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Cose banali del '900 tra uso e disuso

il progetto fuoco acqua terra aria la mostra

Nella cultura dell’antica Grecia si riteneva che ogni cosa, visibile in cielo ed in terra, fosse ottenuta dalla combinazione alchemica di quattro elementi (fuoco, acqua, terra, aria).
I quattro elementi potrebbero oggi essere assunti come i punti cardinali di una ideale mappa della vita materiale dell’umanità, nel suo recente passaggio dall’arcaico al moderno, dal personale allo standardizzato e globale,dall’utile all’usa e getta, dal simbolico al funzionale, dal reale al virtuale.

(Ezio Pavia, curatore dell'attività qui proposta)

Vi è un uso terapeutico della fotografia, perché una persona ritrovi se stessa e scopra la realtà dell’ambiente, per sapersi orientare là dove si era smarrita. Più appassionante è l’impiego di oggetti, raffigurati o presentati, per scoprirne la storia, e attraverso questa capire che quello che sembrava naturale era ed è storico, quindi trasformabile: persone reali hanno sofferto, gioito, litigato, subito sopraffazioni per costruire o far costruire, per vendere, comprare, usare o modificare gli oggetti. A quanto pare è necessario che una persona faccia qualche passo indietro perché possa capire dove si trova, per sfuggire alla prigionia dell’immediato.

(Andrea Canevaro, introduzione a Italo Camprini, Canta la cicala taglia taglia: il grano al padrone al contadino la paglia, Milano,1978)

Presso l’Accademia di Lagado  vi era “un progetto schematico per abolire completamente le parole. Esso veniva caldamente proposto per i vantaggi che procurava alla salute e alla velocità della comunicazione. Infatti ogni parola che pronunciamo provoca una grossa azione corrosiva nei polmoni, contribuendo ad abbreviarci la vita. Si proponeva dunque questo espediente per cui, se le parole altro non sono che nomi per le cose, sarebbe stato molto più conveniente che gli uomini si fossero portati appresso quelle cose di cui intendevano parlare per qualsiasi faccenda. Mi è capitato spesso di vedere un paio di questi sapienti sopraffatti da enormi fagotti, simili in tutto ai nostri venditori ambulanti, i quali incontrandosi depongono il loro fardello, aprono i sacchi e intrattengono conversazioni di un'ora; poi rinfilano dentro i loro strumenti, si aiutano a vicenda a ricaricarsi sulle spalle i fardelli e si salutano.”

(Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver)

A Pechino, per via dell'inquinamento l'aria è grigio perla, il sole ha dal mattino alla sera il colore arancione che normalmente precede il tramonto. L'acqua basta a quasi tutti i 12 milioni di abitanti solo perché l'esercito difende le riserve a monte contro i contadini che ne hanno un bisogno disperato per l'agricoltura. I nuovi quartieri, tutti di grattacieli, crescono a dismisura e occupano le terre un tempo destinate alle coltivazioni. La stessa cosa succede attorno alle altre grandi città nate e cresciute, qui come altrove, nelle valli fertili lungo i fiumi. Sistemati tre elementi, manca il quarto, il fuoco, che oggi si chiama energia. In Cina, lo sporco dell'aria, le malattie che ne derivano sono dovuti soprattutto all'uso del carbone. E finché usa il petrolio per trarne fertilizzanti, oltre che benzina per le automobili, non resta alla Cina che utilizzare come energia industriale e domestica quel carbone pieno di zolfo e tossico, e l'elettricità costosissima delle grandi dighe.

 

(Sylvie Coyaud, Cibo ed elementi. Il caso Pechino e il congresso mondiale del riso, http://www.golemindispensabile.it )