LA BANALITÀ’ DEL BENE

 In questo libro l’autore, che è un giornalista, fa delle domande a Giorgio Perlasca e costruisce il suo racconto basandosi sulle informazioni dategli oralmente e in base al suo diario di guerra. La vicenda è quella di un italiano buono e coraggioso, commerciante di carne, di nome Giorgio Perlasca, che a Budapest nel 44 - 45 riuscì ad ingannare numerosi fascisti, spacciandosi per un diplomatico spagnolo per salvare migliaia e migliaia di persone da una morte certa.

Egli nacque a Como, secondo di cinque fratelli da padre laureato in legge e da nonno giudice militare. Poi dopo la sua nascita si trasferirono a Trieste. Per quanto riguarda l’autore, Enrico Deaglio nacque nel 1947 a Torino dove si laureò in medicina, però in questi ultimi anni abbandonò la professione di medico per quella di giornalista.
Giorgio Perlasca nel settembre del 44 fu bloccato a Budapest per motivi economici, conobbe l’ambasciatore spagnolo e messosi d’accordo, Giorgio spacciandosi per un diplomatico spagnolo salvò molte migliaia di persone. Un giorno l’ambasciatore dato l’aggravarsi della situazione decise di andare anche in Svizzera per motivi di politica e soprattutto per salvare la pelle e chiese a Perlasca se voleva venisse insieme a lui. Ma lui non si fece convincere, perché "non poteva sopportare la vista di persone marchiate come delle bestie e vedere uccidere delle persone che non ne potevano niente come donne e bambini". Ogni giorno trovano per strada degli ebrei che scappavano dalle violenze e lui li aiutava prendendoli e portandoli nelle case spagnole nascoste.
Una volta al giorno andava per le case spagnole a portare viveri e il giorno di Natale portò doni ai più bisognosi come anziani e bambini. Finita la guerra, quando tornò a casa ricevette dalla Spagna e da Budapest molte medaglie d’oro sia da Budapest che dalle persone che dai famigliari di quelli che Giorgio ha salvato.

Oltre alle testimonianze orali, Enrico Deaglio si basò sul diario che Giorgio aveva scritto.

Ma il diario di Giorgio è molto diverso da quello di Teresio Deorsola, perchè Teresio era molto dettagliato, mentre Giorgio scriveva solo le vicende che erano successe durante il giorno senza specificare che cosa aveva mangiato, a che ora era andato a dormire, ecc... .

Questo libro è stato scritto quando il protagonista era ormai ottantenne e quindi intorno al 90; invece gli anni di Giorgio a Budapest erano il freddo inverno del 44 - 45.

Gli ambienti erano soprattutto nella città di Budapest nelle sue vie principali e nelle piazze della città.

Lo stile di questo libro è quello del racconto, ma alla fine si tramuta in un diario.

Nelle sue poche, ma significative pagine, scrive come venivano trucidate le persone. Racconta che venivano fatte camminare per 2 km a piedi scalzi poi venivano fatti inginocchiare a coppie vicine alla riva del fiume, infine legate con del filo di ferro, sparavano ad una persona e cadendo trascinava l’altra nel fiume morendo annegata. Prima che Giorgio arrivasse a Budapest per non sembrare un italiano, da Giorgio divenne Jorgie Perlasca.

Questo racconto e questo libro sono stati i protagonisti di un progamma che nel ‘90 fu trasmesso in TV: si parlò della vita di Giorgio Perlasca e lo si ringraziò di tutto quello che ha fatto per quella gente destinata alla morte sicura.

Un commento è difficile darlo sul protagonista perché non so quanti sarebbero riusciti a fare quello che lui invece è riuscito a fare. Come libro mi è piaciuto molto perché è la storia di un uomo che si è sacrificato per la vita di molte persone innocenti come quelle migliaia di ebrei.