Al velocissimo incremento della popolazione verificatosi tra le fine dell’800 e i primi decenni del 900, fece parzialmente da valvola di sicurezza l'ondata di massicce emigrazioni: "L'emigrazione europea costituì probabilmente il maggior movimento di popoli che si sia mai registrato in tutta la storia umana". Il demografo Armengaud calcola che fra il 1371 e il 1914 lasciarono l'Europa 34 milioni di persone di cui 25 milioni si stabilirono definitivamente all'estero.
Tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento il flusso migratorio era composto soprattutto di giovani individui singoli provenienti dall'Europa mediterranea e orientale.
Tale flusso era diretto prevalentemente verso le Americhe e in particolare verso gli Stati Uniti, che acquisirono l'aspetto di una società in rapido cambiamento, composta da molteplici gruppi etnici, culturali e religiosi.
http://www.itcgmontefiascone.it/novecento/emigrazi.htm
Emigrazione dall’Italia
L’Italia, per la povertà delle sue risorse e la povertà delle iniziative economiche, stata per oltre un secolo, dal 1861 fino agli anni Settanta, terra di emigrazione, si stima che siano espatriati in cerca di lavoro circa 22 milioni di italiani, per la massima parte originari del Mezzogiorno. Gli Stati Uniti innanzi tutto, poi alcuni paesi dell'America meridionale, soprattutto l'Argentina, furono le aree verso le quali si indirizzarono con maggior intensità le emigrazioni. Nel solo periodo 1901 -l 913, quando il fenomeno toccò le punte massime, lasciarono l’Italia più di 8 milioni di persone, cioè una media di oltre 600.000 all'anno.
Fine’800 - inizio ‘900 : milioni di italiani emigrano soprattutto verso gli Stati Uniti, il Canada, l’America del sud. Si tratta di un processo enorme: si pensi che tra il 1908 ed il 1913 ogni anno sono partite dall’italia circa 400.000 persone verso i paesi americani e 250.000 verso i paesi europei) (tra il 1911 ed il 1913 sono espatriati in media ogni anno 25 persone su mille abitanti)
Nel [grafico] si può visualizzare, nello specifico, gli espatri nelle varie regioni italiane
L’emigrazione in america: Il mito americano
E' facile osservare (e lo osservano, del resto, molti studiosi) come l'idea dell'emigrazione negli Stati Uniti si sia diffusa in Italia, e nel sud in particolare, in maniera al tempo stesso capillare e subitanea, coinvolgendo, pur con importanti sfasature regionali (dapprima le zone agricole del nord, il sud solo negli anni '80-'90, la Sicilia per ultima) intere zone e vastissimi strati sociali.
La "cultura dell'emigrazione" è in primo luogo, e preliminarmente, il presentarsi, alla mente di milioni di persone, di una possibilità quella dell'emigrazione negli Stati Uniti, come soluzione di problemi, economici innanzitutto, altrimenti irrisolvibili, come speranza di un futuro altrimenti chiuso. E' quello che si definisce, ormai, convenzionalmente, il "fattore pull", il fattore dell'attrazione verso il nuovo continente.
Prima di tutto, per vie interne alle comunità contadine. Nessuna azione dall'alto avrebbe potuto raggiungere, forse, il livello di capillarità e di forza trascinante, rappresentato, semplicemente, dalla comunicazione diretta con coloro che avevano già vissuto, o stavano vivendo, questa esperienza. Sono le lettere, che rendono note a coloro che sono rimasti le difficoltà, certo, ma anche le nuove possibilità offerte dagli Stati Uniti: la disponibilità di posti di lavoro, i livelli, spesso incredibilmente più alti, di salario, i casi, non per questo meno esemplari, di "paesani già riusciti a far fortuna."
E' il linguaggio ancor più diretto delle "rimesse", dei soldi inviati a casa dagli emigrati, prova concreta della possibilità, in America, non solamente di sopravvivere, ma anche di risparmiare somme considerevoli. Sono anche, come provano tante testimonianze, i racconti diretti degli emigranti di ritorno dagli USA, che fanno spesso da tramite diretto per l'emigrazione dei loro compaesani.
Non è un caso, però, che assai spesso di questi mezzi di comunicazione diretta si valgano forze economiche complesse e sofisticate: dagli imprenditori americani che chiedono ai loro dipendenti italiani di scrivere a parenti ed amici consigliando loro di raggiungerli (ed allargando così la disponibilità di forza-lavoro), alle compagnie di navigazione e ai mediatori di manodopera che si servono di emigrati di ritorno dagli USA come di propri agenti diretti. Ad una diffusione, per così dire spontanea, del mito, si accompagna quindi un'azione accurata di propaganda che passa anche per la diffusione di volantini, manifesti (come quello, famoso raffigurante un emigrante che usciva dalla fabbrica, con la borsa piena di dollari, per entrare in banca), annunci liberi, che dà a ciascuno la possibilità di spostarsi, di cercarsi la propria strada (aspetto, questo, particolarmente attraente per le zone italiane più legate ai residui feudali).
Va sottolineata un'altra parte (ed è quello che gli studiosi definiscono "fattore push") come l'efficacia di una tale pressione, di un tale stimolo all'immaginazione collettiva sia incomprensibile senza tener conto della situazione delle campagne italiane all'epoca: prima di tutto la crisi agraria, legata alla "grande depressione" europea ed americana, che "fa arrivare in Italia il grano americano, e spinge i coltivatori italiani verso l'America" (Carocci), che cioè ha da un lato l'effetto di aprire al mercato interno ed internazionale un'economia in precedenza chiusa, all'altro quello di affrettare la concentrazione delle proprietà agricole l'immiserimento di vasti strati di piccolissima proprietà in secondo luogo, l'effetto contraddittorio dell'unità d'Italia, insieme causa di rafforzamento, specie per il sud, della circolazione delle idee e dei comportamenti, e fattore prima di attesa poi di profonda delusione; e ancora il peso avuto dalle lotte contadine e dalla loro sconfitta.
Le sollevazioni agricole segnavano infatti, spesso, l'estremo, tentativo di conquistarsi un modo di vita decente nella propria terra: la loro sconfitta, oltre a spingere alla partenza tanti che temevano gravi sanzioni (non solo penali) per la propria partecipazione, indicava l'emigrazione come unica possibiltà di un futuro migliore. Estremamente indicativo, in questo senso, è il caso della Sicilia, che conosce proprio in coincidenza con la fine dell'esperienza dei "fasci" il balzo che l'avrebbe portata dagli ultimi ai primissimi posti nella graduatoria delle regioni di emigrazione verso gli USA.
http://www.mobydick.it/riv_ind/emigra/mito.html