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ANTOLOGIA

Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

ANTOLOGIA - fonti letterarie

LUCIO MASTRONARDI - IL MERIDIONALE DI VIGEVANO

(pag.490 - 493)

Una giardinetta ferma dinanzi a un'osteria mi bloccò. I numeri della targa corrispondevano a quelli di Olga. E' proprio la sua.
Pieno di esitazioni entrai nell'osteria.
C'era gente, che giocava le carte, e scolava vino. Un tavolo era messo di sghembo sulla porta d'un'altra stanza, dove si stava ballando.
L'entrata era a OFFERTA. Un uomo cudiva un piatto pieno di soldi.
L'uomo mi salutò. Era un operaio di Arnaldo. Lo conoscevo di vista.
- Sta cercando la mè fiola? - domandò. E' qui di sopra! - disse, con aria ironica.
- La sò fiola? - dissi, scioccato.
Guardandolo da vicino vidi che somigliava sia a Arnaldo che a Olga.
- Che vada di sopra; c'è Olga con sua madre! disse.
lo restavo lí stranito.
- Con sua madre? Ma Olga ha una madre?
- E no? E con chi li facevo allora sti tre fiò?
Dunque questo era il padre di Olga? Ma Arnaldo e Olga non erano figli di enne enne? E enne enne non era l'industriale, figlio di cardinale? E perché tre fiò allora? Avevo una gran confusione in testa, e il modo di fare di sto vecchio mi pareva avere qualcosa di perfido.
- Se siva che i fiò ci trattavano cosí, am creda, era meglio abortirli!
- disse, con aria vendicativa. - Avanti, vada sopra! - disse con aria di darmi un ordine.
Entrai nella sala da ballo. Dei giovanotti dall'aria di coscritti stavano a ballare con ragazzine, al suono di un grammofono. Traversata la sala, entrai in una specie di antro, con le pareti che mandavano aria gissa, pieno di casse e bottiglie.
Salii per una scala di legno che puzzava di fradicio; i baselli parevano squagiarsi sotto i piedi. Uscii, traverso una botola in un solarone. Dei vecchi e delle vecchie sbevazzavano, seduti per terra, su casse, su paglioni. Un altoparlante ripeteva le canzonette del grammofono, giú. Mi ricordai che qualcuno me l'aveva detto: quell'osteria lí, oltre al dancing ci aveva un piano di sopra per i vecchi ciukaté che ci si invergogna a fài vegg.
In un angolo, c'era Olga. Era chinata su una vecchia. La vecchia teneva una bottiglia fra le ginocchia. Dopo qualche attimo la riconobbi: era la scopara della filandería.
Olga cercava di rialzarla.
- Allora è questa tua madre ? - gridai.
Olga mi vide, strabuzzò gli occhi:
- Piú noioso della merda! - ringhiò.
La madre aprí le ginocchia. La bottiglia rotolò fra i piedi di due vecchi che stavano ballando.
Aiutai Olga a sostenere la madre. Mentre uscivamo, la vecchia vomitò. Sporcò la sottana della ragazza. Quel brodio la inferocí.
- T'incorgerai! - borbottava, mentre adagiavamo la madre sulla macchina. Mi sbatté la portiera davanti. Mentre ingranava la marcia, rivolse qualche frase al padre che, sull'uscio dell'osteria, sembrava godersi la scena.
Vidi la macchina partire nervosa, traversare la strada, imboccare una stradetta di cíotoli.
Il padre di Olga mi faceva l'occhio con aria soddisfatta. Mentre mi stringeva la mano, disse: - In fondo alla stradetta. Al trentotto!


Entrai in uno degli ultimi portoni. Nell'androne, Olga stava spingendo la madre dentro una porta. La aiutava una ragazza dall'espressione penosa: l'altra scopara della filanderia. La ragazza mi diceva:
- Prendetemi per serva. So fare bene i misté, siú!
Olga le smollò uno schiaffo.
- Picchiami no. Fra sorelle sta no bene picchiarsi! Gemeva la ragazza.
- Ah, ecco la sorella, - dissi. - Adesso conosco tutta la famiglia.
- Merda! - mi ringhiò Olga.
- Trovatella. Istituto Orfanelli. Me so no chi sia mè mama! - dicevo rabbioso.
- Merda!
- Me e mè fradè.
- Merda.
- Mio padre industriale, figlio di cardinale!
Con aria di sfida, Olga pronunciò il nome del mio paese. - Mi piasaría un po' vedere chi l'è la tua gente!

La stanza era buia. Sul tavolo c'erano piatti con croste di formaggio. Sopra ci ronzavano mosche. Il letto di ferro battuto, dove la vecchia si stava indormientando fra sgorghi e singhiozzi, doveva essere l'altra metà del letto di Olga. Sua sorella sedeva sull'orlo di un divano; seguitava a guardarmi con aria fra stupida e stupita.
- Mi piasaría un po' vedere chi l'è la tua gente! -ripeté Olga.
lo la sentivo come paralizzato, appoggiato a una stufa di creta.
- Conoscere quella mucca di tua madre. Ci ho proprio voglia da vegg che gentàia è.

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