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ANTOLOGIA

Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

ANTOLOGIA - fonti letterarie

CESARE PAVESE - TRA DONNE SOLE

(Pag. 110 - 112)

Camminando nel giardino, Rosetta ci raccontò che l'anno prima voleva farsi monaca. C'eravamo allontanate con lei e Momina nel boschetto, fino a una balaustra di dove si dominava il mare.
- Ma le ragazze come me non le vogliono, - disse.
- Perché? se hai dei soldi - disse Momina.
Rosetta si mise a ridere piano e disse che le monache devon essere vergini.
Momina disse: - E'- un matrimonio come un altro. Tutto quello che si chiede a una sposa è che vesta di bianco.
- Quassú è bello, - disse Rosetta. - Ma domani sarà già meno bello. Per conservare del rispetto per il mondo e la gente, bisogna fare a meno di tutto. Il convento risolve.
- E che cosa avresti fatto sola sola? dipinto madonne? - diceva Momina. - Io non saprei come passarci le giornate...
Rosetta alzò le spalle, all'allusione di Momina. Io stessa me ne accorsi appena. Ma già Mariella con altri s'avvicinavano sotto le magnolie, e Moinina borbottò: - Basta un giorno per volta. Passiamoci questo...
La giornata era davvero promettente, non fossero state le signore, sorelle e amiche del barone, e i loro uomini, che insistevano per fare baccano e toglievano il fiato ai custodi, due vecchi scocciati, perché aprissero, portassero roba, preparassero la veranda. Mise un po' d'ordine Momina che propose di assegnarci una camera e lasciarci riposare un'oretta.
Quella villa era uno splendore, piena di mobili massicci e poltrone, ma tutto incamiciato, perfino i lampadari. 1 palchetti di legno erano ancora incerati. -Sembra il castello medioevale, - disse Mariella traversando un corridoio. Quando si calmò l'andirivieni nei bagni, m'ero seduta su una poltrona di vimini, e Mariella s'aggiustava i capelli a una specchiera, Momina s'era tolte le scarpe e buttata sul letto, la Nene e Rosetta parlottavano alla finestra spalancata. Pensavo a quei film di ragazze americane che vivono tutte in una camera, e una piú vecchia che la sa lunga fa da balia alle altre. E pensavo che è tutta una finta: l'attrice che fa l'ingenua è la meglio divorziata e pagata. Ridevo tra me, e Momina che fumava disse: - Ci mandassero un bicchierino...
- Non capisco ' - cominciò Mariella, - perché donna Paola si vesta cosi da zingara, con gli orecchini...
Parlarono un pezzo degli orecchini e delle donne assenti . A un certo punto sobbalzai sulla poltrona: m'ero di nuovo assopita. Sentii il fresco della stanza e la voce aggressiva della Nene esclamare:
- Sei cattiva, sei cattiva, non ho bisogno di far da madre a nessuno.
- Non ne hai bisogno ma lo fai, - disse Momina.
La Nene, in mezzo alla stanza, gridò con voce stridula: - Gli uomini sono bambini. Noi artisti siamo due volte bambini. Se togli questo che cosa ci resta?
- Che cosa vuoi togliere? - disse Momina. - Non c'è niente da togliere alla vita, è già zero. Ah, - e si rivoltolò sul letto, - mi fate schifo...
Disse Rosetta, dalla finestra: - Se gli vuoi bene, Nene, non curarti di quello che dice Momina. Lo fa per farti arrabbiare...
- Si capisce, - disse Mariella.
- Di chi parlate? - chiesi.
- Di quel genio di Loris, - disse Motnina saltando dal letto, - di un uomo che per fare il bagno ha bisogno che una donna lo ami... Preferisco Fefé.
Di sotto avevano battuto un gong. - Andiamo, -disse Momina. - Le ragazze in sala.
Consumammo nella veranda la colazione che i custodi erano corsi a cercare in paese. Donna Paola col suo mantello scarlatto da zingara faceva l'ostessa e si scusava che i piatti dovessimo passarceli a mano. Passeggiammo a chianti e liquori, nei bicchieri da cognac. Mariella cianciò a non piú finire. Verso la fine si dovettero tirare le tendine, tanto sui vetri batteva il sole.

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