimasto solo, Agostino si distese nella sedia a sdraio di sua madre e,
un braccio sotto la nuca, gli occhi rivolti al cielo, assunse un
atteggiamento riflessivo e indifferente. Gli pareva che, come tutti i
bagnanti della spiaggia dovevano aver notato nei giorni passati le sue
partenze con sua madre, così, allo stesso modo, non potesse essere loro
sfuggito che quel giorno la madre l'aveva lasciato a terra per andarsene
con il giovane del pattino. Per questo egli non doveva assolutamente
mostrare i sentimenti di disappunto e di delusione che l'amareggiavano.
Ma per quanto cercasse di darsi un'aria di competenza e di serenità ,
gli sembrava egualmente che tutti dovessero leggergli in viso
l'inconsistenza e lo sforzo di questo atteggiamento. Ciò che lo
offendeva di più era il fatto che la madre gli avesse preferito il
giovane, quanto la felicità gioiosa, come premeditata con la quale
aveva accettato l'invito. Era come se ella avesse deciso dentro di sé
di non lasciarsi sfuggire l'occasione; e, appena si presentasse, di
coglierla senza esitare. Era come se ella, durante tutti quei giorni in
cui era uscita in mare con lui, si fosse sempre annoiata; e non ci fosse
venuta che in mancanza di compagnia migliore. Un ricordo confermava
questo suo malumore. Era accaduto ad un ballo in una casa amica a cui si
era recato insieme alla madre. Con loro si trovava una sua cugina che
durante i primi giri, disperata di vedersi negletta dai ballerini, aveva
accettato un paio di volte di andare con lui, ragazzo dai pantaloni
corti. Ma aveva ballato di malagrazia, con un viso lungo e pieno di
scontento; e Agostino, sarebbe assorto a sorvegliare i propri passi, si
era accorto di questo sdegnoso e per lui poso lusinghiero stato d'animo.
Tuttavia l'aveva invitata una terza volta; e si era molto stupito di
vederla ad un tratto sorridere e alzarsi sollecitamente, dandosi con le
due mani un colpo alla gonna spiegazzata. Soltanto, invece di corrergli
tra le braccia, la cugina lo evitava e andava incontro a un giovane che,
al disopra della spalla di Agostino, le aveva rivolto un cenno d'invito.
Tutta questa scena non era durata più di cinque secondi e nessuno se
n'era accorto fuorchè Agostino stesso. Ma egli era rimasto oltremodo
umiliato; e aveva avuto l'impressione che tutti avessero notato il suo
smacco.
Adesso, dopo la partenza di sua madre con il giovane del pattino,
paragonava i due fatti e li trovava identici. Come sua cugina, sua madre
non aveva aspettato che l'occasione propizia per abbandonarlo. Come la
cugina, con la stessa facilità premurosa, aveva accettato la prima
compagnia che le fosse capitata. E a lui, in ambedue i casi, era
accaduto di ruzzolare giù da un'illusione come da una montagna,
restando tutto ammaccato e dolente.
La madre, quel giorno, rimase in mare un paio d'ore; dall'ombrellone
la vide scendere sulla riva, porgere la mano al giovane e, senza fretta,
la testa china sotto il sole di mezzogiorno, avviarsi verso la cabina.
La spiaggia ormai deserta; e questo era una consolazione per Agostino,
sempre convinto che la gente avesse gli occhi fissi sopra di loro.
“Che cosa hai fatto?” gli chiese la madre con tono indifferente.
”Mi sono molto divertito,” incominciò Agostino; e inventò che era
stato in mare anche lui con i ragazzi della cabina attigua alla loro. Ma
già la madre non l'ascoltava più, correva verso la cabina per
rivestirsi. Agostino decise che il giorno dopo, appena avesse visto
spuntare sul mare il pattino bianco del giovane, si sarebbe allontanato
con qualche pretesto; in modo tale da non soffrire per la seconda volta
l'affronto di essere lasciato a terra. Ma il giorno dopo, appena fece il
gesto di allontanarsi, si sentì richiamare da sua madre. “Vieni”,
ella diceva alzandosi e radunando la roba, “si va in mare”.
Agostino, pensando che la madre avesse in mente di congedare il giovane
e restare sola con lui, la seguì. Il giovane li aspettava ritto sul
pattino; la madre lo salutò e disse semplicemente: ”Porto anche mio
figlio. “ Così Agostino, assai scontento, si ritrovò seduti accanto
alla madre, di fronte al giovane che remava.
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