Bellissima,
1951,
Luchino Visconti
Soggetto: da un'idea di Cesare Zavattini sceneggiatura:
Suso Cecchi D'Amico, Francesco Rosi, Luchino Visconti;
musiche: Franco Mannino, su temi tratti da L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti; fotografia:Piero Portalupo,
Paul Ronald; scenografia: Gianni
Polidori; costumi: Piero
Tosi; montaggio: Mario
Sarandrei; interpreti: Anna Magnani (Maddalena
Cecconi), Walter Chiari (Alberto
Annovazzi), Tina Apicella (Maria Cecconi), Gastone Renzelli (Spartaco Cecconi), Tecla Scarano (la maestra di
recitazione), Arturo Bragaglia (il
fotografo), Lola Braccini (sua
moglie), Liliana Mancini (Iris), Alessandro
Blasetti (se stesso), Mario
Chiari (se stesso); nazionalità:
Italia; produzione: Salvo D'Angelo per la Bellissima Film; durata: 113'
Trama
Maddalena
Cecconi (Magnani) è una popolana romana che sogna per la sua bambina (Apicella) un avvenire da star ("tu la
devi fa' l'attrice"), e per ottenerlo
è disposta a ogni sacrificio, anche a martirizzarla e a mettere in crisi
il matrimonio (dal momento che il marito è contrario all'idea della figlia
attrice. Per raggiungere i suoi obiettivi, la protagonista si svena in spese
per maestre di dizione e di danza, fotografo, parrucchiere e sarta dando fondo
ai propri risparmi e consegnandoli a un accattivante tirapiedi (Chiari) che la
riempie di promesse e con i suoi soldi acquista una lambretta.
La bambina
partecipa ad un provino che si rivela un disastro e che si conclude con un
pianto irrefrenabile tra le risate dei produttori. Crollata ogni speranza,
Maddalena riporta a casa la sua "creatura" esausta; e vi ritrova gli
emissari del regista, che nel frattempo ha cambiato idea, con il contratto
milionario da firmare. L'impatto col mondo dello spettacolo ha però fatto cambiare idea a Maddalena, che rifiuta
poiché ha provato sulla propria pelle che dietro al cinema ci sono soprattutto
umiliazione e dolore.
La critica
Un film
disperante e grottesco sul falso mito del cinema, che utilizza ironicamente,
come filo conduttore, le arie dell'Elisir d'amore di Donizetti. Ma anche, se non soprattutto, un film feroce
sulla "filosofia" del neorealismo: qui la rappresentazione del popolo è piena di contrasti e
contraddizioni, realizzata con l'occhio impietoso di chi sa che i sogni
sono destinati a infrangersi di fronte
alla ferocia della realtà.
(P.Mereghetti "Dizionario dei film
1998")
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Prima di
realizzare Bellissima (1951) Visconti dovrà attendere oltre tre anni. L'opera
segna il suo incontro, con quasi dieci anni di ritardo, con Anna Magnani (che
avrebbe voluto nella parte di Giovanna in Ossessione) e con Cesare Zavattini,
e soprattutto consente al regista di ritornare a un'idea di cinema e di regia
più aderente alla sua poetica, basata sull'esaltazione della professionalità
e sulla massima riduzione dell'improvvisazione. |
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Conclusa la
ricostruzione, l'Italia si avvia a diventare un Paese moderno: la quotidianità è
invasa dalle prime forme di tecnologia (energia elettrica diffusa, la radio,
mezzi di trasporto pubblici, come l'autobus, e privati, soprattutto
motociclette); si registra un incremento dell'urbanizzazione (testimoniata
dall'aumento dei cantieri edili, dalle prime forme di speculazione edilizia
oltre che dalla densità e dal traffico della capitale); il consumismo fa le sue
prime apparizioni (manifesti pubblicitari, acquisto di sigarette, abbigliamento
superfluo, palloncini, bibite; lezioni private per i bambini, uso di profumi e
frequentazione del parrucchiere; animali domestici tenuti per diletto, ecc.);
la famiglia, ormai a dimensione nucleare, registra le prime forme di
emancipazione femminile (il lavoro fuori casa) e una nuova attenzione nei
confronti dei figli; la scolarizzazione risulta più diffusa.
E tuttavia,
nonostante gli evidenti segni del cambiamento in atto, permangono molti aspetti
del mondo tradizionale che si incrociano pericolosamente con le aspirazioni ai
nuovi status symbol, in parte mutuati dall'american
way of life. Certamente il tenore di vita
è migliorato anche per i ceti popolari (l'alimentazione, ad esempio,
risulta piuttosto varia), ma alcune istituzioni tradizionali si sono mantenute
in tutta la loro forza: l'utilizzo del dialetto o dell'italiano locale (il
romanesco), una diffusione dell'informazione che si affida soprattutto al
contatto diretto tra vicini di casa affacciati sullo stesso cortile;
nell'ambito domestico, la supremazia rimane maschile (perciò Maddalena vive il
suo sogno di notorietà per la figlia come trasgressione nei riguardi del volere
del marito). Così la figura dell'imbroglione assomiglia di più a quella dei
"trafficoni" del mercato nero che a quella dell'imprenditore senza
scrupoli o dell'italiano medio anni '60 che farà la fortuna di Sordi e degli
altri "mostri" della commedia all'italiana.
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