Storia della fotografia nella società di Massa
"Mettere in prospettiva" era un’esigenza che già i pittori e gli artisti del seicento sentivano come propria, per poter esprimere la loro creatività nelle opere che realizzavano.
Fino all’ottocento per realizzare dei fotogrammi si utilizzava la camera oscura; l’immagine così ottenuta, se esposta più di una volta alla luce si oscurava completamente
La soluzione a questo problema la trovò Louis Daguerre nel 1839, quando fu inventato il dagherrotipo.
Questo strumento in sostanza fissava stabilmente le immagini che si formavano spontaneamente su una lastra, appositamente preparata e posta all'interno di una camera oscura, grazie all'azione della luce.
Si realizzava così il sogno di quanti da tempo desideravano disporre di immagini che fossero "esatte" riproduzioni della realtà.
L’invenzione di Daguerre ottenne molto successo , ma dopo il 1850 con l’avvio della seconda rivoluzione industriale, il bisogno di perfezionare anche la "fotografia" crebbe a dismisura.
Il vero salto di qualità fu compiuto da
George Eastman , che nel 1888 inventò la prima Kodak camera, (chiamata così per riprodurre il suono dello scatto di una macchina fotografica), un apparecchio di piccole dimensioni che conteneva un rullo di carta speciale(la futura pellicola), per 100 pose.
I fotografi che se ne servivano non dovevano più curarsi dell’uso della camera oscura o degli agenti chimici; una volta finiti gli scatti, bastava infatti portare alla Kodak la macchina fotografica e ritirarla dopo qualche giorno, di nuovo pronta all’uso insieme alle fotografie già sviluppate. Fu una vera e propria rivoluzione che si può riassumere con lo slogan che Eastman aveva coniato per rappresentare la sua invenzione : "tu premi il bottone e noi facciamo il resto".
Nasceva la "fotografia istantanea, "che si è tramandata fino ai giorni nostri e che ora è stata ulteriormente modificata e migliorata dalla tecnologia digitale.