I
ragazzi a scuola non potevano muoversi dal proprio posto se non con il
permesso del maestro ed era assolutamente vietato parlare. Le punizioni
per chi non ubbidiva erano queste: dietro la lavagna con le mani sul
capo, in ginocchio con le mani sul capo, bacchettate (E. C., San Paolo
Solbrito, 1935).
Si
comportavano bene, se no finivano in castigo nel banco degli asini ( M.
M., Ferrere, 1938).
Gli
allievi erano tutti bravi, solo uno era vispo. La punizione consisteva
nell’andare dietro la lavagna (L. M., Cagliari, 1942).
A
scuola bisognava imparare molta disciplina, ma si era comunque
“composti”. Le varie punizioni potevano essere più o meno severe:
la più severa mettere l’alunno dietro la lavagna inginocchiato su
ghiaia o bucce di noce, la meno severa solo stare in piedi dietro la
lavagna (S. D., Cologna Veneta, 1937).
Sì,
è vero, le punizioni erano molto severe (F. F., Ferrere, 1919).
I
ragazzi si comportavano molto bene, se no c’erano i castighi: in
ginocchio dietro la lavagna o in ginocchio sui gradini con le noci sotto
le ginocchia (M. B., Ferrere, 1931).
I
ragazzi erano molto ubbidienti e educati. Chi non si comportava bene,
per esempio, stava fuori della classe nel corridoio per un’ora, o
dietro la lavagna per un’ora (G. M., Villafranca, 1950).
Eravamo
tutti disciplinati. La punizione era andare dietro la lavagna, ma se si
faceva proprio qualcosa di grave non si faceva andare l’alunno a casa
(A. F., Locri, 1934).
Ricordo
che le insegnanti mandavano due ragazzi alla lavagna; in una parte della
lavagna c’era la B (buoni), nell’altra la C (cattivi).
Oh
sì, gli allievi erano molto bravi, perché le punizioni
erano molto severe; a volte prendevano la bacchetta di legno e te
la davano in testa oppure ti mettevano in ginocchio davanti a tutti per
umiliarti oppure, raramente, dietro la lavagna con gusci di noce sotto
le ginocchia, ma a me non è mai capitato (Ferrere, 1929).
Eh,
eravamo scalmanati, ma ci davano bacchettate e tiratine d’orecchie (A.
C., Ferrere, 1931).
E
note, se la condotta era sotto il sette non si faceva l’esame (A. F.,
Locri, 1934). |