ANTOLOGIA - fonti letterarie
CESARE
PAVESE - TRA DONNE SOLE
(Pag. 110 - 112)
Camminando
nel giardino, Rosetta ci raccontò che l'anno prima voleva farsi monaca.
C'eravamo allontanate con lei e Momina nel boschetto, fino a una
balaustra di dove si dominava il mare.
- Ma le ragazze come me non le vogliono, - disse.
- Perché? se hai dei soldi - disse Momina.
Rosetta si mise a ridere piano e disse che le monache devon essere
vergini.
Momina disse: - E'- un matrimonio come un altro. Tutto quello che si
chiede a una sposa è che vesta di bianco.
- Quassú è bello, - disse Rosetta. - Ma domani sarà già meno bello.
Per conservare del rispetto per il mondo e la gente, bisogna fare a meno
di tutto. Il convento risolve.
- E che cosa avresti fatto sola sola? dipinto madonne? - diceva Momina.
- Io non saprei come passarci le giornate...
Rosetta alzò le spalle, all'allusione di Momina. Io stessa me ne
accorsi appena. Ma già Mariella con altri s'avvicinavano sotto le
magnolie, e Moinina borbottò: - Basta un giorno per volta. Passiamoci
questo...
La giornata era davvero promettente, non fossero state le signore,
sorelle e amiche del barone, e i loro uomini, che insistevano per fare
baccano e toglievano il fiato ai custodi, due vecchi scocciati,
perché aprissero, portassero roba, preparassero la veranda. Mise
un po' d'ordine Momina che propose di assegnarci una camera e lasciarci
riposare un'oretta.
Quella villa era uno splendore, piena di mobili massicci e poltrone,
ma tutto incamiciato, perfino i lampadari. 1 palchetti di legno erano
ancora incerati. -Sembra il castello medioevale, - disse Mariella
traversando un corridoio. Quando si calmò l'andirivieni nei bagni,
m'ero seduta su una poltrona di vimini, e Mariella s'aggiustava i
capelli a una specchiera, Momina s'era tolte le scarpe e buttata sul
letto, la Nene e Rosetta parlottavano alla finestra spalancata. Pensavo
a quei film di ragazze americane che vivono tutte in una camera, e una
piú vecchia che la sa lunga fa da balia alle altre. E pensavo che è
tutta una finta: l'attrice che fa l'ingenua è la meglio divorziata e
pagata. Ridevo tra me, e Momina che fumava disse: - Ci mandassero un
bicchierino...
- Non capisco ' - cominciò Mariella, - perché donna Paola si vesta
cosi da zingara, con gli orecchini...
Parlarono un pezzo degli orecchini e delle donne assenti . A un certo
punto sobbalzai sulla poltrona: m'ero di nuovo assopita. Sentii il
fresco della stanza e la voce aggressiva della Nene esclamare:
- Sei cattiva, sei cattiva, non ho bisogno di far da madre a nessuno.
- Non ne hai bisogno ma lo fai, - disse Momina.
La Nene, in mezzo alla stanza, gridò con voce stridula: - Gli uomini
sono bambini. Noi artisti siamo due volte bambini. Se togli questo che
cosa ci resta?
- Che cosa vuoi togliere? - disse Momina. - Non c'è niente da togliere
alla vita, è già zero. Ah, - e si rivoltolò sul letto, - mi fate
schifo...
Disse Rosetta, dalla finestra: - Se gli vuoi bene, Nene, non curarti di
quello che dice Momina. Lo fa per farti arrabbiare...
- Si capisce, - disse Mariella.
- Di chi parlate? - chiesi.
- Di quel genio di Loris, - disse Motnina saltando dal letto, - di un
uomo che per fare il bagno ha bisogno che una donna lo ami... Preferisco
Fefé.
Di sotto avevano battuto un gong. - Andiamo, -disse Momina. - Le ragazze
in sala.
Consumammo nella veranda la colazione che i custodi erano corsi a
cercare in paese. Donna Paola col suo mantello scarlatto da zingara
faceva l'ostessa e si scusava che i piatti dovessimo passarceli a mano.
Passeggiammo a chianti e liquori, nei bicchieri da cognac. Mariella
cianciò a non piú finire. Verso la fine si dovettero tirare le
tendine, tanto sui vetri batteva il sole.
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