I Giusti italiani
Giuseppe Moreali e
don Arrigo Beccari
Negli anni della seconda guerra mondiale la popolazione di Nonantola conobbe condizioni
di vita molto dure e difficili e nel novembre del 1944 dovette subire persino un
bombardamento aereo che provocò diverse vittime. Tutto questo però non impedì ai
Nonantolani di dare una prova tangibile della loro solidarietà umana: un centinaio di
ragazzi ebrei perseguitati e cacciati da altri paesi europei, destinati ai campi di
concentramento, furono aiutati e ospitati dapprima in una villa alla periferia di
Nonantola, villa Sacerdoti, meglio nota come villa Emma; in un secondo momento vennero
nascosti nel Seminario abbaziale e presso molte famiglie che rischiarono rappresaglie per
salvare tante giovani vite. In fuga da tutta l'Europa, una cinquantina di ragazzi ebrei
provenienti dalla Iugoslavia, dove erano stati raccolti dall'Associazione Alleanza
della Gioventù, giunsero a Modena e da qui furono inviati a Nonantola il 17 Luglio
1942. Questi ragazzi di età diversa erano guidati da alcuni adulti fra cui Marco Schoki e
il professor George Boris. Successivamente, il 14 aprile 1943, altri trentatré giovani,
guidati da Jakob Altaras, giunsero da Spalato e si unirono ai compagni.
Durante la loro permanenza conobbero il dottor Giuseppe Moreali che
prese a cuore la loro situazione e che li mise in contatto con don Arrigo Beccari.
Fino all'8 settembre 1943 la vita dei ragazzi fu abbastanza tranquilla nella villa di
campagna: studiavano, lavoravano, giocavano a calcio e a pallavolo e a volte andavano al
cinema. Essi potevano visitare il paese senza restrizioni avvicinandosi così a poco poco
ai nativi. Nacquero profonde amicizie che ebbero un'influenza benefica su quegli innocenti
perseguitati. Ebbero anche la possibilità di visitare le vicine città di Modena e
Bologna ed addirittura una di loro, Tilla Nagler, con spiccate tendenze alla pittura, fu
mandata a Modena a prendere lezioni dal professor Arcangelo Salvarani.
In seguito, a causa dell'occupazione tedesca, l'esistenza dei giovani cominciò ad
essere in pericolo, quindi si rese necessario allontanarli da villa Emma e nasconderli
presso famiglie nonantolane, nei locali del Seminario e nell'asilo delle suore. Ben presto
fu chiaro che la permanenza a Nonantola non poteva protrarsi e il dottor Moreali, don
Arrigo Beccari, don Tardini e i responsabili del gruppo ritennero opportuno organizzare la
fuga attraverso la Svizzera. A tale scopo essi, in collaborazione con l'impiegato comunale
Bruno Lazzari ed il geniale artigiano Primo Apparuti, apprestarono carte d'identità false
convalidate col timbro a secco del comune di Larino, della provincia di Campobasso. Dopo
un primo tentativo di fuga fallito, nell'ottobre del 1943 tutti i ragazzi raggiunsero la
salvezza in Svizzera.
Questo episodio, negli ultimi trent'anni, è stato portato in diverse occasioni alla
ribalta della cronaca: due trasmissioni televisive se ne sono occupate intervistando
alcuni dei protagonisti; scrittori e romanzieri ne hanno fatto argomento delle loro opere;
la stampa ha dedicato numerosi articoli a personaggi e fatti di questo esempio di
fratellanza fra i popoli. Il dottor Giuseppe Moreali e don Arrigo Beccari nel 1965 si
recarono, dietro invito, in Israele, dove furono proclamati Giusti tra le nazioni,
insigniti di una medaglia e di un diploma e fu dato loro il privilegio di piantare un
albero col loro nome nel cosiddetto Viale degli Uomini Giusti in Gerusalemme, in
riconoscenza della pericolosa opera svolta a favore di ebrei perseguitati durante l'ultimo
conflitto mondiale.
per
approfondire:
Nonantola,
Villa Emma Il paese degli Uomini Giusti nascose ai nazi 73 giovani
ebrei
Villa Emma, isola di speranza
(Shalom, n. 11, 2001)
Storie di Giusti che
salvarono ebrei (in inglese)