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espressione entrata in uso nella storiografia per designare la nascita della moderna industria verificatasi dapprima in Inghilterra e quindi nei vari paesi dell'Occidente nei secc. XVIII-XIX. Tra il 1760 e il 1815 in Inghilterra, che non era né il più ricco né il più popolato paese dell'Europa, una serie di fattori misero le basi di uno sviluppo industriale senza precedenti: l'aumento della produttività agricola, la crescita demografica, l'innalzamento vertiginoso del commercio estero e la conseguente concentrazione di ricchezza finanziaria, che dalla prima metà del '700 avevano creato le basi della crescita, si incontrarono con una fase di intense innovazioni tecnologiche nell'industria manifatturiera.
La macchina a vapore di Watt (1764) fu un passaggio strategico nell'applicazione dell'energia ai nuovi macchinari come il telaio meccanico e il filatoio multiplo, che modificarono la produzione di tessuti. Queste innovazioni e il miglioramento del puddellaggio del ferro con il sistema di Cort innalzarono la produzione soprattutto di filati e tessuti di cotone e del ferro con ritmi impensati, sfruttando alcune materie prime abbondantemente diffuse nel paese (in particolare il carbone), o importate dall'esteso impero coloniale inglese (come il cotone grezzo). Nuova ricchezza fu investita nell'attività manifatturiera, dove si affermò l'organizzazione di fabbrica che poteva utilizzare la manodopera liberata dalle trasformazioni capitalistiche dell'agricoltura. Le conseguenze sociali di questi cambiamenti furono traumatiche e profonde: l'aumento rapidissimo della popolazione delle città e la concentrazione dei lavoratori nelle fabbriche si accompagnò allo sfruttamento crescente della forza lavoro operaia (anche infantile e femminile), uno sfruttamento che doveva durare a lungo prima di essere attenuato da miglioramenti delle condizioni di lavoro o di provvedimenti di tutela pubblica.
Nei decenni centrali dell'800 la Gran Bretagna era ormai un paese caratterizzato dalla forza espansiva del suo solido settore industriale, con un vantaggio su tutti gli altri Stati che sarebbe rimasto inalterato fino all'inizio del '900. Ma la rivoluzione industriale si cominciò presto a diffondere nel continente, coinvolgendo innanzitutto le regioni e i paesi europei della fascia nordoccidentale (Belgio, Francia, Germania renana, Paesi Bassi) e poi gli USA e via via altri paesi. Con le espressioni "seconda rivoluzione industriale" e "terza rivoluzione industriale" si usano spesso definire successivi sviluppi tecnologici dell'industria: rispettivamente l'estensione del sistema tayloristico dell'organizzazione scientifica del lavoro e della catena di montaggio (inizio del sec. XX negli USA) e l'introduzione dell'informatica e della robotica, con la crescente automazione delle procedure del lavoro di fabbrica, avviata a partire dagli anni '70, con una riduzione del ruolo del lavoro operaio