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espressione (francese: vecchio regime) coniata dai rivoluzionari
francesi per connotare in senso negativo il sistema politico e socioeconomico
della Francia prerivoluzionaria, contrapponendolo al “nuovo” regime nato con
la rivoluzione. La definizione di ancien régime fu estesa poi all'intera società
europea dei secc. XVI-XVIII. Benché di ancien régime si parlasse già nel 1788
in un documento nobiliare del Beaujolais, dal 1790 l'espressione cominciò a
essere diffusa tra gli uomini dell'Assemblea Costituente. Fin dalle origini
emerse una triplice accezione del termine: politica, sociale ed economica.
Indica una forma di Stato, lo “Stato
monarchico assoluto”, basato sulla concezione del potere sovrano
per diritto divino: nella persona del re risiede intera la sovranità nazionale
ossia l'origine e la giustificazione del potere statale. Nel re sono concentrati
i tre poteri fondamentali (legislativo, esecutivo, giudiziario). Il re, per
quanto assoluto, governa insieme con dei collaboratori riuniti nel Consiglio del
re, da cui via via si delineano altri organi fino alla periferia del regno. Tale
concezione fu ribaltata dai rivoluzionari francesi del 1789-91, secondo i quali
la sovranità doveva risiedere esclusivamente nel popolo, la “nazione
francese”, ed essere espressa tramite il metodo rappresentativo.
La società dell'ancien régime vedeva i sudditi stratificati in
categorie separate, denominate “ordini”, “corpi”, “ceti” o
“stati”. In Francia la tripartizione sociale di base era tra il clero
(il “primo stato”), cioè il corpo degli ecclesiastici, la nobiltà
(il “secondo stato”) e il cosiddetto terzo stato. La nobiltà era suddivisa
al proprio interno nel gruppo più ristretto delle famiglie di origine militare-feudale
(nobiltà di spada) e il nuovo ceto (nobiltà di toga) dei funzionari e
magistrati nobilitati di recente (tra i secc. XVI e XVIII). Alla base della
piramide sociale stava il “terzo
stato”, ossia l'insieme disomogeneo di tutti i laici
non nobili, che costituiva la maggioranza schiacciante dei francesi, come con
vigore asserirono i suoi deputati nel giugno 1789, dichiarando di rappresentare
almeno il 96% dei cittadini e di essere perciò la nazione. A tale regime,
basato sulla distinzione del sangue, sulle differenze di ceto, sui privilegi
politici e fiscali, i costituenti del 1789 contrapposero il principio
fondamentale della uguaglianza per nascita di tutti i cittadini.
Sotto il profilo economico l'ancien régime appariva come un
sistema centrato su un'agricoltura cerealicola gravata da antichi diritti
feudali (o signorili), da decime, da immunità fiscali, da vincoli alla
compravendita della proprietà fondiaria. L'artigianato e le manifatture erano
controllati da un mosaico di corporazioni di arti e mestieri che agivano da
freno alla mobilità della manodopera e alle innovazioni nei metodi e nelle
tecniche di produzione. Tale composito aggregato di elementi e consuetudini
tradizionali fu abolito dall'Assemblea Costituente tra il 4 e l'11.VIII.1789. Il
processo di smantellamento dell'ancien régime, tuttavia, si protrasse ben oltre
gli anni rivoluzionari, in quanto richiedeva, da un lato, il compimento
dell'accentramento politico-amministrativo e, dall'altro, le decisive
trasformazioni industriali e la necessaria unificazione dei mercati regionali,
nazionali e internazionali avvenuta tra i secc. XIX e XX.
La storiografia
più recente tende a superare la connotazione negativa data dalla rivoluzione
francese all'ancien régime, riconoscendo in esso un'intima coerenza e
razionalità, una sorta di “cosmo” peculiare caratterizzante la civiltà
europea del '500-'700 nel suo complesso, al di là delle differenze religiose e
delle forme statuali.