UNA COPPA DI LACRIME

L’autore di questo libro è Antony Polonsky, uno scrittore inglese, che ha raccolto il diario di un ebreo, Abraham Lewin, che è vissuto nel ghetto di Varsavia e ne ha descritto le condizioni di vita lasciando il diario in fondo al libro. L’edizione italiana è stata tradotta da Gaia Mohlo.

Lewin era un professore ebreo che visse nel ghetto di Varsavia e morì con la famiglia nella deportazione nel maggio 1943.

Questo libro, parla della vita nel ghetto di Varsavia nella prima parte; per capirne meglio la vita mostra il diario di un ebreo vissuto in quel tempo, Abraham Lewin, nella seconda parte.
Il 16 novembre 1940 i nazisti isolano una vasta area di Varsavia e deportarono tutti gli ebrei della capitale polacca. Nasce cosi quello che sarà conosciuto il Ghetto di Varsavia. Ai nazisti non piaceva il termine "ghetto", e ne vietarono l’uso insistendo che bisognava riferirsi a quella area come al " Quartiere ebraico" emanando un documento in cui si annotava la densità della popolazione .
Per capire l’atrocità del ghetto basti pensare che le persone per stanza secondo i tedeschi era ben sette ( cioè sette persone vivevano nella stessa camera). Ma la realtà era ancora peggiore, infatti le persone per stanza erano ben nove. Fu inoltre fondato lo Jugendnrat per poter controllare meglio la vita nel ghetto, e successivamente fu instaurata la polizia ebraica, (che portò la morte a molti ebrei) l’ufficio postale e la Croce Rossa. L’istruzione era molto difficile e le lezioni si tenevano a casa degli allievi o in quelle degli insegnanti. Oltre tutto subentrava la fame e per avere qualche soldo si usava il contrabbando e come diceva Lewin gli ebrei restavano senza camicia, piatti e pentole, per avere dei soldi. Ed infine come colpo di grazia arrivarono le deportazioni che segnarono la fine degli ebrei e quella di Lewin con la sua famiglia.

Nel diario di Lewin il tema che torna più frequentemente è la violenza dei tedeschi contro gli ebrei. Essi in pratica solo per gioco uccidevano gli ebrei. Ma un fatto mi ha stupito dei tedeschi, è la loro cattiveria: un giorno hanno preso dei bambini e delle donne e li hanno costretti a giocare felici e allegri, poi sono andati a casa di ebrei benestanti, e hanno effettuato delle riprese mostrando a tutto il mondo una pellicola in cui si vedeva che gli ebrei erano trattati bene.
Poi l’autore parla del contrabbando e rimane sorpreso lui stesso del comportamento degli ebrei. E inoltre racconta ciò che viene detto dalle altre persone di altri ghetti, sottolineando anche qui la crudeltà nazista.

 Il libro è stato scritto nel 1993 ed è ambientato dal 1940 al 1943 fino alla morte di Lewin; è ambientato nel ghetto di Varsavia però spesso Lewin cita la situazione di altri paesi.
 Il libro vuole comunicare la vita nel ghetto, è una descrizione ed un racconto.
 Il libro è stato scritto per conservare il ricordo, non solo di quanti sono morti, ma anche delle loro civiltà, la civiltà degli ebrei dell’Europa Orientale che è stata cancellata senza pietà dalla Terra. Queste parole sono significative e senza dubbio sono verità e non ci sono bisogno di ipotesi.

Questo libro mi è piaciuto molto soprattutto perché mi ha fatto veramente capire come i tedeschi trattassero gli ebrei che non avevano fatto niente di male. Comunque sono rimasto scioccato dal comportamento disumano dei tedeschi che uccidevano per gioco.
Il diario di Lewin è ben scritto e per lunghi tratti illustra in ogni piccolo particolare la durissima vita che dovevano sopportare gli ebrei nei ghetti.