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1963
TEMI
Calvino nella
raccolta di novelle affronta e analizza numerosi temi caratterizzanti gli anni
del boom economico italiano attraverso gli occhi del protagonista, Marcovaldo.
Un fondo di
malinconia colora interamente il libro, come se la comicità delle diverse
novelle fosse solo il punto di partenza per una lettura più profonda, che scava
a fondo i problemi e le contraddizioni della
nuova realtà industriale. La condanna della civiltà e della mentalità
industriale si contrappone ad un
sognato mondo idillico a cui è impossibile ritornare.
TRAMA delle due
novelle
"LUNA E GNAC"
"La
notte dura venti secondi, e venti secondi il GNAC".
Marcovaldo e
la sua famiglia vivevano la notte ad intermittenza: venti secondi al chiaro di
luna, alla ricerca di costellazioni, e venti secondi alla luce fosforescente
del “GNAC”, parte dell'insegna pubblicitaria al neon della Spaak-Cognac. Una
sera, mentre Marcovaldo cercava di illustrare ai figli le varie costellazioni,
Filippetto, guerriero armato di fionda e sassolini, con una sola raffica
sconfisse il “GNAC”. Passarono venti secondi, l'insegna non si accese e tutta
la famiglia fu proiettata nello spazio buio e infinito, nella notte vera. Ma il
sogno durò molto poco. Marcovaldo firmò un contratto con la principale
concorrente della Spaak, la Cognac-Tomawak, che prevedeva la distruzione, da
parte dei suoi figli, dell'insegna rivale ogni volta che questa fosse riparata,
così da mandarla in rovina.
La novella
termina con la sconfitta di Marcovaldo e la vittoria della Natura artificiale:
grazie alla Cognac-Tomawak ora le notti di Marcovaldo duravano solo due secondi.
"MARCOVALDO AL SUPERMARKET"
"Alle
sei di sera la città cadeva in mano dei consumatori".
Questa
novella esprime in modo molto efficace l'indole del "consumatore modello"
che, finito l'orario di lavoro, si butta nei supermercati e a suon di gomitate,
tocca, valuta e scaraventa nel carrello prodotti di vario genere, spesso non
necessari, anche inutili.
Nella mischia
c'è anche Marcovaldo con la sua famiglia, ma con intenzioni molto diverse da
quelle degli altri clienti: il suo magro stipendio, infatti, non gli permette
di far man bassa tra gli scaffali assortiti, colorati, ricchi e molto, molto
invitanti.
Ma come
resistere? Marcovaldo allora, lontano dagli occhi dei familiari, inizia a
ghermire scatole, scatolette, pacchetti… ed ecco che il suo carrello a poco a
poco si arricchisce e, a sua insaputa, anche quelli della moglie e dei figli.
La famiglia si ritrova nei pressi delle casse mentre l'altoparlante avvisa i
clienti della prossima chiusura del negozio. A questo punto inizia una corsa a
perdifiato tra i corridoi del supermarket: Marcovaldo e i suoi devono al più
presto liberarsi del carico perché non potranno mai pagare "un conto di un
milione". E’ davvero una sofferenza privarsi delle cose senza averle
nemmeno assaporate: ma più i carrelli vengono svuotati e più si riempiono. La
novella termina con un finale assurdo, con l'esasperazione della fuga, che
continua su un'impalcatura, e con l'abbandono dei prodotti nella buia bocca di
una gru.
LUOGHI E AMBIENTI
Le avventure
di Marcovaldo hanno come sfondo una città che potrebbe essere Milano o Torino
(per il fiume e le colline). L'autore ha scelto di non specificare il nome
della città poiché è sua intenzione rappresentare la città, una qualsiasi metropoli industriale, astratta,
"d'asfalto e cemento", che non lascia spazio alla Natura e alle sue
manifestazioni.
Nella
descrizione della fabbrica in cui lavora il protagonista, l'autore utilizza lo
stesso procedimento: anche in questo caso egli vuole offrire l'immagine della fabbrica, di qualsiasi fabbrica,
anonima, spersonalizzante, alienante.
PERSONAGGI
Le novelle
hanno tutte lo stesso protagonista, Marcovaldo, le cui caratteristiche sono
appena accennate: "personaggio buffo e melanconico", di animo
semplice, padre di famiglia numerosa, egli lavora come manovale in
un'indeterminata ditta, la "Sbav".
Marcovaldo è
attento alle variazioni atmosferiche, al cielo stellato, a ogni minimo segno di
vita animale e vegetale nella Natura che lo circonda. Egli è il modello di eroe
candido, ingenuo, un po' sfortunato che immancabilmente va incontro ad una
delusione: la Natura che egli cerca è assente nella grande città.
"Aveva questo
Marcovaldo, un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori,
insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione,
mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto.
Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, un piuma che s'impigliasse ad
una tegola, non gli sfuggivano mai: non c'era tafano sul dorso di un cavallo,
pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che
Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i
mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua
esistenza".
FORMA E PROCEDIMENTI NARRATIVI
In queste
novelle di carattere fiabesco i personaggi portano nomi altisonanti, antichi,
tipici degli eroi dei romanzi cavallereschi medievali, a partire dal
protagonista stesso.
Si può notare
la presenza di due voci narranti: un narratore è interno alla storia, l'altro è
onnisciente, come una voce esterna alla trama che racconta le varie
avventure/disavventure di Marcovaldo.
Possiamo
anche individuare interazioni fra le voci narranti: la voce del narratore
onnisciente e quella di Marcovaldo si alternano vicendevolmente e, in
particolar modo, la voce esterna ha la funzione di integrare le carenze che
emergono dai soli pensieri e dialoghi del protagonista.
Nella
narrazione di ognuna delle novelle è presente un certo tipo di dinamica:
*
introduzione con presentazione dello scenario e della situazione in cui la
storia prende vita ad opera del narratore onnisciente;
* un
intreccio in cui Marcovaldo si muove e vive, ed in cui possiamo conoscere la
sua continua meraviglia e la sua voglia di scoprire il mondo che lo circonda (a
volte la narrazione risulta interrotta dagli interventi del narratore
onnisciente);
* infine la
conclusione, quasi sempre tracciata
dalla voce del narratore onnisciente che le conferisce un sentimento
tragicomico ed in cui spesso "viene ribaltato il ribaltarsi delle
parti".
In una fase
virtualmente intermedia alle prime due la realtà viene continuamente
reinterpretata e rivisitata dallo sguardo critico e ingenuo di Marcovaldo. Ed è
proprio in coincidenza di questa reinterpretazione della realtà che si ha un
"effetto sorpresa", che sconvolge un certo tipo di equilibrio già
preesistente e che viene generalmente adombrato nella conclusione.