Progetto
T4: lo sterminio dei disabili
Il primo passo: l'uccisione dei bambini
disabili
Loffensiva contro i pazienti disabili ricoverati in ospedali di stato e case di
cura si era inaugurata nel 1933 con l'introduzione della sterilizzazione e una riduzione
del livello di assistenza. Ma era solo il principio. Nel 1935 Adolf Hitler aveva
dichiarato a Gerhard Wagner, capo dei medici del Reich, che una volta iniziata la guerra
avrebbe attuato l'eutanasia; e il Fuhrer fu di parola. Quando, il primo settembre 1939
ebbe inizio la guerra, l'apparato per sopprimere i disabili era pronto e le uccisioni
ebbero inizio. E cosi come alla legislazione sulla sterilizzazione emanata contro i
portatori di handicap aveva fatto seguito quella promulgata contro gli ebrei e gli
zingari, all'assassinio dei disabili segui l'assassinio degli ebrei e degli zingari.
Il primo passo fu l'assassinio dei bambini disabili. Nel 1938 Hitler
prese a pretesto il caso del neonato di una famiglia di nome Knauer per attivare il
progettato programma di eutanasia. A quanto pare il figlio (o la figlia: il sesso non ci
è noto) degli Knauer era nato con gravi handicap. Non è possibile ricostruire con
certezza l'esatta natura del suo disturbo, ma le testimonianze sembrano concordare sul
fatto che fosse cieco e che i medici avessero formulato nei suoi confronti la diagnosi di
"idiotismo". Tuttavia non tutti gli osservatori rilevarono la sua cecità e per
quanto riguarda la diagnosi di idiotismo non furono offerti argomenti sufficientemente
precisi; Il neonato soffriva inoltre di convulsioni.
Il padre del bambino consultò Werner Catel, direttore della Clinica
infantile dell'Università di Lipsia, e gli chiese di accogliere il figlio.Catel ricoverò
il neonato, ma più tardi avrebbe affermato che il padre gli aveva chiesto di sopprimere
il bambino, richiesta cui aveva opposto un rifiuto trattandosi di un atto punito dalla
legge.
Tali appelli pervennero a Hitler attraverso la sua cancelleria privata,
dove già erano state raccolte suppliche analoghe. Questa Cancelleria del Fuhrer diretta
da Philipp Bouhler, preparava le informazioni per il Fuihrer, il quale decise di
intervenire nel caso Knauer. Hitler ordinò a Karl Branda, suo medico di scorta, di
visitare. il neonato degli Knauer, di consultarsi con i medici di Lipsia e di uccidere il
bambino nel caso in cui la diagnosi avesse ratificato le condizioni fisiche e psichiche
descritte nella supplica. A Lipsia Brandt si consultò con i medici curanti, confermò la
diagnosi e autorizzò l'eutanasia: il bambino fu ucciso.
Dopo l'uccisione del neonato degli Knauer, Hitler autorizzò Brandt e
Bouhler a istituire un programma di soppressione dei bambini portatori di difetti fisici o
mentali. Pertanto egli nominò Brandt e Bouhler, suoi plenipotenziari per questo
cosiddetto programma di eutanasia infantile. Come la maggior parte dei capi nazista, i due
uomini erano relativamente giovani: Brandt aveva 35 anni e Bouhler ne aveva 39. Il primo,
a cui era stata affidata la responsabilità di prendere una decisione nel caso Knauer, era
una scelta scontata; il che non si può dire nel caso del secondo. Non vi è dubbio che
Bouhler fu scelto perché Hitler voleva affidare alla KdF (Cancelleria privata di Hitler),
la responsabilità dell'impresa. Un ufficio doveva organizzare e dirigere l'operazione di
sterminio e la KdF, che era già stata coinvolta nel caso Knauer, era una scelta perfetta.
Se la direzione fosse stata affidata a un dipartimento governativo, I'RMdI ad esempio, la
cerchia degli iniziati si sarebbe allargata e non si sarebbe potuto mantenere il segreto
sulle uccisioni. Si sarebbe resa necessaria la collaborazione di troppi uffici governativi
e di troppi pubblici funzionari.Inoltre incaricare il governo dell'esecuzione di questo
compito avrebbe richiesto ordini ufficiali scritti che Hitler non intendeva emanare. Se la
direzione fosse stata assegnata a un ufficio del partito nazista, ad esempio la
Cancelleria del partito nazista o la Schutzstaffell del partito (le SS), un simile aperto
coinvolgimento dei capi e degli uffici locali del partito avrebbe reso difficile
un'attuazione del programma ordinata e segreta. Inoltre Hitler non voleva rischiare di
generare un'ondata di disapprovazione nei riguardi del partito prima di essersi accertato
di avere l'opinione pubblica dalla sua parte.
La KdF era l'ufficio più idoneo ad attuare il programma di eutanasia
perché non aveva nessuno degli inconvenienti sopra elencati. Non era un ente statale.
Sebbene fosse un'agenzia del partito (il suo nome completo era Cancelleria del Fuhrer del
partito nazista), essa era totalmente indipendente dal quartier generale del partito a
Monaco, la Cancelleria del partito nazista diretta da Martin Bormann.
La KdF fungeva da cancelleria privata di Hitler, accanto ma separata
dalla Cancelleria presidenziale di Hitler, diretta da Otto Meissner, e dalla Cancelleria
del Reich, diretta da Rans Reinrich Lammers.
Celata alla vista del pubblico e di dimensioni relativamente modeste,
la KdF poteva gestire le uccisioni senza coinvolgere troppe persone e senza acquistare
troppa visibilità. La KdF, ubicata a Berlino sul Lutzow Ufer e, successivamente, al
numero 8 della Voss Strabe, era suddivisa in cinque uffici centrali. Il primo si occupava
degli affari privati di Hitler ed era diretto da Albert Bormann, fratello di Martin. Il
secondo affrontava questioni riguardanti il governo e il partito ed era diretto da Viktor
Brack. Tale ufficio si occupava anche delle domande di clemenza, ivi incluse quelle che
richiedevano la morte pietosa; la domanda degli Knauer era giunta fino a Hitler passando
per questo ufficio. Il terzo ufficio centrale gestiva le amnistie per i membri del partito
condannati dai tribunali del partito, il quarto si occupava di tutti gli affari economici
e sociali e il quinto affrontava questioni concernenti l'amministrazione interna e il
personale. Bouhler assegnò il compito di organizzare le uccisioni per eutanasia al II
ufficio centrale e quindi affidò al trentaquattrenne Brack la gestione quotidiana del
programma di eutanasia.
Nel II ufficio centrale della KdF Viktor Brack aveva creato quattro
uffici. L'ufficio IIa era occupato da Werner Blankenburg, vice di Brack; gli uffici IIc e
IId si occupavano degli affari delle forze armate, della polizia, delle SS e del partito
nazista.
L'ufficio IIb, che si occupava del governo del Reich, fatta eccezione
per le forze armate e la polizia, era anch esso responsabile delle domande di clemenza.
Brack affidò a questo ufficio lincarico di coordinare l'eutanasia infantile. Hans
Hefelmann lo diresse e Richard von Hegener svolse la funzione di aggiunto.
Hefelmann era nato a Dresda nell'ottobre del 1906 e dunque aveva
soltanto 32 anni
quando assunse un ruolo centrale nella prima massiccia operazione di
sterminio del regime nazista. Figlio di un produttore agricolo, Hefelmann aveva ricevuto
il dottorato in agricoltura nel 1932. Si era iscritto al partito nazista nel febbraio del
1931 e, dopo aver condotto per un breve periodo un'attività commerciale privata, era
entrato a far parte dello staff del dipartimento di economia del quartier generale
nazista, passando quindi alla KdF nel gennaio del 1936. Posto a capo dell'ufficio IIb nel
1937, diresse questo dipartimento e eutanasia fino alla sua chiamata alle armi avvenuta
nel 1943. Nel 1942 Bouhler raccomandò Hefelmann per una decorazione di guerra; come molti
altri, responsabili delle operazioni di sterminio, Hefelmann fu decorato per il suo
servizio dietro le linee. Sebbene Bouhler si avvalesse della terminologia utilizzata per
dissimulare le stragi, la motivazione da lui fornita per conferire a Hefelmann la Croce di
guerra di seconda classe conteneva un evidente riferimento all'eutanasia infantile:
"Oltre a fornire contributi particolarmente importanti nella gestione di problemi di
sanità pubblica di competenza del II ufficio centrale, il camerata Dr, Hefelmann ha
fornito la base intellettuale per l'esecuzione di un compito speciale, importante per lo
sforzo bellico e assegnato dal Fuhrer. Egli dirige un dipartimento separato, con
responsabilità autonome, finalizzato a questo compito speciale.
Von Hegener, figlio di un ufficiale dell'esercito, era nato nel
settembre del 1905 nella Prussia orientale e dunque aveva soltanto un anno più di
Hefelmann. Dopo aver ottenuto il diploma di scuola secondaria nel 1923, entrò nel mondo
degli affari; lavorò per la Dresdner Bank dal 1923 al 1929, per una ditta di trasporti
fino al 1931 e quindi come statistico per l'Associazione tedesca dei produttori di ferro e
acciaio. Nel 1931 si era Iscritto al partito nazista e aveva partecipato attivamente
all'attività della cellula locale. Nel 1937 entrò a far parte dello staff della KdF per
svolgere infine l'incarico di vice di Hefelmann nell'ufficio IIb e nell'ambito del
programma di eutanasia infantile. Il lavoro di von Hegener fu altamente stimato: lo stesso
giorno e con la medesima motivazione, Bouhler lo propose per la stessa decorazione per cui
aveva proposto Hefelmann.
Tra il febbraio e il marzo del 1939 gli uomini incaricati della
direzione dell'eutanasia dei bambini si riunirono e misero a punto i metodi della sua
attuazione. Dapprima Brack e Hefelmann della KdF s'incontrarono privatamente con Herbert
Linden dell'RMdI. Linden rappresentava il IV dipartimento, la cui collaborazione era
indispensabile per una efficiente attuazione dell'operazione di sterminio per eutanasia.
Nell'RMdI il IV dipartimento si occupava della sanità pubblica e
dunque aveva imposto la legislazione razziale ed eugenetica, inclusa la legge sulla
sterilizzazione. Il dipartimento supervisionava le autorità sanitarie degli stati
federali [Lànder] e delle province prussiane; gli ospedali di stato e case di cura
[Heil-und P.flegeanstalten]; e gli
ufficiali sanitari [Amtsarzte] locali.Ministerialdirigent Arthur Gutt
fu a capo del dipartimento fino alla fine del 1939, quando fu costretto ad andare in
pensione per incapacità. Nato nel 1891, Gutt aveva ottenuto l'abilitazione all '
esercizio della professione medica nel 1918. Nel settembre del 1932 si era iscritto al
partito nazista e,
nel luglio del 1933 si era unito alle SS, raggiungendo nel 1938 il
grado di generale di brigata. Manifestò uno spiccato interesse per le tematiche razziali
e l'eugenetica divenendo il coautore di due commenti semiufficiali sulle leggi
dell'ereditarietà e sulle leggi razziali di Norimberga.
Sul conto di Herbert Linden disponiamo di informazioni assai più
scarse. La sua qualifica era quella di Ministerialrat (consigliere ministeriale), un
gradino al di sotto del Ministerialdirigent. Linden svolse l'incarico di capo sezione
[Referent] nel dipartimento di Gutt e pare che fosse responsabile sia degli ospedali di
stato e case di cura sia dell'applicazione delle leggi sulla sterilizzazione e il
matrimonio. Fatto più importante, fu l'autore insieme a Gutt e Mabfeller del commento
sulle leggi razziali di Norimberga e sulla Legge per la salute matrimoniale. Linden era
nato nel settembre del 1899 a Costanza, nel Baden, e nel 1925 aveva ottenuto
l'abilitazione all'esercizio della professione medica. Non sappiamo quando entrò a far
parte dell'amministrazione statale, ma sembra che trascorse gran parte della sua carriera
nella veste di pubblico funzionario; dal suo certificato d'iscrizione all'ordine dei
medici non risulta che egli abbia mai esercitato la professione privatamente, o che si sia
mai specializzato in una branca della medicina. Egli aderì presto al partito nazista, il
23 novembre del 1925, ma a quanto pare non svolse alcun incarico nel partito, ne entrò a
far parte delle SA o delle SS. Alla fine della Linden sfuggi all ' arresto e
all'interrogatorio; si suicidò il 27 aprile 1945. In tal modo Linden il più oscuro fra i
principali responsabili dell'eutanasia.
Dopo che Brack, Hefelmann e Linden ebbero concordato le modalità con
cui procedere, essi ampliarono il gruppo di pianificazione includendo alcuni medici
scelti: Karl Brandt, Werner Catel, Hans Heinze, Hellmuth Unger e Ernst Wentzler.Ad
eccezione di Brandt, il quale era nato nel gennaio del 1904, questi medici avevano tutti
una quarantina d'anni. Brandt, che si era iscritto al partito nazista nel 1932 e alle SS
nel 1934 era una scelta scontata: aveva gestito il caso Knauer e era stato nominato da
Hitler plenipotenziario per l'eutanasia.Catel, che si era iscritto al partito soltanto nel
maggio del 1937, era un altra scelta obbligata perché il neonato degli Knauer era
stato ucciso nella sua clinica.Heinze, uno specialista in psichiatria e neurologia che
dirigeva l'ospedale statale di Brandenburg-Gorden, aveva preso la tessera del partito nel
maggio del 1933; si era aggiunto al gruppo su indicazione di Linden. Unger era un
oftalmologo la cui domanda d'iscrizione al partito era stata respinta. Nel romanzo Sendung
und Cewissen (Missione e coscienza) aveva difeso l'eutanasia; successivamente da
quest'opera si sarebbe ricavato un adattamento per il grande schermo intitolato Ich klage
an (Io accuso), una pellicola propagandistica. La sorella di von Hegener aveva
raccomandato Unger a Hefelmann.Wentzler, che si era iscritto al partito nel 1934, era un
pediatra che esercitava con successo a Berlino; era stato raccomandato alla KdF da
Leonardo Conti, il fuhrer dei medici del Reich.
Fin dall'inizio la pianificazione e l'attuazione dell'eutanasia furono
classificate "top secret" [geheime Reichssache] e la KdF doveva restare
invisibile. Pertanto i pianificatori crearono un'organizzazione fittizia per camuffare la
direzione dell'eutanasia infantile da parte della KdF.Essi scelsero il nome fantasioso di
Comitato per la registrazione scientifica di gravi disturbi ereditari [Reichsausschufb zur
wissenschaftlichen von erb und anlagebedingten schweren Leiden].Questo ente fittizio,
chiamato per brevità "Comitato del Reich", esisteva soltanto sulla carta: il
suo indirizzo era una casella postale. Esso serviva esclusivamente a coprire le attività
della KdF. Hefelmann e von Hegener la dirigevano senza ovviamente usare i loro nomi,
firmando i documenti come "Dr, Klein"; come vedremo, tutti i funzionari della
Kdf usavano nomi in codice quando gestivano le operazioni di eutanasia. Per i non iniziati
il Comitato del Reich, serviva a celare loperazione di sterminio; il suo nome
contorto si adattava alla perfezione al suo presunto ruolo di istituto di ricerca
scientifica.
Questo piccolo gruppo di medici e dirigenti sviluppò il sistema di
eutanasia durante le riunioni tenutesi nella primavera del 1939. Essi decisero che il
processo di selezione si sarebbe basato su moduli di dichiarazione
(Meldebogen).Concordarono inoltre che i dati così raccolti sarebbero stati valutati da
periti, che avrebbero deciso il destino del bambino preso in esame., Verso l'estate del
1939 il gruppo aveva terminato la fase di pianificazione e il progetto poteva entrare
nella fase attuativa.Le prime uccisioni ebbero luogo intorno all'ottobre del 1939.
Né la KdF né il Comitato del Reich potevano dare inizio e portare a
compimento il progetto di sterminio. Per questo i pianificatori avevano bisogno dell'RMdI,
perché soltanto un ministero poteva garantire che si ottemperasse alle disposizioni del
programma di eutanasia. Perciò il 18 agosto 1939 1'RMdI fece circolare un decreto
intitolato Meldepflicht fur mibgestaltete usw. Neugeborene (Obbligo di dichiarazione di
neonati deformi ecc.). Esso recava il timbro "strettamente confidenziale" e non
fu pubblicato sulla gazzetta ufficiale del ministero; preparato dal IV dipartimento, fu
siglato dal segretario di stato Wilhelm Stuckart a nome del ministro del Reich Wilhelm
Frick.
Il decreto ordinava alle ostetriche e ai medici di dichiarare tutti gli
infanti nati con specifiche condizioni mediche:
1. idiotismo e mongolismo (in particolare i casi che presentavano anche
cecità e sordità);
2. microcefalia (dimensioni della testa abnormemente piccole);
- idrocefalia grave o progressiva;
- ogni deformità, in particolare arti mancanti, chiusura gravemente difettosa
della testa e della colonna vertebrale ecc.;
- paralisi, incluso il morbo di Little (dìplegia spastica).
Oltre ai neonati, i medici dovevano dichiarare tutti i bambini sotto i
tre anni affetti da tali condizioni.
Al decreto fu allegato un campione del modulo di dichiarazione
Quest'ultimo richiedeva le seguenti informazioni, oltre al nome,
letà e il sesso del bambino: una descrizione particolareggiata della malattia; una
spiegazione del modo in cui la funzionalità del bambino veniva compromessa dalla
malattia; dettagli relativi alla degenza e al nome dellospedale; una stima della
speranza di vita; e possibilità di miglioramento. Il modulo occupava soltanto un lato di
una pagina; lo spazio per le descrizioni particolareggiate non era quindi molto.
Ostetriche e medici dovevano sottoporre le loro dichiarazioni allufficio di sanità
pubblica locale, che doveva verificare le informazioni e quindi inviare la dichiarazione
al Comitato del Reich presso la casella postale 101, Berlino W 9.
La frase di apertura del decreto si prefiggeva di dare l'impressione
che l'obiettivo del ministero fosse quello di realizzare un'indagine scientifica che
avrebbe aiutato i bambini sofferenti di gravi disturbi: "La registrazione tempestiva
dei casi appropriati in cui siano presenti deformazioni e ritardo mentale ereditari è
essenziale per la chiarificazione di problemi scientifici".Sebbene la mancata
pubblicazione del decreto da parte dell'RMdI e l'uso di un istituto di ricerca privato
munito di casella postale avrebbe potuto destare dei sospetti, sembra che nella maggior
parte dei casi il provvedimento venisse accolto come una semplice richiesta di
informazioni per un'indagine statistica. In nessun luogo il decreto rivelava le vere
ragioni dietro questo obbligo di dichiarare bambini disabili. Il modulo originale,
utilizzato per dichiarare i bambini, si rivelò insufficiente. Perciò il 7 giugno 1940
I'RMdI emanò una circolare che annunciava l'introduzione di un nuovo modulo. Quest'ultimo
richiedeva una maggiore dovizia di particolari.Mentre il vecchio modulo domandava soltanto
il nome, l'età e il sesso del bambino, il nuovo richiedeva anche il suo recapito e la sua
fede religiosa. Le domande concernenti lo stato di salute del bambino erano maggiormente
dettagliate ma non presentavano differenze sostanziali. Fatto più importante, il nuovo
modulo richiedeva informazioni circa la nascita del bambino e le storie cliniche di
genitori, fratelli, sorelle e altri parenti.
L'RMdI aveva messo in moto il programma che avrebbe condotto
all'uccisione dei bambini disabili. Tuttavia il ministero era soltanto "l'addetto al
trasporto della posta"; era il Comitato del Reich ad amministrare il programma.
Quest'ultimo assolveva a due funzioni, una considerata amministrativa e l'altra medica.
L'amministrazione s'imperniava sull'ufficio IIb della KdF, dove Hefelmann e von Hegener
dirigevano l'impresa. La direzione medica del Comìtato spettava al valutatori esperti.
I moduli con cui si dichiaravano i bambini furono compilati da
ostetriche e medici, che li consegnarono agli uffici sanitari locali; per evitare
confusioni, gli uffici provinciali e statali tenevano registri e controllavano che i
moduli venissero trasmessi al Comitato del Reich. Hefelmann e von Hegener rientravano in
possesso dei moduli attraverso la casella postale e alla KdF li registravano e
classificavano. Questi due funzionari, che non avevano alcuna formazione in campo medico,
decidevano quali fra i casi dichiarati meritavano la particolare attenzione dei periti
medici e li inviavano a questi ultimi perché prendessero una decisione.
I periti erano Werner Catel, Hans Heinze ed Ernst Wentzler, tutti
membri del comitato di pianificazione e sostenitori militanti dell'eutanasia. Essi presero
tutte le decisioni unicamente sulla base dei moduli di dichiarazione; non visitarono mai i
bambini e neanche consultarono la casistica medica esistente. I periti annotavano un voto
accanto ai propri nomi su una carta da lettera che recava l'intestazione "Comitato
del Reich", ma che era preparata dalla KdF per ogni bambino preso in esame. Non vi
era spazio per lunghi commenti. Un semplice segno più (+) indicava l'inclusione nel
programma e dunque l'uccisione del bambino; un semplice segno meno (-) indicava
l'esclusione, il che voleva dire che il bambino poteva continuare a vivere. Se il perito
era indeciso, annotava "osservazione", il che differiva la decisione. Poiché la
KdF non possedeva una copiatrice, non era possibile inviare ai valutatori più copie dei
moduli di dichiarazione. Pertanto Catel, Heinze e Wentzler non votavano separatamente; lo
stesso foglio per registrare i voti e lo stesso modulo di dichiarazione passavano dall'uno
all'altro, in modo tale che ognuno era a conoscenza dei voti espressi dagli altri due.
Per l'uccisione dei bambini, che una volta presi nella rete
dell'operazione diventavano noti come "bambini del Comitato del Reich", il
Comitato creò i cosiddetti reparti per l'assistenza esperta dei bambini presso ospedali e
cliniche statali. Il primo di questi reparti fu istituito rapidamente sotto la direzione
di Hans Heinze presso il suo istituto a Brandenburg-Gorden; per creare gli altri ci volle
del tempo perché la KdF doveva reclutare direttori di istituti disposti a ospitare
reparti per l'eutanasia e medici disposti a realizzarla.
Il primo luglio 1940 I'RMdI emanò una circolare che annunciava la
creazione (che in realtà era avvenuta qualche tempo prima) del primo reparto infantile
del Comitato del Reich a Brandenburg-Gorden vicino Berlino. Il provvedimento, continuando
a dissimulare lintento reale del programma, informava gli uffici sanitari che:
"sotto esperta supervisione medica, il reparto di psichiatria infantile a Gorden,
vicino Brandeburgo sullHaven, fornirà tutti gli interventi terapeutici disponibili,
resi possibili da recenti scoperte scientifiche".
La stessa disinformazione caratterizzò tutti gli atti successivi fatti
circolare dallRMdI. Il 18 giugno 1940, ad esempio, il ministro chiese che il sistema
assistenziale coprisse le spese di ricovero di bambini appartenenti a famiglie indigenti.
Il ministero avvisava gli enti assistenziali che il denaro sarebbe stato ben speso
perché, anche se solo in pochi casi la salute del bambino sarebbe migliorata, i risparmi
futuri in ordine allassistenza avrebbero compensato le spese.
Tuttavia non era possibile svelare ai genitori o agli enti
assistenziali il costo effettivo del cosiddetto trattamento perché avrebbe voluto dire
rivelare troppo; i genitori si aspettavano che il trattamento durasse per anni o decenni e
dunque costasse molto, e le autorità, che sapevano che trattamento si sarebbe concluso
rapidamente, non potevano dargli chiarimenti.
Da principio perfino i medici che compilavano i moduli di dichiarazione
non si resero conto della verità. Un ufficiale sanitario, interessato a organizzare il
trasferimento alcuni bambini presso il nuovo istituto di Gorden, si lamentò del fatto che
questultimo non rispondeva alle sue domande relative ai costi. Il Comitato del Reich
possedeva i fondi per coprire tutte le spese quando non vi era alternativa, ma cercava,
ogniqualvolta era possibile, di indurre i genitori o gli enti assistenziali a pagare per
le uccisioni segrete.
Il sistema di sterminio si fondava sulla collaborazione di burocrati,
medici e genitori:
l'RMdI facilitava la collaborazione dellamministrazione pubblica,
incluso il servizio sanitario, la KdF reclutava i medici, le infermiere e il personale per
le uccisioni effettive e i burocrati e i medici lavoravano affinché i genitori dessero il
loro consenso.
Quando il sistema di dichiarazione e valutazione dei bambini disabili
fu attivato, si fece pressante esigenza di istituire altri reparti di eutanasia e di
reclutarne lo staff; da solo il reparto infantile di Gorden non poteva gestire tutte le
vittime attese. La KdF reclutò i medici necessari per compiere le uccisioni, i quali poi
divennero affiliati al Comitato del Reich. Hefelmann, von Hegener e Linden direttamente o
tramite le autorità sanitarie degli stati federali e delle province prussiane. La maggior
parte dei medici scelti collaborarono con l'operazione di sterminio; una minoranza si
rifiutò e fu dispensata dal partecipare.
Come vedremo, l'uccisione dei disabili adulti avrebbe presto superato
luccisione dei bambini, coinvolgendo un numero assai più elevato di assassini e di
vittime, Molti medici (per esempio i direttori degli ospedali statali di Gorden, Eichberg
e Eglfing-Haar) avrebbero svolto un ruolo nell'uccisione sia di bambini che di adulti, e
spesso non è più possibile ricostruire esattamente il modo in cui il coinvolgimento di
tali medici nel programma di eutanasia infantile si trasformò in partecipazione
all'eutanasia degli adulti. Infine il Comitato del Reich aveva istituito almeno 22 reparti
di eutanasia infantile. Su alcuni reparti non si hanno altre informazioni oltre alla loro
mera esistenza; altri sono stati ricoperti da infamia in seguito alle rivelazioni emerse
nel corso dei processi che ebbero luogo dopo la fine della guerra.
Non è difficile capire perché Gorden fu scelta quale sede del primo
reparto di eutanasia infantile. Gorden era un grande complesso ospedaliero, che assolveva
il ruolo di istituto pubblico per la provincia prussiana di Brandeburgo. Era situata
vicino alla città di Brandeburgo e al suo centro di uccisione di pazienti adulti che,
come vedremo, fu istituito addirittura prima che Gorden inaugurasse il suo reparto
infantile. Quest'ultima non era lontana da Berlino e dunque non vi era alcun problema di
comunicazione rapida con la KdF. Inoltre Gorden era diretta da Hans Heinze, che era uno
dei tre periti per l'eutanasia infantile.
Il reparto di Gorden e i metodi ivi introdotti da Heinze costituirono
il modello per altri reparti infantili; Gorden divenne un centro di formazione per medici
incaricati di dirigere l'uccisione dei bambini. Hermann Wesse, ad esempio, si formò a
Gordon nel maggio del 1941 prima di assumere il comando del reparto infantile
nell'istituto renano di Waldniel vicino Andernach; e svolse un nuovo tirocio a Gorden nel
gennaio e nel febbraio del 1942 prima di essere trasferito ai reparti di eutanasia di
Uchtspringe e Kalmenhof, vicino Idstein. Inoltre, a differenza di quasi tutti gli altri
reparti infantili, Gorden aveva ampie attrezzature di ricerca dove Heinze e i suoi allievi
eseguirono esperimenti medici sui bambini prima e dopo l'uccisione. Inoltre Gorden
utilizzava il vicino centro di uccisione di Brandeburgo per garantire luccisione
rapida di gruppi di bambini.
Nel 1940 furono istituiti almeno altri due reparti di eutanasia
infantile. Uno fu istituito nel grande istituto statale Am Steinhof a Vienna. Nel luglio
del 1940 fu inaugurato il sanatorio pedagogico per bambini Am Spiegelgrund con 640 posti
letto in edifici situati entro i confini dellAmo Steinhof, Esso svolse la funzione
di reparto di eutanasia infantile per l'Austria. Il primo direttore medico fu Erwin
Jekelius e il secondo direttore, che assunse l'incarico nel luglio del 1942 dopo la
chiamata alle armi di Jekelius, fu Ernst Illingo.
Questi aveva lavorato a Gorden come assistente di Heinze; qui aveva
appreso il suo lavoro ed eseguito le prime uccisioni. Il trasferimento fu il frutto di
trattative fra Heinze e il servizio sanitario viennese, ed entrambe le parti sapevano che
l'incarico di Illing a Vienna prevedeva l'attuazione dell'eutanasia infantile "senza
attirare l'attenzione dell'opinione pubblica".
Nel 1940 un altro reparto di eutanasia infantile fu istituito nello
stato federale della Bavaria, nel grande istituto pubblico Eglfing-Haar, vicino Monaco. In
questo complesso ospedaliero erano ricoverati sia adulti che bambini; il reparto di
eutanasia infantile fu collocato lontano dai padiglioni in cui si trovavano i pazienti
ordinari.
Eglfing-Haar era diretto da Hermann Pfannmuller, uno dei primi artefici
dell'eutanasia di bambini e adulti. Pfannmuller, che aveva ottenuto l'abilitazione
all'esercizio della professione medica nel 1913 e il diploma di specializzazione in
psichiatria ne11918, aveva lavorato in vari istituti statali (concentrandosi spesso sul
trattamento degli alcolisti) prima di essere nominato direttore di Eglfing-Haar. Era un
membro del partito nazista di vecchia data; si era iscritto nel 1922, ma poco dopo era
stato costretto, in quanto pubblico funzionario, a lasciare il partito e non aveva potuto
reiscriversi fino al maggio 1933. Contribuì all'attuazione delle leggi razziali ed
eugenetiche, dirigendo nel 1935 l'ufficio per l'ereditarietà razziale di Augusta; fu
anche uno dei primi sostenitori dell'eutanasia. A Eglfing-Haar egli introdusse rapidamente
un sistema che sottoponeva i pazienti a un regime rigoroso; guidò anche delle visite
all'istituto al fine di istruire il pubblico sui difetti biologici dei pazienti affidati
alle sue cure.
Possediamo una testimonianza insolitamente vivida delle visite guidate
da Pfannmuller e del trattamento cui venivano sottoposti i pazienti di Eglfing-Haar
addirittura prima che l'eutanasia avesse ufficialmente inizio, Ludwig Lehner, un
insegnante bavarese, testimoniò nel 1946 a Londra, dove fu poi giudicato come POW
tedesco, circa la propria esperienza in una di queste visite guidate da Pfannmuller.
Lehner , un oppositore del regime nazista, fece questa visita nellautunno del 1939,
poco dopo la sua liberazione da Dachau. Sebbene fosse stato arruolato nel 1940 e avesse
trascorso gli anni del conflitto come soldato tedesco, egli ricordava vividamente la sua
visita allElglfing-Haar e descrisse i suoi ricordi agli inglesi che lo avevano fatto
prigioniero: Durante la mia visita fui testimone oculare dei seguenti eventi: dopo aver
visitato qualche reparto, il direttore che, se non ricordo male si chiamava Pfannmuller,
ci condusse in un reparto infantile. Vi erano dalle 15 alle 25 culle con altrettanti
bambini. Ricordo la franchezza e il cinismo del suo discorso:<< queste creature sono
solo un onere per il nostro corpo nazionale sanitario. Noi non uccidiamo con veleno, con
iniezioni o con metodi che permetterebbero alla stampa straniera di allestire una nuova
campagna diffamatoria. Il nostro metodo e molto più semlice e naturale>>. Ho ancora
chiaro di fronte a me lo spettacolo di questo uomo grasso che sorrideva compiaciuto,
circondato da bambini che morivano di fame. Lassassino sottolineò inoltre che ai
bambini non era stato tolto il cibo allimprovviso, ma erano state lentamente ridotte
le razioni.
Nel corso della sua deposizione di fronte al Tribunale militare
statunitense, Pfanmuller respinse tale accusa:<< Se Lehner afferma che ho strappato
un povero bambino al suo letto con le mie mani grasse, dirò che non ho mai avuto mani
grasse. Sicuramente non ho mai fatto larghi sorrisi per cose del genere>>. In
realtà Pfannmuller si riferì alluccisione dei bambini a Eglfing-Haar con orgoglio,
dichiarando di fronte ad una corte tedesca postbellica che <<addormentare i bambini
era la forma più pulita di eutanasia>>.
La maggior parte dei reparti inifantili fu istituita dal Comitato del
Reich dopo il 1940.Uno dei più importanti fu quello di Eichberg, nei pressi di Eltville,
un istituto statale nel distretto di Wiesbaden, nella provincia prussiana di
Hessen-Nassau. Il direttore Friedrich Mennecke era già stato reclutato per partecipare
all'eutanasia degli adulti quando, nel 1941, Hefelmann Evon Hegener avevano visitato
Eichberg, ordinando a Mennecke di aprire un reparto per l'eutanasia infantile. I due
avevano già ottenuto il permesso da Fritz Bernotat, un burocrate che aveva il ruolo di
supervisore di tutti gli istituti del distretto, nazista militante e sosteniitore
entusiasta delle uccisioni. Dopo la guerra Mennecke non riusciva più a ricordare
esattamente quando era stato Inaugurato il reparto Infantile di Eichberg, ma supponeva che
fosse avvenuto nell'aprile 1941.
Sebbene Mennecke fosse il direttore di Eichberg e supervisore del
reparto infantile, la gestione quotidiana del reparto di eutanasia fu assegnata al suo
vice, Walter Eugen Schmidt, Mennecke compilava i moduli del Comitato del Reich e ordinava
le uccisioni; Schmidt svolgeva li ruolo di supervisore e talvolta realizzava le uccisioni.
Quando nel 1942 Mennecke fu chiamato alle armi, Schmidt divenne
direttore ad interim dell'istituto e capo unico del reparto di eutanasia infantile.
Inoltre, anche quando Mennecke era assente, Schmidt lo teneva informato su Eichberg in
lettere piene di dicerie locali, che includevano notizie su ogni uccisione.
Un secondo reparto infantile fu istituito a Hessen-Nassau, fornendo a
questa provincia relativamente piccola un numero insolitamente elevato di reparti di
eutanasia, Il secondo reparto fu istituito alla fine del 1941 o agli inizi del 1942 a
Kalmenhof, vicino Idstein, nel Taunus. Kalmenhof-Idstein era un sanatorio pedagogico
fondato nel XIX secolo come una fondazione privata. Dopo l'ascesa al potere dei nazisti
esso non riuscì a mantenere la propria indipendenza e, alla fine, Fritz Bernotat divenne
presidente della fondazione che possedeva l'istituto di Kalmenhof. Dopo l'inizio del
conflitto e la chiamata alle armi di molti medici, Mathilde Weber, che era giunta a
Idstein dopo aver conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione medica ne1
1938, divenne funzionario medico capo di Kalmenhof e in questa veste diresse anche il
reparto infantile. Nel 1944 la Weber rassegnò le dimissioni per sottoporsi a una cura
contro la tubercolosi e fu sostituita dall'esperto Hermann Wesse, che si era formato a
Gorden e aveva già prestato servizio nei reparti di eutanasia a Waldniel e Uchtspringe.
In Bavaria, che già disponeva di Eglfing-Haar, fu aperto un nuovo
reparto di eutanasia infantile presso l'istituto di Kaufbeuren, in Svevia. Questo istituto
pubblico e la sua filiale nell' Irsee erano stati diretti fin dal 1929 dal medico Valentin
Falthauser. Sebbene si fosse iscritto al partito nazista solo alla .fine de11935,
Falthauser era un fautore delleutanasia dei bambini e degli adulti. Egli, in
qualità di direttore di Kaufbeuren- Irsee, diresse anche il suo reparto di eutanasia
infantile; qui continuò a uccidere bambini anche dopo la fine della guerra. I soldati
americani che arrestarono Falthauser scoprirono che l'ultima vittima era deceduta il 29
marzo 1945, 21 giorni dopo la resa incondizionata della Germania.
Infine il Comitato del Reich istituì reparti di eutanasia infantile in
tutta la Germania, anche se molti possedevano dimensioni relativamente modeste. Nella
maggior parte dei casi la loro istituzione fu indiscutibilmente il frutto della
collaborazione fra il Comitato del Reich e i funzionari locali.. Nello stato federale del
Wurttemberg, ad esempio, Hefelmann e von Hegener lavorarono con due medici che dirigevano
il sistema di assistenza sanitaria presso il ministero degli interni del Wurttemberg:
Eugen Stahle e il suo subordinato Otto Mauthe, responsabile degli istituti di igiene
mentale e dei servizi psichiatrici [lrrenwesen]. Stahle e Mauthe collaborarono con il
Comitato del Reich fin da principio e accettarono senza indugio di trasferire i bambini
dagli istituti del Wiirttemberg ai reparti di eutanasia infantile fuori del loro stato.
Quando il Comitato del Reich volle stabilire un reparto di eutanasia infantile nel
Wurttemberg, fu naturale rivolgersi a Stahle e Mauthe. I due funzionari consigliarono la
Casa dell'infanzia municipale di Stoccarda e durante gli ultimi mesi del 1942 le
discussioni tra il Comitato del Reich e le autorità sanitarie municipali sfociarono in un
accordo che prevedeva l'istituzione di un reparto di eutanasia infantile.
Lo stesso tipo di collaborazione ebbe luogo in altri stati federali.
Nel Baden, ad esempio, Ludwig Sprauer, che dirigeva il dipartimento
sanitario del ministero degli interni di tale stato, dispose l'istituzione di un reparto
di eutanasia infantile a Wiesloch. Tuttavia, mentre nel Wurttemberg Hefelmann e von
Hegener attuarono ogni cosa senza intermediazione, nel Baden Linden dell'RMdl fu costretto
a chiedere la collaborazione di Sprauer. Il reparto di eutanasia infantile di Wiesloch,
istituito agli inizi del 1941 , era supervisionato da Josef Artur Schreck, vicedirettore
dell'istituto. Dopo l'uccisione di tre bambini Schreck si rifiutò di proseguire,
affermando che "un ospedale non è il luogo appropriato"per simili uccisioni;
tuttavia egli continuò a soprintendere al reparto di eutanasia, mentre il dr. Kuhnke, un
giovane medico di Eglfing- Haar, eseguì le uccisioni durante visite occasionali a
Wiesloch.
Questa collaborazione tra il Comitato del Reich e le autorità locali
diede i suoi frutti anche nelle province prussiane. Quando il comitato volle istituire un
reparto infantile nella provincia renana, Hefelmann e von Hegener riuscirono a convincere
il direttore dellospedale statale di Andernach ad aprire un reparto infantile presso
il suo istituto; essi perciò si rivolsero al funzionario dell'amministrazione provinciale
responsabile degli ospedali statali, il professore e psichiatra Walter Creutz. Nel maggio
del 1941 Hefelmann e von Hegener fecero visita a Creutz a Dusseldorf e tutti insieme
pianificarono un reparto di eutanasia infantile con una capacità di 200 posti letto,
collocati in un edificio autonomo ubicato nell'appezzamento di terreno su cui sorgeva
l'istituto pubblico di Waldniel, nei pressi di Andernach. Tuttavia il reclutamento del
personale si dimostrò un'impresa piu ardua. Creutz non fu in grado di fornire un medico
alle dipendenze della provincia renana che assumesse l'incarico di dirigere il reparto, e
il Comitato del Reich fu costretto a chiamare Georg Renno, un medico trentatreenne che
aveva aderito al partito nazista nel 1930 e alle SS nel 1931. Come vedremo, Renno aveva
già partecipato all'operazione di sterminio dei disabili adulti prima di recarsi a
Waldniel, un'attività che avrebbe ripreso dopo aver lasciato tale istituto. Quando agli
inizi del 1942 Renno lasciò l'istituto, ancora una volta il Comitato del Reich corse in
soccorso dei funzionari locali, sostituendo Renno con Hermann Wesse. Questi era di cinque
anni piu giovane di Renno e non aveva aderito al partito nazista fino all'aprile
de1193/34. Nel dicembre del 1941 Wesse incontrò Hefelmann, von Hegener e Renno nella sala
d'aspetto della stazione ferroviaria di Dusseldorf e convenne di accettare la nomina di
Waldniel a capo del reparto di eutanasia. Creutz non ebbe nulla da eccepire, ma espresse
preoccupazione per la mancanza di esperienza medica da parte di Wesse, quasi che la
conoscenza medica fosse un prerequisito per uccidere i bambini. Di conseguenza Wesse fu
destinato a un periodo di tirocinio a Gorden e nella clinica psichiatrica di Bonn prima di
assumere il comando a Waldniel.
Talvolta la scelta dell'istituto e del medico aveva un carattere
maggiormente informale. Ad esempio, la nomina di Alfred Leu a direttore del reparto
infantile di Sachsenberg, vicino Schwerin, nella provincia prussiana di Mecklenburg, fu il
prodotto di un iter di selezione informale. A Sachsenberg Leu era uno dei molti medici
anziani; sembra che la sua nomina a capo del reparto sia da ricondurre ai suoi stretti
contatti con i capi del partito nazista provinciale. Aggirando i funzionari locali,
Hefelmann e von Hegener invitarono Leu a recarsi nei loro uffici presso la KdF, chiedendo
e ottenendo che accettasse l'incarico. Piu tardi Leu avrebbe affermato di non aver ucciso
nessun bambino, ma di essersi limitato alla supervisione del reparto, mentre il personale
infermieristico eseguiva materialmente le uccisioni.
Sachsenberg non fu 1 'unico reparto infantile istituito in virtù di
contatti personali. Due valutatori esperti (Catel e Wentzler) aprirono due reparti di
eutanasia nei propri istituti: Catel presso la Clinica infantile dell'Università di
Lipsia e Wentzler presso la sua clinica privata a Berlino. Inoltre, come abbiamo visto, il
primo reparto di eutanasia era stato inaugurato a Gorden sotto la direzione di Heinze, il
terzo valutatore. I valutatori inoltre consigliarono alla KdF medici reputati idonei a
mettere in atto l'eutanasia infantile. Wentzler raccomandò Wilhelm Bayer, un medico di
Amburgo, che a partire dal 1934 aveva diretto l'ospedale infantile Hamburg-Rothenburgsort
che contava 450 letti; Wentzler e Bayer erano stati entrambi colleghi presso la Charite a
Berlino. Bayer accettò e Hamburg-Rothenburgsort ospitò un altro reparto di eutanasia
infantile.
La politica di eutanasia infantile fu iniziata e diretta dai burocrati
della KdF, ma la sua attuazione fu lasciata agli specialisti; i medici dei reparti
infantili. I burocrati della KdF non si preoccuparono delle modalità di eliminazione dei
bambini; si affidarono alla perizia dei medici scelti. Erano questi ultimi che dovevano
trovare il metodo migliore. Pertanto, nel corso di una riunione presso gli uffici della
KdF, a Bayer fu comunicato che la scelta della tecnica di soppressione era lasciata alla
discrezione dei medici.
Un metodo di uccisione era la morte per inedia. Sappiamo per certo che
talvolta questo metodo fu applicato: quando la guerra volgeva ormai al termine, le razioni
di cibo si erano ridotte al punto di scendere sotto la soglia della soprawivenza e la
morte per inedia e "i padiglioni della morte per inedia" si diffusero in molti
istituti. Ciò malgrado non fu la morte per inedia il metodo generalmente adottato nei
reparti di eutanasia infantile.
Il metodo preferito fu l'uso di farmaci. Benché la decisione relativa
al tipo di farmaci da impiegare spettasse a ciascun specialista, i medici condivisero
informazioni relative ai farmaci scambiandosi visite o incontrandosi a Berlino.
Pfannmuller, ad esempio, visitò l' Am Steinhof di Vienna e notò che coloro che
praticavano l'eutanasia usavano la morfina-scopolamina; egli preferiva però i barbiturici
luminal (un sedativo) e veronal (un sonnifero). A Berlino Bayer fu informato
dellefficacia del bromuro, della morfina, del veronal e del luminal. Tra questi il
luminal divenne il metodo prediletto della maggior parte dei medici, con la
morfina-scopolamina come seconda scelta, di solito destinata a coloro che resistevano al
luminal o al veronal.
I medici potevano scegliere anche le modalità di somministrazione del
farmaco. Di solito i farmaci letali erano somministrati in compresse, altre volte in forma
liquida; in rare occasioni, quando il paziente non poteva o non voleva inghiottire, si
ricorreva a un'iniezione. Solitamente le compresse erano disciolte in un liquido come il
tè in modo tale che il bambino ingerisse il farmaco assieme ad alimenti abituali.
È evidente il vantaggio di un simile metodo per un'operazione di
sterminio segreta. Questi farmaci veniva somministrati regolarmente in ogni struttura
sanitaria; divenivano letali soltanto se si aumentavano le dosi. Perciò i bambini
venivano uccisi non a causa dellingerimento di veleni estranei, ma di un'overdose di
un farmaco comune. Inoltre l'overdose di barbiturici e farmaci analoghi non davano luogo a
una morte immediata; davano invece luogo a complicazioni mediche, in particolare la
polmonite, che alla fine (di solito nel giro di due o tre giorni) provocava il decesso. A
quel punto i medici potevano constatare una "morte naturale". Anche Pfannmuller,
che dopo la guerra respinse tutte le prove che gli attribuivano la responsabilità della
morte d'inedia dei suoi pazienti, confermò tale finzione davanti al Tribunale militare
statunitense: "Devo sottolineare che non si tratta di avvelenamento. Il bambino muore
a causa di una congestione polmonare, non muore per avvelenamento".
Rimaneva però un problema: in che modo gli ospedali riuscivano a
ottenere i grossi quantitativi di farmaci necessari per le uccisioni continuando a
mantenere segrete le attività? I medici non potevano risolvere questo problema; spettava
ai burocrati della KdF trovare una soluzione. Tuttavia ne la KdF ne il Comitato del Reich
da essa creato come copertura potevano legittimamente acquistare grosse quantità di
farmaci.
La KdFdovevareperire un altro ente che agisse da intermediario.
I funzionari della KdF chiesero aiuto all'impero della polizia e delle
SS e capeggiato da Heinrich Himmler. Essi ricevettero la collaborazione richiesta dalla
polizia giudiziaria (Krimanalpolizei o Kripo) che, insieme alla polizia segreta di stato (
Geheime Staatspolizei o Gestapo), costituiva la polizia di sicurezza (Sicherheitspolizei o
Sipo ). Nel 1939 la Sipo si congiunse a sua volta con il servizio di sicurezza delle SS
(Sicherheitsdienst o SD) per istituire 1 'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich
(Reichssicherheitshauptamt o RSHA) . Pertanto quest ultimo, diretto da Reinhard Heydrich,
combinava in un' unica struttura due enti governativi, Kripo e Gestapo, con il servizio
segreto (SD) di un' organizzazione politica. L'Ufficio centrale della polizia giudiziaria
del Reich (RKPA), chiamato Ufficio V dell'RSHA, era diretto da Arthur Nebe, il quale,
insieme al suo vice Paul Werner, raggiunse un accordo con la KdF riguardo il ruolo della
Kripo nell'ambito del programma di eutanasia. Da quel momento in poi la Kripo avrebbe
fornito i farmaci che sarebbero stati utilizzati dai medici
nei reparti di eutanasia per uccidere i bambini disabili e, piu tardi,
anche gli adulti disabili. Nebe assegnò l'incarico di procurarsi il veleno all'Istituto
tecnico criminale dell'RKPA (Kriminaltechnisches Institut o KTI).
Sebbene situato all'interno dell'RKPA, il KTI, diretto dall'ingegnere
Walter Heess, fungeva da gruppo di supporto tecnico per l'intera Sipo. Tra i suoi compiti
figuravano l'indagine sulla falsificazione e la distruzione incendiaria di documenti e
l'esame di armi da fuoco e altre prove che richiedevano l'analisi in un laboratorio di
polizia. Il compito di ottenere il veleno spettò al reparto di analisi chimica interno al
KTI; il suo capo era Albert Widmann, un ufficiale delle SS che aveva conseguito un
dottorato in ingegneria chimica.
Widmann a quanto pare ricevette l'ordine di collaborare con la KdF
direttamente da Nebe, e tra il reparto chimico del KTI e la KdF si instaurò una
collaborazione permanente. L'Ufficio di Widmann serviva da copertura per la KdF, e von
Hegener aveva il ruolo di contatto. Nel 1940 il reparto chimico del KTI iniziò a
preparare le sostanze chimiche richieste dalla KdF (in particolar modo suppositori con
overdosi di morfina-scopolamina), inviandole alla KdF per la distribuzione; talvolta nella
cassaforte degli uffici della KdFerano perfino conservate delle ampolle. In una fase
posteriore del conflitto bellico, le unità di combattimento delle SS furono ampliate e il
KTI, quale tassello dell'impero di Himmler, incrementò le risorse a sua disposizione. Di
conseguenza l'ufficio di Widmann otteneva svariate sostanze tossiche (tra cui il luminal e
la morfina) dal servizio medico delle Waffen SS; il KTI quindi inviava i farmaci alla KdF
(spesso nella persona di von Hegener); quest'ultima infine li inviava ai reparti di
eutanasia attraverso il Comitato del Reich; accadeva spesso, tuttavia, che il KTI
consegnasse le medicine direttamente agli istituti.
Per uccidere i bambini il Comitato del Reich doveva trasferirli nei
reparti di eutanasia. Ciò richiedeva una vasta operazione che coinvolgeva un gran numero
di uffici. Il processo aveva inizio quando un medico o un'ostetrica compilava un rapporto
sul bambino, trasmesso attraverso le autorità sanitarie locali. Sulla base di questo
rapporto i periti prendevano una decisione. Se decidevano che il bambino doveva essere
incluso nelloperazione, il Comitato del Reich -cioè Hefelmann o von Hegener alla
KdF, attuava il passo successivo.
Il Comitato del Reich non entrava direttamente in contatto ne con i
parenti dei bambini ne con i loro medici. Esso non possedeva ne status ufficiale ne
facoltà di coercizione. Inoltre si doveva evitare il contatto diretto in modo da impedire
che il. coinvolgimento della KdF divenisse di dominio pubblico. Perciò il Comitato si
rivolgeva alle autorità sanitarie degli stati federali e delle province prussiane; ed
erano questi enti a organizzare il trasferimento dei bambini. Nel Wurttemberg, Stahle, del
ministero degli interni del Wurttemberg, e gli ufficiali sanitari locali disposero il
trasferimento di almeno 93 bambini in reparti di eutanasia ubicati fuori dallo stato.
Parimenti, 1'8 agosto del 1943 le autorità di Amburgo trasferirono 24 bambini
dall'istituto Langenhorn di Amburgo al reparto di eutanasia Hessen-Nassau a Eichberg.
Tutti i 24 bambini morirono a Eichberg nel giro di due mesi: 4 in agosto, 13 a settembre e
7 nell'ottobre del 1943.
Se un bambino si trovava già in un istituto, in particolare un
istituto che possedeva un reparto di eutanasia infantile, il trasferimento non poneva
alcun problema. Tuttavia la maggior parte dei neonati e dei bambini piccoli dichiarati al
Comitato del Reich si trovavano a casa o in ospedali locali; in questi casi i genitori
dovevano essere convinti a concedere l'autorizzazione del trasferimento. Di solito le
autorità sanitarie degli stati federali e delle province prussiane affidavano questo
compito agli ufficiali sanitari locali.
Una volta che il bambino veniva trasferito, i periti del comitato del
Reich avevano a disposizione due modalità di procedura alternative. La prima opzione era
quella di ordinare la soppressione del bambino non appena questi era giunto nel reparto di
eutanasia. La seconda opzione, la più utilizzata, era quella di richiedere che il medico
del reparto osservasse il bambino e riferisse sui suoi progressi; soltanto dopo che il
medico aveva redatto un rapporto negativo veniva dato l'ordine di uccidere. Questo periodo
di cosiddetta osservazione doveva presumibilmente impedire gli errori. Tuttavia di solito
i medici dei reparti di eutanasia non fornivano rapporti favorevoli; né il Comitato del
Reich né i medici dei reparti di eutanasia erano propensi a dimettere i bambini del
Comitato del Reich una volta che questi erano stati ricoverati.
Lordine effettivo di uccidere un bambino partiva dal Comitato del
Reich.
Questo ordine di uccisione veniva chiamato eufemisticamente una
"autorizzazione" a "sottoporre a trattamento" il bambino. Si
utilizzava i1 termine "autorizzazione" perché l'eutanasia, nei modi in cui
questa era stata ordinata da Hitler, giocava sull'illusione che, con la realizzazione del
programma, lo stato si sarebbe limitato a facilitare e autorizzare un'azione che un medico
avrebbe desiderato compiere per ragioni umanitarie, anche se era proibita da un codice
penale arcaico. Il termine "trattamento" veniva usato semplicemente perché
parole come "uccidere" erano giudicate .troppo compromettenti perfino per
documenti segreti . Dopo la guerra Schmidt, del reparto di eutanasia infantile di
Eichberg, avrebbe testimoniato che "Berlino ci inviava i cosiddetti " documenti
di autorizzazione" e, dopo un po' di tempo, arrivavano questi bambini"; egli
aggiunge: "i bambini venivano aiutati a morire".
Sebbene la maggior parte dei bambini del Comitato del Reich non
soffrisse di malattie dolorose o terminali, gli assassini difesero i loro atti sostenendo
che i disturbi che affliggevano i loro pazienti erano inabilitanti e incurabili. Le
invalidità da dichiarare erano disturbi effettivamente gravi; comprendevano disordini
neurologici e deformità fisiche giudicate incurabili ed ereditarie secondo i canoni delle
conoscenze mediche del tempo. Tuttavia anche questo criterio di uccisione, che una
malattia fosse incurabile anche se non necessariamente terminale, rimase soltanto teoria.
Dopo che era iniziato il programma di eutanasia infantile, il Comitato del Reich e i suoi
medici non seguirono le proprie regole ne osservarono sufficienti restrizioni nel prendere
decisioni relative all'opportunità di includere o meno un bambino nel programma.
In primo luogo la diagnosi che portava all'inclusione era spesso
imprecisa e troppo concisa. I medici non concordavano sulle possibilità di miglioramento
e spesso i valutatori esperti, che si affidavano alle descrizioni fornite dai medici,
accettavano la prognosi meno favorevole. Sovente i medici dei reparti di eutanasia
giudicavano incurabili le condizioni del paziente anche se i medici di famiglia, che
conoscevano meglio i bambini, non le avevano giudicate gravi.
In secondo luogo i medici coinvolti nel programma assumevano che le
invalidità che giustificavano linclusione avrebbero per sempre impedito all'infante
di essere autonomo nel mondo adulto. Tuttavia perfino il medico capo dell'eutanasia degli
adulti giudicò difettose le procedure per giungere a tale decisione; citando il caso di
Helen Keller, una bambina cieca e sorda, egli sostenne che era impossibile giungere a una
conclusione definitiva circa le capacità future del bambino basandosi su una diagnosi
fatta nel periodo infantile. Allo stesso modo, in un primo momento il perito Wentzler si
oppose all'inclusione di bambini mongoloidi nel programma, sostenendo che questi
possiedono un gusto particolare per la musica e un amore per la vita.
In terzo luogo la categoria "idiozia e mongolismo" era
sufficientemente vaga da consentire l'inclusione di bambini ritardati sulla base della
loro intelligenza e del loro comportamento. In effetti su questi bambini si formulavano
giudizi in base a una valutazione semplicistica e fallibile della loro intelligenza e
della loro istruzione. Spesso i valori sociali, tra cui quelli che riguardavano
specificamente il comportamento infantile, influenzavano la decisione di uccidere, così
come avevano influenzato la decisione di sterilizzare.
I medici dei reparti di eutanasia contribuivano all'iter decisionale
nella stessa misura dei tre valutatori esperti, visitando i bambini e riferendo sul loro
conto. Essi erano spesso giovani e inesperti, sicuramente non abbastanza qualificati per
formulare simili giudizi. Sebbene avessero ricevuto una formazione specifica, molti non
possedevano neppure un diploma di specializzazione.
Se prendiamo in considerazione i medici dei reparti di eutanasia più
frequentemente citati (Heinze, Jekelius, Mennecke, Pfannmuller, Renno, Schmidt e Wesse)
scopriamo che quattro avevano conseguito un diploma di specializzazione (psichiatria,
neurologia, o entrambe): Pfannmiiller nel 1918, Heinze nel 1928, I1ling nel 1937 e
Jekelius nel 1938; ma gli altri quattro non lo conseguirono mai. Essi tentarono di
conseguirlo durante la guerra (ad esempio nel 1940 Mennecke ne fece domanda al comitato
medico e contemporaneamente chiese l'aiuto della KdF e dell'RMdl), ma i loro sforzi furono
frustrati. Molto semplicemente questi medici non avevano la formazione o l'esperienza per
prendere le decisioni che competevano ai responsabili dei reparti di eutanasia. Perfino il
professor Carl Schneider di Heidelberg, egli stesso fortemente impegnato nel programma,
osservò che la loro "formazione era limitata e le loro diagnosi non sempre
accurate".
Ciononostante questi medici erano ambiziosi, ansiosi di fare la loro
parte e si lamentavano se non gli veniva inviato un numero sufficiente di bambini. Il
Comitato del Reich ricompensava un buon lavoro: il personale di un reparto di eutanasia
produttivo riceveva un premio pecuniario.
I bambini del Comitato del Reich furono uccisi perché non potevano
avere spazio nel progetto della società tedesca del futuro. Oltre a ciò, tuttavia, i
medici erano desiderosi di sfruttare la loro morte per far progredire la scienza e la
propria competenza; come vedremo, le eutanasie svolsero anche la funzione di laboratorio
per "il progresso della scienza". Poiché i reparti di eutanasia non possedevano
l'attrezzatura e i medici non avevano la preparazione necessaria per condurre ricerche
scientifiche, queste ultime furono condotte altrove. Numerosi istituti scientifici
trassero profitto dalle uccisioni, ma due furono strettamente associati al programma di
eutanasia infantile: la Clinica di psichiatria e neurologia dell'Università di
Heidelberg, diretta da Carl Schneider e l'osservatorio di ricerca presso l'istituto
Gorden, diretto da Heinze. Questi e altri centri di ricerca studiarono gruppi selezionati
di bambini del Comitato del Reich prima che questi venissero uccisi e successivamente
eseguirono su di essi esami autoptici;. inoltre dai bambini uccisi furono rimossi gli
organi, in particolare il cervello, per scopi scientifici. Anche i giovani medici dei
reparti di eutanasia potevano trarre vantaggio dalla frequentazione dei corsi presso i
centri di ricerca, utilizzando i proventi del loro operato per avanzare nella carriera
accademica.
A partire dal momento in cui venivano compilati i moduli di
dichiarazione, attraverso una molteplicità di passi inevitabili (osservazione,
valutazione, uccisione, dissezione), i bambini erano posti sotto la tutela del Comitato
del Reich. Al fine di ottenere il controllo sui bambini, il comitato e i suoi medici
usavano menzogne e minacce per assicurarsi la collaborazione dei genitori. Tranne nel caso
in cui il bambino si trovava già in un istituto, il programma poteva funzionare soltanto
se i genitori acconsentivano di ricoverare i loro figli nei reparti di eutanasia. Di
solito ciò non poneva alcun problema: le autorità non facevano altro che ingannare i
genitori, dicendogli che in quei reparti i figli avrebbero potuto ricevere le cure
necessarie.
Come abbiamo visto, la circolare diffusa dall'RMdI negli uffici
sanitari prometteva terapie scientifiche avanzate e di solito questo stratagemma
convinceva i genitori a ricoverare i figli. Tuttavia alcuni genitori si opposero. Questi
non volevano separarsi dai figli, o perché sospettavano una diagnosi falsa visto che i
medici di famiglia erano pervenuti a una prognosi meno negativa, oppure perché temevano
il peggio avendo udito le voci circa le uccisioni per eutanasia. Questi genitori furono
fatti oggetto di pressioni da parte del Comitato del Reich.
Il 20 settembre 1941 1 'RMdI emanò una circolare indirizzata alle
amministrazioni degli stati federali e delle province prussiane, oltre che negli uffici
sanitari pubblici, che tentava di confutare le obiezioni sollevate in merito all '
affidamento dei bambini. Ribadendo i grandi benefici terapeutici offerti dal Comitato del
Reich, il decreto spiegava in dettaglio il modo in cui l'istituzionalizzazione dei bambini
disabili avrebbe liberato la famiglia in modo da consentirle di prendersi cura dei
fratelli o delle sorelle sani. Essa accusava sia i parenti che i medici di famiglia di non
valutare adeguatamente la gravità di tali minorazioni, in particolare nel caso dei
bambini mongoloidi, la cui "felice disposizione o amore per la musica" veniva
indebitamente interpretata come motivo di ottimismo. Essa respingeva l'obiezione sollevata
da alcuni genitori secondo cui i reparti del Comitato del Reich erano situati in ospedali
statali, dichiarando che si trattava in realtà di "reparti aperti per la cura
esperta di bambini e giovani".
La circolare esortava gli uffici sanitari e i medici a convincere i
genitori utilizzando argomenti forniti dal ministero; ma essa indicava anche la
possibilità di ricorrere alla forza. Infine la circolare del ministero sottolineava che
il rifiuto di ricoverare il bambino, una volta che al genitore erano stati spiegati tutti
i fatti, sarebbe stato dannoso per la famiglia e per i figli che godevano di buona salute.
In tal caso le autorità sanitarie "avrebbero potuto indagare per stabilire se tale
rifiuto costituisse una violazione del diritto di custodia".
Di solito la minaccia di privare i genitori dei diritti di custodia
aveva effetto. Una pressione ancora maggiore poteva essere esercitata sulle madri quando i
padri erano assenti perché impegnati nel conflitto bellico. In simili casi il Comitato
del Reich, rifacendosi a un accordo tra il ministero del lavoro e quello degli interni,
richiedeva all'ufficio del lavoro locale di assegnare la madre recalcitrante alla
manodopera temporanea; a quel punto quest'ultima non aveva altra scelta se non affidare il
bambino. Evidentemente queste misure coercitive erano efficaci soltanto nei confronti di
madri appartenenti alla classe lavoratrice, non in grado di finanziare l'assistenza
dell'infanzia, in particolare dopo che i sussidi per l'infanzia furono negati a coloro che
non erano stati dichiarati "connazionali utili".
Tattiche analoghe furono impiegate contro i genitori che tentavano di
strappare i loro figli ai reparti di eutanasia. In teoria, riprendersi un bambino era una
possibilità, così come il ricovero doveva essere volontario; di fatto era praticamente
impossibile. I medici dei reparti di eutanasia facevano tutto quello che era in loro
potere per impedire ai genitori di riprendersi i figli. Alcuni genitori presentarono una
petizione allistituto, alcuni lo denunciarono alle corti e alcuni usarono dei
sotterfugi per riavere i loro bambini. Pochi riuscirono nel loro intento.
Dopo la guerra i dirigenti e i medici coinvolti nelleutanasia
infantile non vollero ammettere di aver ucciso bambini senza il consenso dei loro
genitori, ma non poterono dissimulare completamente questa realtà. Essi fecero
riferimento a genitori e parenti che erano felici di consentire alle autorità di
liberarli dal peso di un bambino disabile; spesso questi parenti venivano dai ranghi del
partito nazista.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, pochi genitori acconsentirono
alluccisione dei loro figli. Inoltre i medici ebbero sempre un concetto di consenso
assai bizzarro. Sebbene ai genitori non venisse mai detto che il bambino sarebbe stato
ucciso, era spesso consuetudine prepararli allevento raccontandogli una storia falsa
circa unoperazione altamente rischiosa, forse addirittura letale, che però avrebbe
potuto guarire il figlio. Se i genitori autorizzavano tale operazione, i medici
interpretavano tale autorizzazione come un consenso in merito allattuazione
delleutanasia.
Luccisione dei bambini fu il primo atto del programma di
sterminio per eutanasia.
I bambini erano giudicati particolarmente importanti perché
rappresentavano la posterità; la soppressione di quanti erano considerati malati e
deformi era essenziale al successo del programma di purificazione razziale ed eugenetica.
Tuttavia ben presto il progetto di uccidere i bambini disabili fu oscurato da quello di
uccidere gli adulti disabili. Tuttavia quando, nellagosto del 1941, Hitler ordinò
linterruzione della prima fase delleutanasia degli adulti, i bambini non
rientrarono in questo cosiddetto "ordine di sospensione" e leutanasia
infantile continuò fino al termine della guerra.
A quel punto la portata delleutanasia infantile si era estesa.
Dapprima essa comprendeva solamente neonati e bambini piccoli, nessuno al di sopra dei tre
anni. Tuttavia successivamente vi rientrarono anche bambini più grandi; e alla fine nei
reparti infantili furono uccisi anche adolescenti. Fu Hitler, che si riservava
lautorità di risolvere i problemi, a prendere la decisione di includere i bambini
più grandi. È importante ricordare che non tutti i bambini erano affetti da malattie
incurabili o da deformità permanentemente invalidanti; molti furono istituzionalizzati
per invalidità meno gravi o semplicemente perché erano bambini lenti ad apprendere e con
problemi comportamentali.
Poiché molti documenti che attestano le uccisioni non sono giunti fino
a noi, è impossibile calcolare il numero di bambini uccisi nei reparti infantili durante
la seconda guerra mondiale. La migliore stima è un totale di almeno 5000 bambini
assassinati.
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