IL RISORGIMENTO IN SINTESI
La situazione dell’Italia dopo il congresso di
Vienna è quella di un paese smembrato tra vari
stati e controllato, direttamente o indirettamente,
dall’Austria.
Ma la Restaurazione
voluta dai re dell'ancient regime è in realtà fragile e già
nel 1820-21 in Italia e in altri stati europei si verificano
i primi moti rivoluzionari, sedati però nel sangue
dall’ intervento degli stati che si erano stretti nella
Santa Alleanza. Solo la Grecia riesce a conquistare una
sua indipendenza dall’Impero Turco.
Dopo 10 anni, nel 1830-31, sempre
organizzate da movimenti clandestini segreti
scoppiano altre rivolte in Italia e in Europa, anche questa
volta senza successo, se si eccettuano le trasformazioni
politiche in Francia e la riacquistata autonomia del Belgio.
Il 1848 è un anno denso di eventi sia a
livello italiano sia a livello europeo.
Per l’Italia, con l’elezione a pontefice di Pio IX
sembra iniziata una nuova stagione giacché il papa fa caute
aperture nei confronti dei liberali avviando tutto un ricco
dibattito tra correnti di pensiero repubblicane e
moderate liberali sulle possibilità e le strategie
di unificazione d’Italia.
Sia il regno di Napoli sia il Piemonte sia il regno della
chiesa concedono delle Costituzioni.
Intanto scoppia una rivoluzione in Francia
che infiamma tutti i movimenti di opposizione europei.
Anche Milano si rivolta agli austriaci e il
Piemonte corre in suo aiuto portando allo scoppio della
prima guerra di indipendenza. Ma gli
austriaci, dopo un iniziale sbandamento, reagiscono e
sconfiggono i piemontesi. Anche le altre rivolte scoppiate
nel regno di Napoli e nel regno della Chiesa, con la
repubblica Romana, sono soffocate nel sangue e
tutto torna alla situazione precedente se si esclude il
fatto che il Piemonte, unico tra gli stati italiani,
mantiene in vigore la costituzione concessa prima della
guerra: lo statuto albertino.
Intanto le discussioni tra varie correnti politiche
indipendentiste italiane si intensifica a causa del
fallimento delle guerra e sempre più da qualsiasi partito si
guarda al re di Savoia come all’unico in grado di unificare
la penisola.
In effetti Vittorio Emanuele II e
Cavour attuano una strategia internazionale per
consolidare la posizione del Piemonte in Europa con la
guerra di Crimea e stringono poi
patti di alleanza segreti con Napoleone III,
imperatore di Francia che si impegna a sostenere
militarmente il Piemonte qualora sia attaccato da potenze
straniere. Poco dopo, nel
1859, a causa di reiterate provocazioni
piemontesi ai confini con
la Lombardia
austriaca, l’Austria dichiara guerra all’Italia. Scoppia
così la seconda guerra di indipendenza che
conquista al Piemonte non solo la Lombardia ma anche l’Emilia e
la Toscana che, nel
frattempo si sono ribellate ai loro governi e hanno votato
l’annessione allo stato sabaudo.
In questo periodo si aprono trattative con Garibaldi, che
era stato, insieme a Mazzini, uno dei protagonisti della
repubblica romana del 1848, il quale nonostante sia di fede
repubblicana, accetta di collaborare con Cavour
pur di raggiungere l’obiettivo dell’unificazione d’Italia.
Il Piemonte infatti non avrebbe potuto dichiarare
direttamente guerra ai Borboni del regno di Napoli senza che
questa azione fosse letta, sul piano internazionale, come
un’aggressione gratuita che avrebbe avuto ripercussioni sul
versante delle alleanze. Invece, con il contributo di
Garibaldi e dei Mille la rivolta del sud
sembra dimostrare lo spontaneo desiderio di unificazione
delle popolazioni meridionali.
Garibaldi in pochi mesi arriva dalla Sicilia a Napoli e
tenta di marciare verso Roma. Ma Napoleone III fa sapere che
se si tocca Roma lui dichiarerà guerra ai Savoia.
Vittorio Emanuele quindi scende col suo esercito a verso sud
per fermare Garibaldi. Non passa sul Lazio ma su Abruzzo e
Marche che, insieme all’Umbria, subito chiedono
l’annessione.
Nel 1861 viene quindi proclamata l’unificazione
d’Italia, cui mancano però Lazio, Veneto e
Trentino.
Il Veneto sarà poi preso, nel 1866, nel corso della
terza guerra d'indipendenza, cioè il conflitto tra
Austria e Prussia, nella quale l’Italia si schiera a fianco
della Prussica che vince la guerra.
Per l’annessione del Lazio invece bisognerà aspettare la
guerra tra Francia e Prussia nel 1870.
La Francia infatti sarà sconfitta
e quindi non avrà la forza di andare in aiuto del papa
quando l’esercito italiano marcerà contro Roma
e contro quello che restava dello Stato Pontificio, questa
volta senza ricorrere ad altro pretesto che quello di dare
compimento all’unificazione.
Il Papa non accetterà nessuna trattativa con gli occupatori
ma anzi scomunicherà tutti e inviterà i cattolici a non
partecipare alla vita politica del nuovo stato.
Nel 1871 Roma diventa quindi la nuova capitale del
nuovo stato italiano, al quale manca ormai solo il
trentino. Ma per annettere anche quel territorio si dovrà
aspettare il massacro della prima guerra mondiale. |