La dolce
vita,
1959, Federico Fellini
Genere: commedia; soggetto: Federico Fellini, Ennio
Flaiano, Tullio Pinelli; sceneggiatura: Federico Fellini, Ennio Flaiano,
Tullio Pinelli; fotografia: Otello Martelli;
musica: Nino Rota; montaggio: Leo Catozzo;
interpreti: Anouk Aimee (Maddalena); Lex Barker (Robert), Adriano
Celentano (cantante rock), Valeria Ciangottini (Paola), Alain Cuny
(Steiner),Anita Ekberg (Sylvia), Yvonne Furneaux (Emma), Lilly Granado (Lucy),
Nadia Gray (Nadia), Reneè Longarini (signora
Steiner),
Marcello Mastroianni (Marcello Rubini), Gianfranco
Mingozzi (il pretino), Annibale Ninchi (papà di Marcello),
Magali Noel (Fanny), Polidor (il clown), Walter
Santesso (paparazzo), Jacques Sernas (il divo); produzione : Riama
Cinematografica (Roma) Pathè Consortium Cinema (Parigi); durata: 185
minuti
Il film si sviluppa di
episodio in episodio (ce ne sono circa una dozzina, più o meno compiuti ed
elaborati) sull’esile traccia di una lunga peregrinazione per Roma, diurna e
notturna, compiuta da Marcello Rubini (M. Mastroianni), un giornalista-scrittore
in crisi morale e spirituale, seguito da un fedele fotografo, Paparazzo.
Marcello ha un’avventura con Maddalena, la figlia di un ricco industriale, poi
ne tenta un’altra con Sylvia, la famosa attrice straniera giunta a Roma, ma
intanto convive con Emma, che ha i nervi a pezzi e minaccia di suicidarsi. La
sua vita romana che il padre, arrivato a Roma per un breve soggiorno, intravede
e non comprende, , si svolge in un salotto letterario o in un palazzo aristocratico, in un
night-club o in casa di amici, e non mancano gli episodi straordinari , come il
“miracolo” fuori Roma o la vicenda di Steiner, il mite intellettuale angosciato
dal futuro che fa strage dei suoi adorati bambini per poi suicidarsi.
Il film è tutto un grande
spettacolo, fantasmagorico e
pirotecnico, in cui la
satira sociale e la critica di costume si confondono con il gusto della
profanazione e il piacere dell'avventura. La validità del discorso - sia pure caotico e non sempre
esplicito - di Fellini ne' La dolce vita
si affida a un linguaggio per molti versi rivoluzionario, un linguaggio che
capovolge le regole tradizionali dello spettacolo cinematografico per affermare
la grande forza dell'immagine cinematografica "libera", priva dei
legami che la univano ad una struttura narrativa chiusa, che molte volte le
impediva di esprimere pienamente l'urgenza di una passione o l'acutezza di una
visione. Nella struttura di questo film Fellini mira ad una visione
apocalittica, quasi onirica, della realtà, nella quale è suo intento
coinvolgere e analizzare non solo la dolce
vita, ma anche la vita, nella sua fragilità, nella sua oppressione, nel suo
fanatismo. Il film dura tre ore, ma
potrebbe prolungarsi per un tempo indefinito e presentarsi al pubblico come serie
di appunti, intelligenti, arguti, caustici, romantici, grotteschi, crudeli,
ecc.
Gli ambienti prevalenti sono gli interni, sono gli spazi di ritrovo dell’aristocrazia romana, come i locali notturni e le ricche case. Queste ultime sono moderne, spaziose e arredate con oggetti particolari, come le lampade dalle forme stranissime o le sedie stilizzate o in plastica. L’abitazione del protagonista, che appartiene ad uno strato sociale inferiore a quello dei suoi amici, è vuota e anche l’illuminazione scarseggia. Infine vi sono i quartieri popolari, sovraffollati, costituiti da grandi palazzi tutti uguali, poco distanti l’uno dall’altro, con interni sono essenziali e spesso già degradati. La
folla è presente in due momenti, quando arriva la diva americana e al momento
del finto miracolo, inscenato a scopo di lucro. Una contrapposizione questa
tra lo stesso amore della città cattolica per eccellenza, nei confronti di
una divinità pagana e di un avvenimento cristiano. La
tecnologia e i nuovi beni di consumo sono presenti nell’ambiente
aristocratico, ne sono un esempio gli
abiti da sera delle signore, per la maggior parte in tessuto sintetico, come
molti elementi di arredamento, quali le tendine tutte colorate. Personaggi
Sylvia. È la diva americana divinizzata dall'adorazione
della gente, talmente attratta dalla sua prorompente femminilità e
dall'ingenuità con cui seduce, da non considerare la grande leggerezza della
sua personalità. Nella sua apparizione nella scena della fontana di Trevi
l'attrice è vista come una divinità pagana in un luogo tradizionalmente e
profondamente cattolico: una divinità dalla carnalità prorompente, dalla
provocazione inconsapevole, dalla salute atletica, dall'ignoranza abissale Emma. È la
fidanzata del protagonista, con cui egli convive e che esaspera con ricatti e
persino con un tentativo di suicidio, pur di ottenere un amore per lei
“normale”, ma in realtà troppo possessivo.
Il padre di Marcello. Da sempre assente nella vita del figlio, decide di andarlo a trovare a Roma; trascinato nella vita notturna della capitale, ne risulta talmente ubriacato da lasciarsi coinvolgere in una scappatella con una giovane ballerina; fatto, questo, che lo allontana definitivamente dal figlio. Steiner. Modello a cui Marcello si ispira, è protagonista del momento più tragico e astratto della storia. Si tratta di un intellettuale mite, amante di Bach e della natura, ma terribilmente angosciato dalla precarietà della vita e da se stesso al punto da far strage dei suoi bambini (che adora) e di suicidarsi. Maddalena. Donna ricca, è partecipe insieme a Marcello (di cui pare vagamente innamorata) di alcune delle strane avventure all'interno della feroce giungla mondana e aristocratica. Maddalena ha un atteggiamento ambiguo nei confronti della società cui appartiene: da una parte ne critica la degradazione, ma dall'altra non ha la forza per combatterla intrappolata com'è nel suo ruolo di prostituta di lusso. |
“La dolce vita” ci offre un veritiero (anche se non realistico) ritratto dell’Italia degli anni ‘60. Gli ambienti in cui si svolge la vita del protagonista, nigth-club, salotti letterari, palazzi aristocratici, appaiono come qualcosa di anormale agli occhi di suo padre, ancora attaccato alle vecchie tradizioni. Anche la mentalità ha subito un mutamento, se prima ci si avvicinava alla religione con rispetto e quasi con timore, adesso essa diventa anche un’occasione per speculare. A proposito si veda l’episodio dal falso miracolo a scopo di lucro. Dietro al genere di vita
così fantasmagorico e spettacolare dei protagonisti si celano le aspirazioni,
i dubbi, le paure e le speranze di una nuova generazione. Questo spiega il successo
del film con i giovani e l’opposizione degli ambienti puritani alla sua
uscita (la Chiesa prese addirittura posizione contro il film, proibendone la
visone ai cattolici, pena la scomunica). Curiosità La voce "paparazzo", che sta ad indicare il fotografo scandalistico, che cerca ad ogni costo lo scoop senza preoccuparsi di violare le regole della privacy deriva dal nome del fotografo de' La dolce vita sempre pronto all'assalto, quasi eccessivo, esagerato. |