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      Italo Calvino

 

 

                           La gallina di reparto

 

                                   1958

 

 

 

I temi:

 

 

Negli anni in cui è stato scritto questo racconto, nelle grandi industrie si utilizzava su larga scala la catena

di montaggio e si tendeva ad aumentare al massimo la produttività sfruttandointensivamente il lavoro operaio.

I conflitti tra sindacati e idatoridi lavoro erano     particolarmente duri, e nelle fabbriche si attuavano vere e proprie forme di controllo poliziesco.

Non è difficile individuare i punti del racconto in cui Calvino prende di mira la situazione alienata della vita di fabbrica, accentuandonein termini grotteschi e quasi surreali gli aspetti disumanizzanti. Ma la trovata più sorprendente e fantasiosa è costituita dall’inserimento, nel mondo artificiale della produzione automatizzata,di un animale campagnolo come la gallina, la cui innocua presenza viene interpretata dall’apparato di controllo come un diabolico piano per la trasmissione di sovversivi messaggi sindacali.

Il sacrificio finale della povera bestia offre l’occasione al narratore per un’ ironica morale conclusiva.

 

Tempo:

 

Il racconto è ambientato alla fine degli anni ’50, in pieno boom economico.

 

Trama:

 

Adalberto, un operaio appassionato della campagna, chiede il permesso di portare sul lavoro, in fabbrica, una gallina.

Secondo  gli accordi l’animale dovrebbe stare in gabbia, ma, visto che il terreno del cortile è ancora ricco di lombrichi, alla gallina viene tacitamente concesso di andare libera per lo stabilimento.

Due operai della fabbrica, Pietro e Tommaso,  sempre in lite tra loro, cercano di attirare la gallina per riceverne  un uovo fresco, perciò prendono l’abitudine di acchiapparla e di tastarle l’addome tutte le volte che la vedono. Questi movimenti “sospetti” vengono notati dallo “spione” della ditta, Giovannino della Puzza, il quale li interpreta come scambio di messaggi segreti e fa intervenire il servizio di guardia, che porta la gallina nell’ufficio del capo della sorveglianza. Anche Adalberto viene convocato e  tempestato di domande dal capo del servizio; cerca di giustificarsi per aver lasciato libero il volatile, ma alle domande sui rapporti della gallina con i sindacati non osa compromettersi e scagionarla. La sua buona fede viene alla fine riconosciuta, ma non quella della gallina: dopo essere stata perquisita e  considerata troppo sospetta e infida per essere innocente, è alla fine condannata. “Così la macchina dell’oppressione sempre si volta verso chi la serve”.   

 

Luoghi e ambienti:

 

Il racconto si svolge interamente in una fabbrica

 

 

Protagonisti:

 

Adalberto: guardiano dello stabilimento e padrone della gallina

Pietro: tornitore sessantenne

Tommaso: collaudatore

Giovannino della Puzza: chiamato così perché , appena assunto, era stato addetto alla manutenzione dei gabinetti. Ma in realtà era una copertura: stava lì tutto il giorno per poi riferire  alla Commissione Interna i discorsi degli operai.

 

 

Forme e procedimenti narrativi:

 

Il carattere insieme fantasioso e ironico del racconto è sottolineato dal modo in cui sono delineati i personaggi, volutamente privi di profondità psicologica, simili a marionette o a protagonisti delle comiche del cinema muto, che Calvino aveva molto amato da ragazzo. Alcuni punti della novella, specie nella seconda parte, hanno l’andamento di una scenetta cinematografica o di uno sketch comico. In altri punti la maestria stilistica di Calvino gioca su un uso ironico del linguaggio burocratico, da verbale di polizia. Il narratore è esterno alla vicenda narrata.