La
repressione politica non è davvero prerogativa del Novecento,
né dei
cosiddetti sistemi totalitari di quell'epoca.
Da sempre, nella storia dell'uomo, e in ogni plaga del mondo, si sono
conosciute forme di repressione politica. Se si vuole, il concetto stesso
di repressione è inestricabilmente annodato con quello di civiltà.
Rimanendo sul terreno della repressione politica, essa si è per lo più
saldata nel tempo, venendo quasi a identificarvisi con l'esclusione.
Esclusione di alcuni uomini da diritti
e benefici fruiti da altri uomini.
E però va ricordato che tale
esclusione, o se si vuole discriminazione, veniva spesso concepita come
delimitazione
delle prerogative di individui e
gruppi e dunque come funzione indispensabile alla conservazione
dell'ordine sociale.
Da
questo punto di vista, atti che oggi possono apparirci manifestazione di
una insopportabiÌe repressione di diritti umani, civili e politici
un tempo non erano affatto percepiti come tali.
Se si vogliono fare degli
esempi, nella civilissima Atene dell'antichità erano escluse da ogni
forma di vita pubblica e politica le donne, gli stranieri (i cosiddetti
meteci)
e naturalmente gli schiavi,
senza che ciò fosse vissuto come
repressione.
Come si sa, anche nei nostri Paesi l'abolizione della
schiavitù è cosa degli ultimi secoli e
ancor più recenti sono il voto
alle donne e il voto a suffragio universale.
Così, ancora, tanti Stati
civili hanno a lungo nella storia praticato
tremende azioni di sterminio
su base etnica, religiosa,
e le teste dei nemici impalate a monito dei
loro concittadini o
seguaci non erano vissute come una forma di
repressione
ma come sanzione di un ordine.