SAPIENZA

Salì pensoso la romita altura

Saliva pensoso sulla ripida collina

ove ha il suo nido l’aquila e il torrente,

dove ha il suo nido l’aquila e nasce il torrente,

e centro delle lontananza oscura

e al centro della lontananza misteriosa

sta, sapїente.

egli pensa e riflette.

 

Oh! scruta intorno gl’ignorati abissi:

Oh! Osservando intorno a sé le misteriose profondità

più ti va lungi l’occhio del pensiero,

in cui, più si guarda lontano con il pensiero

più presso viene quello che tu fissi:

più vicino sembra ciò che lo sguardo percepisce;

ombra e mistero.

tutto questo si può tramutare in un segnale dell’avvicinamento dell’ombra e del  mistero.

2. Le caratteristiche formali dominanti:

Titolo: interpretativo perché la sapienza intesa come impossibilità di conoscere è la chiave di interpretazione e di comprensione della poesia.

Rima: alternata (ABAB – CDCD)

Struttura del verso: 8 versi endecasillabi suddivisi in due quartine; con una piccola eccezione, l’ultimo verso di ciascuna strofa è un quinario. Più in particolare nel verso sta, sapiente” ritroviamo la presenza di una dialefe, poiché l’autore considera le due sillabe (in questo caso -i ed -e) come separate. Inoltre l’enjambement è debole, in quanto ritroviamo un’unità di significato di ciascun verso che si collega con il verso seguente.

.Climax: ascendente perché attraverso le descrizioni delle sue osservazioni (ma anche sensazioni) accentuate con l’uso di un comparativo di maggioranza (più ti va lungi l’occhio del pensiero..), si costruisce verso dopo verso una situazione in cui il lettore stesso diventa partecipe dell’angoscia del poeta.

 Figure timbriche:

         Allitterazione per assonanza in -A (nel primo verso) ed I (nel quinto verso)

     Allitterazione per consonanza in ·        

         Anafora: più,  più

Figure retoriche d’ordine:

·        Iperbato: “più presso viene quello che tu fissi”

·        Anafora: più ti va lungi l’occhio del pensiero, più presso viene quello che tu fissi:

Lessico: tipico delle poesie di Pascoli, ovvero un registro popolare alto, in cui, possiamo sottolineare la presenza di parole dotte che oggi non fanno parte del nostro linguaggio comune ( come per esempio: romita, abissi..).

 Costruzione del periodo: prevalentemente frasi ipotattiche, cioè, costituita da periodi complessi con l’uso di subordinate.

Campi semantici: il mistero e la non comprensione di alcuni aspetti della realtà circostante. Tutto questo si può collegare al campo semantico del nulla, in quanto nessuna conoscenza ha una sua totalità e verità su ciò che lo sguardo percepisce.

Significato primario:  passeggiando attraverso i boschi su una strada molto ripida, che conduce alla collina, luogo dove l'aquila ha costruito il suo nido e nel quale il fiume nasce, il paesaggio circostante può sembrare immenso e nascondere il mistero della non conoscenza. Qualcuno dalla cima dell’altura, attraverso il suo sguardo, scruta l’ambiente circostante e comprende che quello che egli percepisce, altro non è ciò che vuole immaginare.

 Significato secondario: come ho detto precedentemente, a proposito del significato primario, la natura, caratterizzata da scenari affascinanti, come in questo caso il paesaggio visto dalla cima di una collina, rappresenta un’entità superiore all’uomo, il quale rispetto ad essa è soltanto un piccola briciola dell’universo. Tutto ciò si può tramutare in una vastità di domande a cui, come in questo caso, il poeta non sa darsi una risposta. Perché tutto questo? Le dimensioni di ciò che ci circonda e che lo sguardo non può percepire possono sembrare misteriose, in quanto il sapere di ognuno può arrivare fino al punto in cui l’occhio può vedere e conoscere cose fino ad allora sconosciute.

Temi: la realtà come mistero incomprensibile che vanifica ogni ricerca di sapienza

Parole chiave: a mio parere, non ci sono parole che si ripetono svariate volte nel testo, ma possiamo individuare due parole chiavi, vale a dire “sapiente” e “mistero”, le quali, di per sé, possono esprimere il vero significato della poesia.

3. Intenzione comunicativa (e collegamenti con le altre poesie):

Attraverso “Sapienza”, Pascoli vuole nascondere tra le righe un contenuto semantico che alla prima lettura non emerge. Quale può essere questo significato così oscuro?

Certamente la descrizione di un paesaggio visto dalla cima di una collina può essere uno scenario del tutto particolare, ma se aggiungiamo un altro elemento, ovvero quello della “non conoscenza” degli spazi sovrastanti, nei quali lo sguardo non arriva a percepire ciò che è presente oltre all’orizzonte, otteniamo una sensazione di paura ed inquietudine (ombra e mistero)la quale, infine, si tramuterà nella solita angoscia tipica delle poesie pascoliane.

Dopo questa breve parentesi, possiamo ribadire che l’intenzione comunicativa di questa poesia è la seguente: la conoscenza totale o superiore di ciò che ci circonda è impossibile, perché ognuno di noi, fin da bambino, si è costruito nel tempo un proprio bagaglio culturale il quale, giorno dopo giorno, attraverso le esperienze, si arricchisce sempre di più. Noi stessi crediamo di conoscere o sapere, ma ciò non è affatto vero, com’è dimostrato da Pascoli attraverso questa poesia. Basti pensare soltanto alla visione di un paesaggio da una collina e sorgono mille domande; questa sensazione di curiosità porterà al mistero e alla voglia di trovare delle risposte.

Visto da un punto di vista diverso, l’intenzione comunicativa può essere legata alla poesia “X agosto”, nella quale è rappresentato l’assassinio di un padre, verificatosi mentre tornava dal fronte per ritrovare la sua famiglia. L’autore crea un parallelismo tra la morte dell’uomo e quella della rondine.

A questo punto, sorge spontanea una domanda: perché questo collegamento? Anche qui, Pascoli, vuole lasciare in suspence i lettori, perché non spiega le cause che portano alla morte dei due protagonisti (l’uomo e la rondine); forse nemmeno lui è a conoscenza dei fatti che hanno portato a questa situazione. In questo modo, ribadiamo che noi non possiamo essere a conoscenza di tutto ciò che ci circonda, in quanto nel momento in cui siamo assorti da determinati pensieri, escludiamo da essi il contesto circostante. Dalla poesia “X agosto” si può dedurre che la morte dei rondinini è dovuta, soprattutto, alla mancanza dell’affetto della madre, oltre che alla carenza di cibo. Ma tutto ciò ha un ruolo secondario in confronto al vero collegamento che sussiste tra “X AGOSTO “ e “Sapienza”. In questo caso la tematica del mistero è paragonata alla percezione cosmica, cioè alla sconfinata altezza e grandezza dell’universo rispetto all’atomo opaco del male. Questa affermazione traspare dall’ultima quartina della stessa poesia “X agosto”.

4. problematica affrontata:

Ribadisco nuovamente che la problematica affrontata è il mistero che ha come conseguenza l’angoscia esistenziale, perché nei nostri pensieri si aggregano numerose domande, alle quali occorre assegnare delle risposte. Più precisamente, questo tema si può ricollegare a quello della morte, in quanto, come Pascoli afferma, l’angoscia esistenziale stimola a rappresentare semplicemente la realtà non come appare, ma attribuendole un significato secondario. Ma come? Trasformando il presente in simboli e utilizzando ogni particolare per esprimere diversi stati d’animo. La morte, a mio parere, è indice di mistero, al quale non è possibile associare una spiegazione logica, razionale. Infatti, a differenza del  segreto della conoscenza, il quale potrebbe essere svelato con delle ricerche, con le quali trovare informazioni utili a soddisfare le nostre curiosità, il mistero della morte, alla quale egli stesso ha dedicato molte delle sue opere, non potrà mai essere “portato alla luce”.

5. Collegamenti con altre poesie

Un’altra poesia, che richiama il tema del mistero unificato a quello della morte, è “x agosto”, nella quale, soprattutto nella terza strofa, che ha valore simbolico, si fondono il segreto della natura e della morte. Quest’ultimo conferisce al poeta un senso di angoscia che gli riempie il cuore.

A partire da questo componimento poetico, è possibile richiamare altre poesie a sostegno del nostro tema, in collegamento con gli altri argomenti sovrastanti.

In  Notte di neve” e “Nebbia” la morte è vista come l’unico strumento risolutivo al dolore, mentre in “Morte e sole” ritroviamo un tipico esempio della questione centrale della poesia “Sapienza”, ovvero il mistero, in questo caso, però, visto dal punto di vista di questa entità oscura. Dietro a questa si cela un segreto inconfessabile.

Infine, anche se non è stata mai analizzata, in “Mistero” ritroviamo nuovamente il solito tema del mistero della morte, attraverso il mancamento improvviso di una madre, il quale lascia negli animi altrui mille domande a cui non sarà mai concessa una risposta.

6. Collegamento con la poetica dell’autore

A questo punto dell’analisi possiamo fare un piccolo riassunto ed introdurre alcuni elementi molti importanti a proposito della poetica dell’autore per approfondire la tematica della poesia che stiamo analizzando.

“Il mistero o la non conoscenza” è il tema principale di quest’opera, ma anche spunto di collegamento (secondario) tra le altre opere per quanto riguarda “l’enigma della morte”, come abbiamo già detto a proposito del punto delle problematiche affrontate.

Questo tema, secondo Pascoli, può essere interpretato, in primo luogo, come uno  strumento con il quale porre fine al dolore e in secondo luogo quale destino oscuro, di cui gli uomini sono vittime. Questo ultimo aspetto prende spunto dai numerosi lutti che coinvolsero la vita dell’autore.

La poesia pascoliana ha una funzione strettamente consolatoria e non è descrittiva, narrativa, ma ha come obiettivo quello di trasmettere stati d’animo (e nel nostro caso la “non conoscenza” di alcuni aspetti). Per fare tutto questo il poeta deve confondersi con la natura, vista come fonte di consolazione, luogo simbolico in cui poter rievocare l’innocenza perduta e meditare sul problema del dolore, della morte e della sofferenza.

La natura è vista come unione della flora e della fauna, costituta da due diversi volti: uno è quello di luogo “inquieto” da ciò che è prodotto di civiltà e che, quindi, protegge dal male generato dall’uomo sociale, l’altro è caratterizzato da presenze inquietati e misteriose, rappresenti sottoforma di figure simboliche.

Il primo aspetto è rappresentato attraverso l’utilizzo di piante medicinali ( quali, per esempio, le valeriane che, nella poesia “Nebbia”, alludono al desiderio di calmare il dolore) e non  (quali per esempio i peschi, i salici, gli ontani), che offrono al poeta un senso di protezione, funzione svolta anche da alcuni animali come, per esempio, la rondine (per esempio in “X agosto” è che l’unica fonte di salvezza per i piccoli).

Il secondo aspetto è, invece, raffigurato mediante l’introduzione nelle sue opere di alberi (soprattutto cipressi che ritroviamo in “Fides” e “Nebbia”). E uccelli, quali per l’esempio L'ASSIUOLO il cui canto è un pianto di morte.

Non a caso in “Sapienza”, Pascoli, scrutando il paesaggio, scopre che le sue conoscenze sono limitate, perché come egli stesso afferma l’occhio scruta e il pensiero rielabora ciò che lo sguardo percepisce, e non quello che va oltre la sua visuale. Di conseguenza questa situazione provoca il riemergere di stati d’animo molto oscuri che sembrano in apparenza privi di significato.

Ultimo importante collegamento è quello con la poesia “Albatro” di Baudelaire (massimo esponente della cultura decadente, di cui anche Pascoli è partecipe, però in modo diverso), nella quale la parola “abissi” è inserita in un contesto diverso da “Sapienza”. Egli vuole sottolineare il fatto che il poeta è dotato di capacità di percezione superiori agli altri uomini e, quindi, è in grado di “elevarsi” al di sopra della massa.

INDIETRO