LUCIANO
BIANCIARDI - LA
VITA AGRA
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Il
bottegone è una stanza enorme senza finestre, con e luci
giallastire sempre accese a illuminare le cataste di scatole colorate. Dal
soffitto cola una musica calcolata per l'effetto ipnotico, appesi al
muro ci sono specchi tondi ad angolazione variabile e uno specialista,
chiuso chissà dove, controlla che la gente si muova, compri e non rubi.
Entrando, ti danno un carrettino di fil di ferro, che devi riempire di
merce, di prodotti. Vendono e comprano ogni cosa; i frequentatori
hanno la pupilla dilatata, per via dei colori, della luce, della
musica calcolata, non battono più le palpebre, non ti vedono, a tratti
ti sbattono il carrettino sui lombi, e con gesti da macumbati raccattano
scatole dalle cataste e le lasciano cadere nell'apposito scomparto.
Nessuno dice una parola, tanto il discorso sarebbe coperto dalla musica
e dal continuo scaracchiare delle calcolatrici.
Il bancone giù in fondo è quello delle carni. Dietro c'è una squadra
di macellai e macellaie che spartono terga di bove, le affettano, le
piazzano sul vassoino di cartone, le involgono nel cellofan e poi
richiudono con un saldatore elettrico. Davanti al bancone sostano le
donnette, ognuna ha in mano un vassoino di carne e lo guarda senza
vederlo, lo tasta, lo rimette al suo posto, ne piglia un altro. La
donnetta accanto a lei prende a sua volta il vassoino scartato, lo
guarda, lo tasta, lo rimette al posto suo, e avanti. Nelle ore di punta
il vassoino non fa nemmeno in tempo a ritornare sul bancone: appena
visto e tastato, passa in mano a un'altra donna, percorre tutta la
fila delle donnette chine come tanti polli a beccare in un pollaio
modello. Poi ritorna indietro.
Sarebbe una grossa perdita di tempo, e di guadagno, ma ci sono degli
specialisti in borghese che, alle spalle delle donnette ipnotizzate,
provvedono di soppiatto a colmare fino al dovuto il carretto in attesa,
oppure a spostarlo, in modo che i più solerti, sbagliandosi, stivino di
merce anche il veicolo dei più tardivi, e tutti, alla fine, abbiano
comprato pressappoco la stessa roba, e nella stessa quantità.
Continua la musica ipnotica e quando la gente è arrivata alla cassa,
ormai paga automaticamente tutto quel che si ritrova a trascinare nel
carretto. Gli emitori con automobile spesso prendono due carretti a
testa e non se ne vanno finchè non li abbiano visti ben pieni..
La fila delle cassiere è sempre attiva ai calcolatori, e le dita
saltabeccano di continuo sui tasti, come cavallette impazzite. In testa
hanno un berrettino azzurro col nome del bottegone, non battono
palpebra, fissano i numerini con le_pupille dilatate, e
ogni giorno hanno il visino più smunto, le occhiaie più bluastre, il
colorito più terreo, il collo più vizzo, come tante tartarughette.
Ci sono anche giovinastri neri e meridionali, con scatole e appositi
portacarichi, i quali trascinano fino alle auto la caterva degli
acquisti, dodici bottiglie di acqua gazzosa, dieci pacchetti di
gallettine, olive verdi col nocciolo e senza, gli assorbenti igienici
per la signora, perché tanto anche 'sto mese ci sono stati attenti, un
osso di plastica per il barboncino venti barattoli di pomodori (anzi di
pomidoro dicono), un pelapatate americano brevettato, che si adopera
anche con la sinistra, i grissini, e gli sfilatini, i salatini, gli
stecchini, i moscardini e i tovagliolini di carta con le figure a
fantasia, tanto spiritosi, tanto divertenti.
lo lo dico sempre, metteteci una catasta di libri, e accecati
come sono comprerebbero anche quelli. Ho letto su un giornale
specializzato che questo e l'agorà, il forum, la piazza dei nostri
tempi, e forse è vero. Però non mi scordo che alla Svolta del Francese
c'era già tutto questo, e anche di più.
Mi ricordo che il vecchio Lenzerini, al suo bottegone di Scarlino
Scalo, teneva tutta questa roba e altra ancora, anche i cappelli teneva,
i vasi da notte, il baccalà a mollo e i lumi a carburo. Ti preparava
anche un cantuccio di pane col salame, il Lenzerini. Bastava
chiederglielo, e intanto ti raccontava di quando suo nonno accompagnò
Garibaldi a casa Guelfi, e lo vide riposarsi sotto il quercione, in
vista di Cala Martina. Era con lui un bel giovane, che si faceva
chiamare il capitano Leggèro, ma di certo doveva essere un nome finto.
"Professore, lasci stare, pagherà quest'altr'anno." Davanti
al bottegone c'è uno spiazzo dove razzolavano le galline, e niente
passaggio zebrato. Qui invece è doppio e pericoloso, viale e
controviale dal cancello di casa mia all'edicola dei giornali.
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